La spesa del cosiddetto “paniere anti-Covid” (mascherine, igienizzanti, saturimetri e altro) nelle farmacie si è attestata a 2,3 miliardi di euro nell’anno 2021, con un incremento del 3,5% rispetto all’anno precedente. Aumentati in modo significativo anche i tamponi antigenici processati, confermando alle farmacie il ruolo di primo presidio sanitario di prossimità

Dall’avvento della pandemia da Covid-19 nei primi mesi del 2020 le farmacie sono rimaste aperte e in prima linea al fianco dei cittadini. Inoltre, con il venir meno dell’attività elettiva ambulatoriale e con il contingentamento delle strutture ospedaliere a causa dell’emergenza in atto, si sono trasformate in un punto di riferimento per i cittadini e nel primo presidio di salute di prossimità.

Anche per quanto riguarda la spesa per i dispositivi anti-Covid, la farmacia si è affermata come il primo e più importante presidio, nel quale il cittadino è sicuro di trovare dispositivi certificati e poter beneficiare del consiglio del professionista della farmacia.
I dati elaborati da Iqvia mostrano infatti che l’andamento della spesa per mascherine, igienizzanti, saturimetri, termometri, probiotici immunostimolanti, vitamine e altri beni ‘anti-Covid’ ha registrato un incremento del 3,5% nel 2021 rispetto all’anno precedente, con una spesa che ha superato i due miliardi di euro, attestandosi a 2,3 miliardi.

L’aumento dei tamponi antigenici in farmacia

Anche il numero di tamponi antigenici processati in farmacia ha subito un incremento importante: nel mese di gennaio 2021 erano stati effettuati in farmacia 148 mila tamponi antigenici, aumentati a 586 mila a settembre, per un valore pari a 17,7 milioni di euro. Ad ottobre, con l’introduzione dell’obbligo del Green Pass, il numero è aumentato ancora toccando gli 844mila, nel mese di novembre hanno superato il milione, con un valore di quasi 30 milioni di euro. Nell’ultima settimana del 2021, con la quarta ondata dovuta alla variante Omicron, il numero di tamponi processati in farmacia ha subito un ulteriore incremento del 15,8% rispetto alla settimana precedente.

Con l’introduzione dell’obbligatorietà della mascherina Ffp2 sui mezzi di trasporto pubblico, inoltre, è aumentata in modo significativo il giro d’affari di questi dispositivi. L’effetto Omicron ha avuto ricadute importanti sulle vendite in farmacia, con un aumento del 3,5% e un giro d’affari di 24,56 miliardi di euro per 2,45 miliardi di pezzi venduti.

Un esempio importante di best practice

L’accresciuta centralità acquisita dalle farmacie nel corso della pandemia, anche grazie alla possibilità, data dal Governo, di effettuare prima i tamponi e quindi i vaccini anti-Covid (e non soltanto) ha rappresentato un esempio di best practice a livello di sanità territoriale resa possibile grazie alla farmacia dei servizi. «In quest’occasione, le farmacie hanno potuto dare un’opportunità in più di lavoro a tanti farmacisti, come a tanti infermieri impegnati per processare i tamponi. Questo è un esempio della farmacia dei servizi, che ha tutte le prerogative per rafforzare il proprio ruolo di primo presidio sanitario territoriale al servizio del cittadino» ha commentato il segretario nazionale di Federfarma, Roberto Tobia.