Le farmacie rappresentano un punto di confronto e informazione per i pazienti. A confermarlo è uno studio pubblicato da Banca D’Italia che ha evidenziato come l’apertura di nuove sedi, in seguito al concorso straordinario del 2012, abbia portato a un +8% di farmacie sul territorio e a una contrazione dell’1,1% del numero di ricoveri ospedalieri meno gravi e dell’1,3% della spesa, in assenza di un aumento del consumo di farmaci

Le farmacie svolgono un ruolo cruciale come punto primario di assistenza medica: il presidio garantisce la fornitura di farmaci, offrendo al contempo la consulenza gratuita del professionista della farmacia. Una consulenza che il cittadino può ricevere gratuitamente in qualsiasi momento e senza necessità di appuntamento.

Esistono dunque diversi motivi per supporre che una distribuzione più capillare delle farmacie, che riduce il costo delle visite e aumenta l’accesso, possa influire sui ricoveri. In molti Paesi occidentali, tuttavia, una maggiore copertura delle farmacie sul territorio è ostacolata da forti limitazioni al numero di strutture autorizzate a operare.

Lo studio Banca d’Italia

Uno studio condotto da Andrea Cintolesi di Banca d’Italia e Andrea Riganti del Dipartimento di Economia, Management e Metodi Quantitativi dell’Università degli Studi di Milano, recentemente pubblicato da Banca d’Italia, indaga l’universo degli ospedali italiani focalizzandosi sull’impatto dell’incremento del numero di farmacie indotto dalla legge “Cresci Italia” del 2012 sulla spesa ospedaliera. La riforma del 2012 si è tradotta in un aumento di circa l’8% del numero di farmacie, ed è stata attuata in momenti diversi nelle diverse Regioni.

Le farmacie come punto di informazione

L’ipotesi alla base dello studio poggia sulla convinzione che i ricoveri di più breve durata e per patologie meno gravi, che vengono gestiti essenzialmente con i farmaci, possano essere evitati grazie all’intervento del farmacista e dell’accesso ai medicinali.

È stato calcolato che in media un aumento nel numero di farmacie riduce dell’1,3% la spesa per le ospedalizzazioni, che si traduce in circa 1,6 euro pro-capite annuo. Difatti, ogni nuova farmacia a livello territoriale previene circa 17 ospedalizzazioni. Come evidenziano i ricercatori, il numero per singola farmacia è esiguo, ma assume importanza se l’apertura di nuove farmacie coinvolge un importante numero di strutture.

I tre effetti positivi della capillare presenza delle farmacie

Stando agli autori dell’analisi, numerose possono essere le ragioni per le quali una maggiore capillarità delle farmacie possa incidere sui ricoveri. In primo luogo, i farmacisti possono indirizzare verso strutture ospedaliere alcuni pazienti che non avevano intenzione di recarvisi, ovvero possono dissuadere altri che avevano in animo di optare per un accesso ospedaliero, attraverso quello che gli autori definiscono “effetto informazione”.

In seconda battuta, i pazienti possono rivolgersi al farmacista prima di andare in ospedale, scongiurando il ricovero grazie alle prestazioni ricevute in farmacia, grazie a un “effetto sostituzione”.

Infine, con un “effetto prevenzione”, le farmacie possono fornire tempestivamente farmaci e consigli a pazienti con patologie molto lievi che avrebbero atteso a intervenire, prevenendo da una parte il peggioramento delle condizioni di salute e dall’altra futuri costi legati a ricoveri ospedalieri.

Più farmacie, minori spese e più salute

Si legge nel rapporto che nel nostro Paese “ci sono 3,86 ricoveri medici mensili ogni 1.000 residenti; pertanto, una riduzione dell’1,1% corrisponde a circa 2.500 ricoveri in meno ogni mese”. Una nuova farmacia evita a 1,7 persone di essere ricoverate in ospedale ogni mese, un numero risibile ma che merita di essere valutato a livello aggregato, considerando che la nuova apertura ha coinvolto un numero di poco inferiore alle 1.500 farmacie.

“Complessivamente, la riforma ha ridotto di circa 25,5 mila ricoveri sanitari – 17 ricoveri in meno per ogni nuova farmacia – consentendo allo Stato italiano di spendere ogni anno circa 90 milioni di euro in meno in ricoveri sanitari”.

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