Il rapporto di Aifa “L’uso degli antibiotici in Italia” relativo all’anno 2021 ha evidenziato che, nonostante un trend in riduzione (-3,3% nel 2021 rispetto al 2020) i consumi di antibiotici nel nostro Paese permangono superiori a quelli di molte altre realtà europee. Superiore inoltre, nel confronto europeo, il ricorso ad antibiotici ad ampio spettro, maggiori responsabili di fenomeni di resistenza antimicrobica

Nonostante il trend in calo, che si è attestato al -3,3% nel 2021 rispetto all’anno precedente, il consumo di antibiotici in Italia rimane comunque al di sopra della media di molti Paesi europei. Difatti, nell’anno in esame circa 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con una prevalenza che aumenta all’avanzare dell’età, raggiungendo il 50% negli over 85.

Nella popolazione pediatrica i maggiori consumi si concentrano nella fascia di età compresa tra 2 e 5 anni, in cui circa 4 bambini su 10 hanno ricevuto nell’anno almeno una prescrizione di antibiotici.

Nell’anno in analisi, il consumo complessivo, pubblico e privato, è stato pari a 17,1 dosi ogni 1.000 abitanti, per una spesa complessiva (pubblica e privata) pari a 787 milioni di euro, corrispondenti a 13,29 euro pro capite, in riduzione del 2,4% rispetto al 2020.

È quanto rivela il rapporto di recente pubblicazione da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) “L’uso degli antibiotici in Italia. Rapporto nazionale anno 2021’, curato dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed 2021).

Acquisti pubblici, privati, convenzionati

Gli antibiotici acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche, riferibili prevalentemente all’uso ospedaliero, hanno rappresentato l’8,5% del consumo totale a carico del Ssn (1,5 dosi die/1.000 abitanti), mentre i consumi erogati in regime di assistenza convenzionata, tramite le farmacie pubbliche e private, è stato pari a 11,5 dosi per mille abitanti al giorno. Gli acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal Ssn (classe A) sono stati pari a 4,1 dosi ogni 1.000 abitanti (+6,6% rispetto al 2020), che corrispondono al 26,3% del consumo territoriale totale di antibiotici, e a una spesa pro capite di 2,25 euro (+9,8% rispetto al 2020).

In generale, nel 2021 il consumo territoriale in Italia si è mantenuto superiore alla media europea nonostante una riduzione del 3,1% rispetto all’anno precedente, mentre il consumo ospedaliero si è ridotto, allineandosi alla media europea.

La variabilità regionale

A livello italiano si conferma, anche in questo ambito, una grande variabilità regionale, con ampi margini di miglioramento nelle regioni del Meridione per quanto concerne l’appropriatezza prescrittiva. Il 76% delle dosi utilizzate è stato erogato dal Servizio sanitario nazionale (Ssn) e quasi il 90% degli antibiotici rimborsati dal Ssn è stato erogato sul territorio in regime di assistenza convenzionata. Anche qui, i maggiori consumi si sono concentrati al Sud; inoltre, le riduzioni maggiori sono state riscontrate al Nord (-6,1%) rispetto al Meridione (-2,2%). Nelle Regioni del Sud è stata riscontra infine una predilezione per l’utilizzo di antibiotici di seconda scelta.

Classi di antibiotici più usate e resistenze

Nel confronto con altri contesti europei, il rapporto ha sottolineato il maggiore ricorso degli italiani agli antibiotici ad ampio spettro, responsabili di un più elevato impatto sullo sviluppo di fenomeni di resistenza antimicrobica. Non a caso, in ambito ospedaliero è stato rilevato in particolare un incremento del ricorso all’utilizzo di antibiotici indicati per la terapia di infezioni causate da microrganismi multi-resistenti. Il rapporto tra il consumo di antibiotici ad ampio spettro e il consumo di antibiotici a spettro ristretto nel 2021 è stato pari a 13,2, rispetto a un valore medio europeo di 3,7, a conferma di un trend in peggioramento (11 nel 2019 e 12,3 nel 2020).

Il rapporto ha anche messo in luce che l’Italia è uno dei Paesi con la minor quota di consumo degli antibiotici del gruppo “Access” (47%), considerati antibiotici di prima scelta, che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità dovrebbero rappresentare almeno il 60% dei consumi totali. Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo (36% dei consumi totali) nel nostro Paese, seguiti dai macrolidi e dai fluorochinoloni.

I focus del rapporto

Il rapporto ha quindi dedicato alcuni approfondimenti all’utilizzo di antibiotici in regime di assistenza convenzionata per la popolazione pediatrica e per quella geriatrica. Un altro focus è stato dedicato al delicato tema dell’appropriatezza prescrittiva da parte dei medici di medicina generale, che ha evidenziato una prevalenza di uso inappropriato che supera il 24% per quasi tutte le condizioni cliniche studiate (influenza, raffreddore comune, laringotracheite, faringite e tonsillite, cistite non complicata).

Il report Aifa ha affrontato quindi il consumo ospedaliero di antibiotici, quello in ambito veterinario e gli effetti determinati dal Covid-19 sul consumo di determinate classi di antibiotici.

Il documento ha messo quindi in luce gli andamenti relativi al primo semestre 2022, periodo in cui sia i consumi in regime di assistenza convenzionata sia gli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche risultano aumentati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.