Rapporto Annuale sulla Farmacia: verso il farmacista un clima di fiducia

Presentato a Roma il Secondo Rapporto Annuale sulla Farmacia, iniziativa promossa da Cittadinanzattiva in collaborazione con Federfarma e con il contributo non condizionato di Teva

Il Secondo Rapporto Annuale sulla Farmacia, iniziativa promossa da Cittadinanzattiva in collaborazione con Federfarma e con il contributo non condizionato di Teva, è stato presentato ieri a Roma. Umberto Comberiati, Direttore Commerciale di Teva Italia ha dichiarato: “Con questa indagine vogliamo contribuire a informare e promuovere il dialogo tra cittadini, farmacie, medici e istituzioni su come aiutare le persone a sentirsi meglio. Riguardo la farmacia, questa avrà un ruolo sempre più ampio grazie a iniziative concrete volte a favorire la prevenzione e l’aderenza terapeutica in un’ottica di sempre maggiore sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale e attenzione al cittadino”.

Secondo Rapporto Annuale Farmacia

I dati del Rapporto

Oltre tre quarti dei cittadini ha una farmacia di fiducia, all’interno della quale è altresì presente un professionista di riferimento da cui è solito recarsi. Ben il 65% riconosce a questa figura un ruolo centrale per la dispensazione di consigli di salute.   Il 73% dei cittadini è a conoscenza che da alcuni anni le farmacie sono abilitate ad erogare nuovi servizi, oltre alla dispensazione del farmaco. Dati, questi, indiscutibilmente positivi, che riconfermano un clima di generale fiducia nei confronti del farmacista e riconoscono nella farmacia un primo presidio di salute. Di contro tuttavia, in concomitanza con l’approvazione – da parte della Conferenza Stato Regioni – delle “Linee di indirizzo per la sperimentazione dei nuovi servizi nella farmacia di comunità” emerge che soltanto il 51% dei cittadini considera la farmacia un presidio integrato del Sistema Sanitario Nazionale e che, a fronte dell’impegno profuso dalla stragrande maggioranza dei presidi (80%) verso campagne di prevenzione e screening, oltre il 70% dei rispondenti ha dichiarato di non essere stato coinvolto in queste attività.

L’indagine

L’indagine di quest’anno – condotta tra luglio ed ottobre 2019 – ha coinvolto 1915 farmacie di tutta Italia, pari al 10% delle strutture complessive, introducendo anche il ‘giudizio dei fruitori del servizio’, ovvero dei cittadini, che sono stati 1265 a rispondere al sondaggio. Lo studio di quest’anno ha focalizzato l’attenzione su tre punti, che permettono alla farmacia di assolvere maggiormente al ruolo di presidio di salute sul territorio, ovvero campagne di prevenzione e screening, supporto per aumentare l’aderenza terapeutica, oltre ad una fotografia sullo stato dell’arte dell’evoluzione del fascicolo sanitario elettronico e dell’interconnessione dei dati, elementi essenziali per inserire la farmacia a pieno titolo in una rete di supporto e cura al cittadino. Il 38% delle farmacie aderenti si trova in zone rurali, il 62% nella rete urbana. Come rappresentato in precedenza, lo studio ha evidenziato una pressoché totale partecipazione delle farmacie nella campagna di prevenzione per la diagnosi precoce: negli ultimi due anni ne hanno preso parte l’84%. Inoltre, il 70% delle farmacie coinvolte nell’indagine ha aderito a campagne di prevenzione istituzionale del tumore al colon-retto, il 27% ha aderito anche ad altri screening istituzionali, relativi soprattutto a diabete e ipertensione. Unanime il riscontro dei cittadini rispetto a queste iniziative: per il 70% dei cittadini gli screening sono stati valutati molto utili, per il 26% abbastanza utili. Anche per quanto attiene al ruolo di supporto delle farmacie all’aderenza terapeutica, il beneficio in termini di miglioramento della propria aderenza alla terapia risulta molto significativo per il 33% dei rispondenti e abbastanza significativo per un altro 51%.

Luci e ombre

L’indagine ha prodotto, tuttavia, una fotografia tra ‘luci ed ombre’. Tra le criticità principali, il limitato coinvolgimento delle farmacie (27%) in campagne di prevenzione e screening promosse dalle istituzioni; lo scarso coinvolgimento delle farmacie (solo il 20%) nel processo di attuazione del Fascicolo Sanitario Elettronico; un’insufficiente condivisione, ai fini del supporto all’aderenza terapeutica, dei dati telematici della farmacia sia con il Ministero della Salute sia con i medici di medicina generale (solo il 12% delle farmacie risulta essere interconnesso con i medici di famiglia). “La farmacia rappresenta un importante presidio di salute, specialmente nelle aree interne del Paese spesso non raggiunte da altri servizi, oltre che un importante strumento per contrastare le disuguaglianze nella salute”  ha dichiarato Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva. “Questo secondo Rapporto conferma che le farmacie stanno potenziando la prevenzione e il monitoraggio della terapia dei pazienti, e che i cittadini hanno nella farmacia e nel farmacista una enorme fiducia. Dall’analisi emerge anche che manca ancora un impegno strutturato della parte pubblica e che lo sviluppo della farmacia viaggia in modo disomogeneo sul territorio” , è stato il commento di Marco Cossolo, Presidente di Federfarma.

Se è vero che le farmacie, soprattutto quelle rurali, sono terminali di fiducia e di servizi per i cittadini, rappresentando spesso l’unico presidio di prossimità in cui recarsi, è altresì riscontrabile ancora una scarsa considerazione da parte della politica e delle istituzioni nei confronti delle farmacie di comunità, spesso ‘dimenticate’. “L’inizio della sperimentazione della farmacia dei servizi dovrebbe segnare una vera e propria svolta in tal senso, anche perché – come emerso chiaramente dal report – la farmacia è ancora oggi ampiamente sottoutilizzata, quando invece dovrebbe costituire il perno dello spostamento delle cure dall’ospedale al territorio” ha insistito Cossolo.

È  fondamentale – come è stato più volte ribadito nel corso della tavola rotonda che ne è seguita – una riorganizzazione dei modelli di medicina primaria che includa la farmacia al suo interno, andando a colmare, da una parte, le disuguaglianze di salute, sostenendo così anche quelle ‘fette di popolazione’ delle aree più periferiche spesso abbandonate, e, dall’altra, anche per rispondere al cambiamento e alle esigenze di sostenibilità del Ssn. In poche parole, occorre ripensare all’organizzazione territoriale al fine di eliminare quegli sprechi che non è più possibile sostenere.