Non è il delisting il vero problema

Alla scadenza dei 120 giorni concessi al Ministero per stilarla, il 26 aprile è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la lista completa dei farmaci di fascia C vendibili fuori dalla farmacia; sono 230 le specialità che troveremo da subito nelle parafarmacie e nei corner della Gdo, mentre altre 117 sono in attesa del verdetto definitivo da parte della Commissione Tecnico Scientifica dell’Aifa.

I criteri adottati, di “manutenzione” e di “minimizzazione del rischio”, hanno permesso ad Aifa di modificare in Sop il regime di prescrivibilità di quei farmaci classificati in fascia C ma dispensabili con ricetta ripetibile, che fossero sovrapponibili ad altri già di libera vendita sul mercato nazionale o europeo.

Tra questi rientrano molecole di largo consumo come l’aciclovir per uso topico, numerosi antimicotici locali, alcuni colliri, ma soprattutto i prodotti a base di diosmina e similari, che sono molto popolari tra il pubblico femminile e costituiscono una fetta importante del fatturato di fascia C.

La loro liberalizzazione immediata rappresenta il 4,5% del totale per un valore di mercato pari a 328 milioni di euro che potrebbero raggiungere i 500 milioni se saranno “delistati” anche i 117 farmaci ora in stand-by.

Anche questo intervento, che secondo gli esperti non porterà risultati apprezzabili in termini di risparmio per il cittadino (sono stati stimati su base annua 5 centesimi di euro pro capite), produrrà una perdita di utili che, se pur minima, contribuirà a minare l’equilibrio di un’azienda (la farmacia) che da tempo non riesce a sorreggersi con il solo fatturato SSN.

La ricerca di una strada alternativa pare oggi inevitabile, ma richiede un cambio radicale di mentalità. Il “farmacista imprenditore” dovrà ragionare sempre più in termini di costi e di margini, studiare attentamente i fatturati, intervenire sulla produttività e sui costi vivi di esercizio.

Dovrà rivedere le politiche di prezzo comunicando efficacemente (la Gdo insegna), la convenienza assoluta e relativa di un prodotto rispetto ad altri competitor; dovrà dimenticare il prezzo fisso e, dopo attente scelte commerciali, offrire al cliente le campagne promozionali più allettanti.

Noi crediamo nella specializzazione e vorremmo che fosse la nostra carta vincente: il laboratorio, i nuovi servizi, le autoanalisi, la cabina estetica con cosmetici di alta gamma, le medicine non convenzionali, ognuno sceglierà l’ambito di consulenza più vicino alle proprie competenze e alle richieste della sua clientela.

La dimensione professionale della farmacia dovrà continuare a essere la nostra vera dimensione e il nostro punto di forza, ma sarà necessario passare attraverso le forche caudine della Convenzione: chi se ne occuperà dovrà chiedere allo Stato una revisione del sistema di remunerazione delle ricette SSN che salvaguardi il margine delle farmacie sui medicinali, e al tempo stesso reclamare il ritorno in farmacia di tutti i medicinali, quelli ad alto costo, i farmaci innovativi, gli ospedalieri distribuiti sul territorio, i farmaci “contingentati”, che ci sono stati tolti negli anni senza ragione alcuna.

Una Convenzione che rimettesse la farmacia al centro del sistema di distribuzione del farmaco, conferirebbe entusiasmo e un po’ di respiro alla categoria.