Crisi, distribuzione diretta, equivalenti hanno determinato una forte contrazione della spesa farmaceutica in Liguria, mettendo in difficoltà molte farmacie. Ne parliamo con Elisabetta Borachia, presidente Federfarma Liguria.
Come avviene la distribuzione per conto in Liguria?
La distribuzione dei farmaci in Liguria, funziona da anni con una doppia via, i cittadini possono andare in ospedale o recarsi in farmacia. A noi vengono corrisposti 5,50 più Iva per ogni pezzo distribuito in farmacia. Questo avviene in tutta la Liguria tranne ad Imperia, dove la ASL, da sempre fa distribuzione diretta, e non ci sono accordi per la distribuzione per conto, anche se l’accordo è regionale, rinnovato a gennaio 2012. Riteniamo però che ci siano alcuni problemi, pertanto stiamo preparando un documento nel quale chiediamo di rivedere l’accordo, anche alla luce della recente sentenza del Tar del Lazio, poiché tra i farmaci distribuiti c’è anche l’eparina a basso peso molecolare.
Per quanto riguarda la farmacia dei servizi e le iniziative di prevenzione, cosa state facendo nella vostra regione?
Nel 2010-11 abbiamo fatto un’attività di prevenzione retribuita dalla Regione, articolata in controlli per il rischio cardiovascolare, farmacovigilanza, informazione ai cittadini sul farmaco equivalente. Il progetto attualmente è concluso e per ora non ce ne sono altri in programma. Recentemente in Regione abbiamo portato all’attenzione dell’assessore nuovi progetti; la disponibilità da parte dei farmacisti è tanta, ma le risorse economiche in questo momento da parte delle istituzioni sono scarse. Tanto limitate da negarci anche aiuti per le farmacie in difficoltà.
Quante sono le farmacie che avrebbero bisogno di aiuto?
Ci sono circa venti farmacie con un fatturato inferiore ai 200mila euro l’anno, che vuol dire che arrivano a chiudere il bilancio con 7-8mila euro di utile. La contrazione farmaceutica in Liguria è stata notevole: si è chiusa nel 2012 con un -15,5% e nel primo trimestre del 2013 abbiamo -5,5% sul dato dell’anno precedente. Le cause sono soprattutto una forte pressione sui medici per la prescrizione di molecole a basso costo, la distribuzione diretta che è piuttosto forte e molto diffusa, anche in fase di dimissioni e post visita specialistica.
Chiara Romeo