L’emicrania ha una prevalenza nella popolazione mondiale di circa il 12%, con costi socio-assistenziali elevatissimi. Da qui l’interesse della ricerca a individuare soluzioni efficaci e ben tollerate per la prevenzione e il trattamento e a comprendere i meccanismi emicranici, in riferimento soprattutto alla progressione verso la cronicità

È la seconda malattia più disabilitante del genere umano secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Parliamo dell’emicrania, patologia che ha una prevalenza nella popolazione mondiale di circa 12%, pari a circa 1 miliardo di individui, di cui 6 milioni solo in Italia. Una patologia con una predilezione netta per l’età giovanile-adulta ed il sesso femminile e costi socio-assistenziali elevatissimi, tra 18 e 27 miliardi di euro all’anno in Europa.

Da qui, l’interesse della ricerca a individuare soluzioni efficaci e ben tollerate per la prevenzione e il trattamento, per evitare la progressione dell’emicrania verso la cronicità. Le prime risposte terapeutiche ci sono: se ne è parlato al Congresso Nazionale della Società italiana di neurologia (Sin, Milano, 3-6 dicembre).

I nuovi farmaci per la prevenzione

Hanno un chiaro obiettivo: ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi, limitando gli effetti collaterali. Con un profilo di sicurezza e tollerabilità ben diverso dai vecchi farmaci mutuati da altre indicazioni, quali antidepressivi, antiepilettici, antipertensivi i cui eventi avversi, importanti, sono causa di interruzione della terapia fino all’80% dei pazienti.

«Nell’armamentario terapeutico per la prevenzione dell’emicrania – spiega il professor Antonio Russo, responsabile del Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” – disponiamo di molecole, recentemente introdotte, molto promettenti. Tra queste la tossina botulinica che, utilizzata con un protocollo specifico, si è dimostrata efficace nella prevenzione dell’emicrania cronica e gli anticorpi monoclonali diretti contro il CGRP (peptide correlato al gene della calcitonina), attore protagonista del dolore emicranico. Nello specifico Erenumab, che ha come target il recettore del CGRP o Fremanezumab e Galcanezumab che invece prendono a bersaglio la molecola del CGRP. È, inoltre, atteso l’arrivo di Eptinezumab, una molecola a somministrazione endovenosa».

Tali trattamenti oltre ad essere efficaci, favorendo la riduzione di almeno la metà del numero di giorni con emicrania al mese in circa il 70% dei pazienti, sembrano avere un elevato profilo di tollerabilità e sicurezza, secondo gli obiettivi della ricerca scientifica.

Le nuove terapie

Non meno interessanti sono le novità che riguardano il trattamento dell’emicrania, specie in acuto. «Sono in arrivo farmaci – prosegue Russo – di “attacco” dell’emicrania, quali i ditani che agiscono sul recettore della serotonina (ad esempio lasmiditan) e i gepanti, che hanno come bersaglio sempre la molecola del CGRP (cito atogepant, rimegepant e ubrogepant). Tra questi alcuni possono essere utilizzati anche come terapia di prevenzione dell’emicrania». Trattamenti farmacologici tutti promettenti in termine di efficacia, tollerabilità e sicurezza.

Sul fronte della conoscenza, invece, la ricerca punta a meglio comprendere i meccanismi emicranici, specie in riferimento a condizioni di particolare difficoltà nella pratica clinica, come la trasformazione dell’emicrania episodica in emicrania cronica. Un fenomeno che ancora presenta dei lati bui e una criticità nella gestione pratica. «Tra le ipotesi più accreditate – dichiara il professore – e più frequentemente segnalate, c’è l’abuso di farmaci per l’attacco. Ipotesi al vaglio di uno studio clinico italiano, pavese».

La ricerca del Mondino

Interessanti evidenze stanno emergendo da uno studio a opera del gruppo di lavoro della professoressa Cristina Tassorelli dell’Istituto Mondino di Pavia, teso a valutare i livelli plasmatici del CGRP e l’espressione di alcuni pattern genetici, dunque i micro-RNA, provenienti da cellule del sangue periferico di pazienti emicranici.

Lo studio farebbe rilevare valori dei due fattori oggetto di indagine (i livelli di CGRP e l’espressione dei micro-RNA) significativamente più alti nei soggetti con emicrania cronica facenti un uso eccessivo di farmaci per l’attacco. Tale evidenza sarebbe confermata dall’osservazione che la disassuefazione dall’abuso di farmaci per l’attacco correla alla riduzione significativa sia dei livelli di CGRP sia dell’espressione dei micro-RNA.

Sono dati ad oggi sperimentali ma di interesse per identificare pazienti maggiormente a rischio di evolvere verso l’emicrania cronica a causa dell’overuse di farmaci sintomatici, dunque da attenzionare in ambito clinico con azioni di prevenzione precoce ed efficace.