Quasi due anni per una mammografia, uno per un’ecografia o una tac; fino a 6 mesi per una risonanza magnetica, 100 giorni per una colonscopia, e non va meglio per le visite specialistiche. Il risultato è che, nel 2021, più di 1 cittadino su 10 ha scelto di rinunciare alle cure. È quanto emerso dal nuovo rapporto Cittadinanzattiva sulla salute

Lunghe liste di attesa e rinuncia alle cure. È quanto emerge dal rapporto Cittadinanzattiva sulla salute 2022. “I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità”, un’indagine volta ad analizzare la capacità del Sistema sanitario nazionale di garantire universalità, solidarietà ed equità, intesa come assenza di differenze ingiuste e evitabili.

Nel contemplare il punto di vista dei cittadini, il rapporto include l’elaborazione delle segnalazioni gestite dalle sedi del Tribunale per i diritti del malato presenti sul territorio nazionale e dei servizi Pit Salute locali dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021. Le segnalazioni prese in considerazione sono state in totale 13.748. Il dossier ha proposto inoltre un’analisi dei trend principali degli ultimi anni (2015-2021).

L’oggetto delle principali segnalazioni da parte dei cittadini nel 2021 sono stati:

  • l’accesso alle prestazioni (23,8%)
  • la prevenzione (19,7%)
  • l’assistenza territoriale (17,4%)
  • l’assistenza ospedaliera e la mobilità sanitaria (11,4%).

A eccezione della voce prevenzione, inserita per la prima volta nel 2021 e per la quale non è pertanto possibile confrontare il trend degli anni precedenti, in tutti gli altri casi è emerso che le criticità dell’ultimo anno sono in continuità con quelle degli anni precedenti.

Il (difficile) accesso alle prestazioni

Il rapporto Cittadinanzattiva ha messo in evidenza che il 71,2% delle segnalazioni dei cittadini relative all’accesso alle prestazioni riguarda le liste d’attesa, un tema presente da anni esploso in concomitanza con l’emergenza sanitaria, amplificando le disfunzioni già presenti.

I tempi massimi d’attesa riscontrati sono stati:

  • 720 giorni di attesa per una mammografia,
  • 375 per un’ecografia,
  • 365 per una tac,
  • 180 per una risonanza magnetica
  • 100 per una colonscopia,
  • fino a un anno di attesa per la visita diabetologica,
  • 300 giorni per fissare una visita dermatologica, endocrinologica e reumatologica,
  • 270 giorni per una visita oculistica ed odontoiatrica
  • 109 per una visita ginecologica.

Per quanto riguarda gli interventi chirurgici:

  • 365 giorni di attesa massima per un intervento cardiologico,
  • 360 giorni per un intervento ortopedico,
  • 270 per un intervento di ernia,
  • 180 per un intervento oncologico.

Riscontrate, inoltre, difficoltà nella prenotazione delle prestazioni e l’oneroso e talvolta indispensabile ricorso all’intramoenia.

Il ruolo del farmacista

«Il contrasto alla povertà sanitaria, l’accessibilità ai farmaci e la riduzione delle liste d’attesa sono questioni sanitarie di grande rilevanza che vedono i farmacisti in prima linea con la loro attività quotidiana al servizio dei cittadini, sul territorio e negli ospedali, e attraverso la partecipazione ai tavoli di lavoro istituzionali. È su questi temi che si gioca la capacità del Ssn di garantire il diritto alla salute e lo sviluppo economico e sociale del Paese» ha dichiarato Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI). intervenuto in occasione della presentazione del rapporto.

«Per rilanciare le cure di prossimità – ha proseguito Mandelli – non serve creare nuove infrastrutture, ma occorre puntare su quei professionisti che già oggi sono il punto di riferimento dei cittadini e che operano in sinergia all’interno della rete degli operatori sanitari del territorio delineata dal DM71. I farmacisti sono pronti a rispondere alla sfida lanciata dalla sanità italiana di rafforzare l’assistenza territoriale per realizzare una vera centralità del paziente e un riconoscimento più effettivo del diritto alla salute».