La farmacia ha un’evidente necessità di organizzarsi per proseguire sulla scia dei percorsi tracciati negli ultimi due anni. Può farlo rafforzando il ruolo centrale del malato, diventato attivo nel processo decisionale sulla propria salute

La farmacia, che durante la pandemia ha impiegato tutte le proprie risorse e capacità per aiutare la popolazione, ha una evidente necessità di organizzarsi per continuare e raggiungere sempre più qualificanti obiettivi di benessere sanitario per l’intera popolazione. L’accelerazione dei processi da parte delle istituzioni a seguito delle emergenze ha portato a rodare il processo di realizzazione della farmacia dei servizi, come terzo asset del business della salute dopo l’area farmaceutica e quella commerciale.

Lasciato alle spalle il concetto di sanità orientata solo ai fornitori di servizi e ai decisori economici, l’attenzione ora è finalmente spostata sul ruolo centrale acquisito dal paziente. Da passivo che era, è diventato attivo nel processo di scelta decisionale sulla propria salute, da consumatore in attesa delle decisioni del medico e/o del farmacista a persona protagonista che, per raggiungere il proprio benessere, vuole dire la propria e decidere cosa fare con una scelta. La sua consapevolezza apre la strada alla volontà di aderire o meno a una terapia, a definire o meno la propria ricerca di compliance e di benessere di salute.

Partecipazione, self management sono parole chiave per una terapia farmacologica, sia su prescrizione medica sia di automedicazione, con una estensione anche al life style, dall’integrazione alimentare ai prodotti del benessere.

I medici e, soprattutto, i farmacisti non possono trascurare l’attenzione ai pazienti come persone. Sempre più esigenti, questi ultimi, chiedono una comunicazione biomedica chiara, condivisa e paritetica con l’operatore sanitario.

Un black out comunicativo

Engagement del paziente è il temine anglosassone che racchiude, in un’unica parola, cosa andrebbe chiesto a un paziente per renderlo partecipativo. L’impegno, l’investimento, l’assunzione, il reclutamento, come anche lo scontro per raggiungere una promessa tra operatore sanitario e la persona-paziente.

Una barriera alla comunicazione lineare potrebbe essere il modello della competenza scientifica che, pur se assolutamente necessaria per un operatore sanitario quale il farmacista, potrebbe far “deragliare” il rapporto con il paziente in quanto non riesce ad agganciare l’attenzione della clientela. Un ulteriore blocco potrebbe essere la pressione alla quale gli operatori sanitari, incluso lo stesso farmacista, sono stati sottoposti negli ultimi due anni.

Engagement e qualche altro aspetto

Un interessante articolo di Doctor news (maggio 2022) sottolinea come le linee guida “migliorano la certezza della cura, ma non tengono conto della morbilità dei pazienti”. Per esempio, è trascurata la personalizzazione della terapia. Personalizzare la cura nel paziente con multipatologia gioca un ruolo determinante sull’obiettivo “aderenza terapeutica” e sulla compliance del soggetto in causa. Occorre comprendere come il farmacista potrà affrontare questo argomento direttamente con il paziente-cliente.

In piena infodemia non è facile, sia per il medico sia per il farmacista, prendere decisioni che riguardano la salute del paziente. I social hanno la loro parte, le linee di comunicazione non sono sempre ben definite e chiare per i pazienti. Secondo una ricerca dell’International Corporate Communication Hub, il 41% degli italiani considerano le fake news un grave problema, specialmente se si parla di salute.

È necessario chiedersi se il farmacista manager e un suo gruppo professionale potrebbero assumere il ruolo di fornitore di informazione scientifica indipendente, documentata e corretta. Il piano di resilienza investe sulla sanità del territorio e nella digitalizzazione.
L’asse ospedale-territorio potrebbe cambiare direzione attraverso metodologie comunicative diverse, sia di diagnosi sia di terapia, per il controllo e l’operatività del SSN sempre più vicino al paziente considerato come una persona. La farmacia potrebbe mettere in relazione al meglio il concetto di prossimità con quello di digitalizzazione.

Un nuovo target

Nella filiera del farmaco e del benessere, come indicato anche nel Pnrr, il farmacista è il giusto riferimento che può supportare il paziente nell’utilizzo dei farmaci, in piena sicurezza e nel modo più efficace (essendo a conoscenza di interazioni farmacologiche, dosaggio, formulazione, farmacovigilanza come anche di sostenibilità economica).

Quindi, non solo un target da “copia commissione” per le aziende produttrici per vendere prodotti, ma un nuovo partner in grado di poter svolgere attività di:
controllo dei livelli di prevenzione (primaria, secondaria, terziaria);
referente per trial di real world su dati epidemiologici e delle cronicità e controllo della sostenibilità economica delle terapie.

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