Siglato un documento guida per affrontare il fenomeno del diabete urbano

Il documento delinea i punti chiave che dovranno guidare amministrazioni locali e istituzioni sanitarie, scientifiche e accademiche, nella promozione di strategie per migliorare la diffusione del diabete urbano. L’informazione, la rete assistenziale, la prevenzione e la cura delle persone con diabete di tipo 2 sono, quindi, da sostenere perché i dati delle persone che soffrono di diabete sono in crescita.

Secondo i dati ISTAT, in Italia le persone che dichiarano di avere il diabete sono 3,27 milioni (5,4% della popolazione). «Tuttavia, stime effettuate su dati amministrativi dall’Osservatorio ARNO diabete, indicano che il dato è molto superiore (6,2%). Se la crescita della prevalenza della malattia continua a questi ritmi, entro 20 anni potrebbero esserci in Italia oltre 6 milioni di persone con diabete», ha spiegato Giorgio Sesti, presidente  di SID.

La giornata mondiale del diabete 2017 è stata l’occasione, infatti, per la firma del documento “Italian Urban Diabetes Charter”, siglato nella sede di Anci (Associazione nazionale comuni italiani) da Health City Institute (gruppo di lavoro sull’Urban Health di Anci), Istituto superiore di sanità, le società scientifiche della diabetologia (AMD-Associazione medici diabetologi e SID-Società italiana di diabetologia) e della medicina generale (SIMG-Società italiana di medicina generale) e Cittadinanzattiva.

Il diabete urbano, esiste un collegamento tra malattia e la vita in città

Andrea Lenzi, presidente di Health City Institute, ha aggiunto che «si può osservare un drastico aumento della prevalenza del diabete tipo 2 soprattutto nelle città a causa dell’urbanizzazione, tanto da parlare di “diabete urbano o urban diabetes”». Vivere in un’area urbana porta infatti a un cambiamento delle abitudini alimentari e del modo di vivere, tanto che «numerosi studi internazionali hanno messo in risalto il collegamento esistente tra aumento di diabete tipo 2, obesità e urbanizzazione» ha dichiarato Domenico Mannino, presidente di AMD. «Gli amministratori della città saranno sempre più in prima linea, nel collaborare con i medici, per contrastare questo fenomeno».

«Arrestare l’aumento del diabete urbano è un’impresa difficile, ma può essere possibile grazie alla stretta collaborazione tra politica, mondo sanitario e società civile» ha sottolineato Gerardo Medea, coordinatore dell’area Prevenzione di SIMG. «La salute dei cittadini è deve continuare ad essere una delle priorità dell’azione dei sindaci italiani: occorre progettare soluzioni per migliorare i determinanti della salute nei contesti urbani e consentire ai cittadini di oggi e alle generazioni future di poter vivere in città più vivibili e salutari» ha concluso Roberto Pella, vice presidente vicario di ANCI e coordinatore del gruppo di lavoro ANCI sullo Urban Health.

In occasione dell’incontro, è stato presentato anche il “Programma C14+ – Pensare globalmente, agire localmente”, promosso da Health City Institute e Cities Changing Diabetes, che fornisce alle amministrazioni cittadine e alle aziende sanitarie delle 14 città metropolitane italiane, informazioni e conoscenze per contrastare il fenomeno del diabete urbano.