Caprino, serve un sistema integrato per le cronicità

La sanità deve cambiare, e lo deve fare “per obbligo, se non per scelta”, afferma il presidente di Federfarma Lazio, Franco Caprino, perché è cambiata la domanda di salute del Paese dove, un inarrestabile processo d’invecchiamento della popolazione, ha maturato nuovi bisogni di assistenza. “La gestione delle cronicità e delle disabilità comporterà più che un’evoluzione, una rivoluzione del sistema” fa notare il presidente Caprino, sottolineando la natura culturale del mutamento in atto: dalla sanità d’intervento per l’emergenza e l’acuzie, alla sanità di presenza e ascolto per le cronicità e i bisogni di lungo-assistenza. In sintesi, fuoriuscita della sanità dall’ospedale e trasferimento sul territorio. Già, ma qual è la realtà del nostro territorio? Quella di un Paese scomposto in “21 Repubbliche Indipendenti della Sanità Italiana”, dove fra innovative Case della salute, UTAP (Unità Territoriale Assistenza Primaria) AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) UCCP (Unità Complesse di Cure Primarie) si continua ad essere lontani dall’agire in sinergia secondo un criterio, primo fra tutti, di condivisione e coinvolgimento dei protagonisti del sistema salute. La strada da seguire allora, secondo Federfarma Lazio, per valorizzare e non ‘affossare’ una risorsa capillare così prossima ai cittadini quale la rete delle farmacie, è quella di un sistema integrato in grado di offrire un pacchetto di assistenza al paziente, in modo particolare sulle cronicità. La proposta è “un modello di farmacia di comunità che non dispensa solo il farmaco e singoli sevizi, ma che prende in carico il paziente cronico in concertazione con il medico curante e che fa rete con gli attori della filiera”. Tutto ciò in sintonia con quanto sancito dalla L.69/2009 art.11 e D.L.153/2009 art.1 sui nuovi servizi erogati in farmacia. Un progetto che, nella sfida al futuro della farmacia, mira non solo ad assicurare massima qualità di servizi erogati in collaborazione con gli altri riferimenti del Servizio sanitario nazionale, dai medici di famiglia, ai pediatri e alle strutture pubbliche ma che, sulla base di un programma di rilancio professionale e imprenditoriale, rappresenti una sfida anche sul piano del contenimento di quella spesa sanitaria dovuta alle patologie croniche, che grava sui cittadini.

M. Elisabetta Calabrese