Cute acida o neutra?

Il pH è influenzato da diversi fattori. Non solo ciò che mangiamo, ma anche i prodotti cosmetici che utilizziamo possono alterare l’equilibrio della nostra pelle

La sigla pH è l’abbreviazione del termine latino pondus Hydrogenii, ovvero il potenziale dell’idrogeno. In breve, tale valore, espresso con un numero, indica la concentrazione degli ioni idrogeno di una sostanza. È la scala di misura dell’acidità di una soluzione acquosa; se i valori sono compresi tra 0 e 6.9 il pH è acido, neutro se è pari a 7.0 e alcalino da 7.1 a 14. Un pH leggermente acido, pari a 5.5, è il valore idealmente ritenuto ottimale per lo stato di salute dell’epidermide. Lo è realmente? Sì, perché si tratta della media dei valori, che più si avvicina ai valori effettivi.

L’acidità cutanea

Il film idrolipidico rappresenta la protezione naturale della pelle. Esso svolge infatti una funzione antimicrobica, antiossidante, filtrante dei raggi solari e lubrificante. È costituito da acidi grassi liberi, trigliceridi e sebo. Distribuito uniformemente sull’epidermide, tale film garantisce un livello di acidità compreso tra pH 4.2 e 5.6; la pelle si trova così in un ambiente leggermente acido, fondamentale per impedire la crescita di microrganismi. Non alterarlo significa mantenere la pelle in uno stato fisiologico di salute.

Le oscillazioni di pH dipendono comunque dalla zona cutanea, dal sesso, dall’età, dalla razza, dalle eventuali patologie e dalla temperatura ambientale. La donna, ad esempio, ha un valore leggermente più alto (pH 5.5) rispetto a quello dell’uomo, che sostanzialmente ha la pelle più acida (pH 5.0). Anche l’assorbimento percutaneo dipende dal pH, perciò sostanze basiche penetrano maggiormente rispetto a quelle acide.

Il sudore è una soluzione acquosa acida, a causa della presenza di acidi organici costituiti principalmente da acido lattico, e ha una funzione disinfettante sui microrganismi. L’acidità in pratica concorre a limitare o impedirne lo sviluppo. La moltiplicazione dei batteri, infatti, risulta ottimale a pH neutro o leggermente acido, compreso tra 6.0 e 5.5, rallentando in funzione dell’incremento dell’acidità e fino a bloccarsi a valori di pH compresi tra 4.0 (S. aureus), 5.0 (Bacillus cereus) e 5.5 (P. aeruginosa). Ci sono anche microrganismi acido-tolleranti (sono lattobacilli, che vivono bene da pH neutro fino a pH 3.8-3.0), mentre lieviti e muffe sovravvivono da pH neutro fino a pH <3.

La misurazione del pH

È un’operazione fondamentale per garantire l’omeostasi cutanea, dal momento che la pelle riesce, nell’ambiente idoneo a esercitare la sua funzione barriera (battericida nei confronti dell’esterno). Con le sue secrezioni acide e l’elevato contenuto di umidità può essere tranquillamente considerata una soluzione acquosa e quindi è possibile effettuare la misurazione per semplice accostamento. Lo strumento che viene utilizzato dall’industria cosmetica per effettuare tali misurazioni è il piaccametro. Per testare il pH dei cosmetici si prepara una soluzione acquosa del prodotto, nella quale si inserisce verticalmente la sonda, quindi si effettua la lettura. Per la misurazione del pH cutaneo il piaccametro ha la punta piatta, in modo da poter applicare la sonda agevolmente sulla superficie dell’epidermide.

Il pH dei cosmetici

È importante, dunque, che i prodotti cosmetici abbiano un pH vicino a quello della zona a loro destinata. Valori diversi rivelano o situazioni patologiche in atto o l’uso di cosmetici non adatti. Non solo, valori fuori della norma potrebbero alterare la flora batterica, se non addirittura creare danni alterando l’idratazione, la TEWL, la secrezione sebacea e perfino innescando l’invecchiamento precoce. Nei prodotti per i capelli, ad esempio, deve essere di circa 5.0. Il pH acido lucida il capello e nei balsami è indispensabile per un corretto condizionamento (ovvero l’annullamento delle cariche negative presenti nel capello lavato).

Antitraspiranti ed esfolianti hanno pH acido, mentre saponi e depilatori hanno pH leggermente basico. In pratica i saponi solidi hanno valori che superano abbondantemente la neutralità, mostrando pH da 8 a 10. Lavare la pelle con un sapone, il cui pH si allontana dal suo valore effettivo, danneggia il mantello acido dell’epidermide, rendendolo meno acido, cioè più esposto all’attacco dei microrganismi. La pelle sana come supera questo insulto? Ristabilisce il pH fisiologico dopo 20-100 minuti; in caso di pelle sensibile o affetta da patologie, dove la barriera cutanea è alterata, non ci riesce e il danno prodotto è notevole.