A Torino la farmacia di comunità si organizza

Luciano Platter “La situazione torinese riflette quella delle altre Province e Regioni”, spiega Luciano Platter, presidente di Federfarma Torino, a Farmacia news, nelle pagine dedicate all’Osservatorio mensile Salute e Benessere, “il settore soffre di una crisi pesante, generale e particolare, con alcune farmacie, poche per fortuna, che rischiano seriamente la chiusura” esordisce il presidente. “Molte sono comunque in grave difficoltà, a causa dei pesanti tagli alla spesa farmaceutica, basti pensare che la spesa convenzionata netta in Piemonte è diminuita di oltre 180 milioni di euro negli ultimi sei anni, a causa della distribuzione diretta di medicinali da parte delle Asl, dell’aumento dei medicinali erogati con il sistema della Distribuzione per Conto e, sull’altro fronte, della riduzione degli acquisti in contanti da parte delle famiglie”. Le farmacie che usufruiscono dei servizi contabili e fiscali gestiti da Federfarma sono attentamente monitorate e corrette, anche attraverso l’utilizzo di strumenti innovativi e l’applicazione di uno specifico “controllo di gestione”.
Le farmacie della provincia di Torino sono molto numerose e questo costituisce un fattore sia di forza sia di debolezza: “A Torino e provincia, che comprende oltre 300 comuni , alcuni dei quali estremamente piccoli e molti montani, sono attualmente aperte 686 farmacie, oltre a una quarantina di dispensari, che sono destinate ad aumentare nel breve per l’assegnazione delle 63 farmacie, su 147 dell’intera Regione, inserite nel bando del concorso straordinario di cui è già stata pubblicata la graduatoria”, prosegue Platter, “il tutto in un contesto che vede la popolazione del capoluogo scesa dagli oltre 1,1 milioni agli attuali circa 900mila abitanti”.
Tutte le farmacie sono iscritte a Federfarma Torino: “Questa coesione è senz’altro un punto di forza: aderisce direttamente la maggior parte delle farmacie comunali, con le rimanenti che usufruiscono comunque dei relativi servizi”, specifica il presidente Platter. “Tutte, inoltre, partecipano alle iniziative varate dall’Associazione, compresa quella legata alla costruzione del nuovo modello di “Farmacia di Comunità” quale strumento per la gestione sul territorio dell’utente ancora sano e del paziente cronico, condiviso dalla nostra Regione che l’ha incluso in un’apposita delibera di giunta. Tra i problemi, oltre a quelli descritti al punto precedente, vedo a breve ovviamente l’impatto degli interventi di deregolamentazione di cui si sta discutendo proprio in questi giorni a livello centrale: la drastica riduzione del quorum, la liberalizzazione della classe C, la riduzione dei limiti alla creazione di società. E mi preoccupa anche l’intenzione della Regione di intervenire pesantemente nel settore della distribuzione dei presidi per l’incontinenza e di quelli per i diabetici, che nella nostra Regione impatterà maggiormente proprio sulle farmacie della Provincia di Torino”.
L’Associazione di Torino si è resa protagonista di un’ importante iniziativa di cui Platter parla con orgoglio: “Attraverso la creazione di un’apposita cooperativa sociale, la FarmaCAP, finalizzata ad avviare una successiva partnership con il mondo cooperativo opportunamente strutturato e organizzato, l’Associazione di Torino ha creato le condizioni per consentire alle farmacie di intercettare il sempre maggiore ricorso dei cittadini a strutture private per l’erogazione di servizi sanitari e socio-assistenziali, entrando a far parte di un Consorzio accanto ad altre cooperative attive nel campo sociale, sanitario e socio-assistenziale, in modo paritario con le stesse”. L’Associazione ha poi stipulato apposite convenzioni con centri di primaria importanza, dotandosi di un apposito Nomenclatore Tariffario delle prestazioni, offerte a tariffe confrontabili con gli attuali ticket relativi, e proponendosi quindi in alternativa al SSN e, qualora la situazione evolva in tal senso, in regime di accreditamento con lo stesso: “le farmacie, in tal modo, potranno entrare a far parte di una rete precostituita, completandola con le proprie peculiarità professionali “ riprende Platter. “È stato un percorso lungo e faticoso, che sconta tutte le difficoltà delle innovazioni, ma sono certo che la strada tracciata è quella giusta”.
Una certa problematicità viene riferita relativamente ai rapporti con le Asl: “Al di là delle apparenze, essi non sono mai facili: la farmacia purtroppo è a volte vista come un mero centro di costo, su cui effettuare facilmente tagli che spesso non portano ad alcun risparmio complessivo”, spiega il presidente. “Ma l’ostacolo maggiore, purtroppo, è rinvenibile nella diffidenza che tuttora mi capita di incontrare in alcuni funzionari, frutto di una contrapposizione pubblico/privato che, oltre a essere antistorica, frena assieme alla burocrazia – fino a bloccarli – l’attuazione dei progetti via via proposti. Ci sono, però, segnali in controtendenza: i volumi della Distribuzione per Conto sono in aumento anche al netto dei nuovi ingressi nel sistema relativo, il che sembra dimostrare la riduzione della distribuzione diretta, il blocco del turn over sta spostando alcuni volumi di attività dal pubblico al privato (Cup, ritiro referti ecc.), la Regione sembra voler finalmente investire nella “Farmacia di Comunità”.
Grande importanza è attribuita dal presidente al ruolo del sindacato: “Se è vero che non c’è sindacato senza farmacie, in questo particolare e difficile momento storico mi sento di dire che non c’è farmacia senza sindacato: solo il costante e continuo lavoro di affiancamento e, se necessario, di contrapposizione anche dura con i nostri interlocutori istituzionali può difendere le nostre farmacie da una involuzione ricercata e voluta da parte di soggetti economici concorrenti”, afferma Luciano Platter. E conclude: “Sappiamo tutti delle spade di Damocle pendenti sulle nostre teste: solo un sindacato forte avrà il potere di difendere quelli che da sempre consideriamo i valori insiti nella nostra professione. Una farmacia indebolita e incapace di investire sul futuro non serve ai cittadini e tantomeno a noi. Solo se sapremo rafforzarci e offrire sempre nuove opportunità, in collaborazione con le politiche sanitarie nazionali e regionali, avremo, forse, la possibilità di vivere e di lasciare alle generazioni future una farmacia vitale e utile per la società”.