Attività fisica al minimo storico dell’ultimo decennio nei due anni di pandemia. Leggero miglioramento nel 2021, pur rimanendo al di sotto della media degli ultimi anni. Questi i dati principali dei report PASSI dell’Istituto Superiore di Sanità, diffusi in occasione della Giornata Mondiale dell’Attività fisica lo scorso 6 aprile

Negli ultimi 10 anni il numero di adulti fisicamente attivi è progressivamente diminuito, toccando il minimo storico in pandemia. Il dato, influenzato negativamente dalle restrizioni Covid-19 nel 2020, ha subito un lieve incremento nel 2021, pur rimanendo inferiore al trend degli ultimi anni. Sono questi i dati principali del sistema di sorveglianza PASSI diffusi in occasione della Giornata mondiale dell’attività fisica, lo scorso 6 aprile.

Adulti e attività fisica

Nel 2020 il numero di adulti fisicamente attivi ha toccato il suo minimo storico: la riduzione ha coinvolto in primis coloro con una situazione di difficoltà economica, non esentando tuttavia anche i soggetti con un più alto livello di istruzione e livello di benessere. In quest’ultimo gruppo, tuttavia, è stata registrata un’inversione di tendenza nel 2021, elemento non evidenziatosi tra coloro socialmente più deboli: tra i laureati, la quota di attivi è passata dal 47% del 2020 al 50% del 2021.

L’attività fisica negli over 65

Lo stesso scenario si è riprodotto tra i senior: nel cluster over 65, l’attività fisica ha subito un drastico stop con la stagione pandemica, passando dal 33% del biennio 2018-2019 al 25% tra il 2020-2021. A diventare più sedentarie in special modo le donne, tra le quali la percentuale delle “attive” si è ridotta del 9%, passando dal 31 al 22%, e coloro che presentavano maggiori difficoltà economiche (passati dal 26 al 17%) tra quanti vivono da soli (28 vs 22%) e vivono nelle regioni del centro o meridione (passati dal 30 al 24%).

Un’Italia a due velocità

Ancora una volta dunque, il report PASSI evidenzia un’Italia a due velocità, in cui la diversa propensione all’attività fisica appare fortemente influenzata da fattori socio-economici e disuguaglianze. Il calo della quota di persone fisicamente attive è difatti significativo anche tra gli anziani più vulnerabili, che presentano almeno una cronicità (dal 30% al 22%), o problemi sensoriali tra cui vista, udito e masticazione (dal 26% al 20%) e fra coloro che vivono in una condizione di isolamento sociale (dal 25% al 22%).