Un’idea, una proposta…

Il Governo sta lavorando in questi giorni alla revisione della spesa pubblica e immaginiamo che i tagli futuri non risparmieranno neppure la farmacia, nonostante la farmaceutica territoriale sia rimasta al di sotto del tetto massimo previsto per il 2011 e l’ospedaliera l’abbia abbondantemente sforato (dati AIFA).

La spending review sembra offrire alle farmacie l’occasione per rimettere sul tavolo di Governo e Regioni il rinnovo della Convenzione, con una riforma della remunerazione che aspettiamo da anni.

L’obiettivo di Federfarma è noto: rendere conveniente per la parte pubblica la distribuzione in farmacia dei medicinali di nuova registrazione ad alto costo, e rendere sostenibile quella dei medicinali a brevetto scaduto, sempre meno remunerativa.

Progetto condivisibile, ma di difficile attuazione. I nostri rappresentanti dovranno dimostrare, anche contro interessi già radicati, che il servizio svolto dalle farmacie sul territorio determina un risparmio della spesa sanitaria; dovranno evidenziare, anche attraverso gli studi di esperti, quanto sia vantaggioso per lo Stato delegare alle farmacie l’erogazione di tutti i farmaci senza gravare sui capitoli di una spesa ospedaliera in costante disavanzo e dimostrare come la gestione del paziente cronico in farmacia può alleggerire il carico di lavoro di Asl e presidi ospedalieri.

Dovranno insistere affinché le farmacie italiane si riuniscano in network regionali con altri soggetti (medici di base, laboratori analisi, infermieri) atti a erogare servizi sul territorio. In questo modo si ridurranno drasticamente i costi per la cura e il monitoraggio dei malati cronici e dei pazienti deospedalizzati, contemporaneamente si potranno promuovere azioni nel campo delle prevenzione.

Quanto vale tutto ciò? Non azzardiamo proposte, ma tra un modello misto di remunerazione ancora troppo legato al pagamento di una percentuale sul costo del farmaco, e un modello che tende gradualmente a sganciarsi dal prezzo e pone in primo piano l’attività professionale del farmacista (come già fanno altri paesi europei come Svizzera e Francia), noi scegliamo la seconda ipotesi.

Se riforma deve essere, non vi nascondiamo che ci piacerebbe che il farmacista tornasse ad avere un ruolo attivo nell’acquisto dei medicinali, perché lo sconto di legge non pare un concetto liberista ma un’imposizione che mal si coniuga con il libero prezzo di vendita voluto dal Governo Monti sulla fascia A.

Alternative? Un sistema di distribuzione per conto per tutti i medicinali in regime di convenzione.

Lasceremmo alle Regioni l’onere dell’acquisto, al farmacista il compito di dispensare i farmaci. Nessun anticipo di magazzino, nessun impegno economico preventivo, ai farmacisti sarebbe pagato esclusivamente l’atto professionale dal controllo della ricetta alla trasmissione mensile dei dati.

Certo, si porrebbe il problema dello stoccaggio dei farmaci nei locali della farmacia per permettere la distribuzione immediata e non dopo 24/48 h come avviene con l’attuale DPC, ma con le moderne tecniche di gestione informatica il problema potrebbe essere facilmente risolto.

Una proposta su cui ragionare…