L’avvento del Covid ha stimolato un impegno comune per la ricerca di nuove soluzioni. È nata così una prima piattaforma online, aggiornata in tempo reale, in cui risultano censiti tutti i centri del Ssn dedicati alla cura dei disturbi del comportamento alimentare

I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, in particolare l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder), sono un problema di sanità pubblica di crescente importanza sia per la loro diffusione, sia per l’esordio sempre più precoce tra le fasce più giovani della popolazione sia, ancora, per l’eziologia multifattoriale complessa.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) i disturbi del comportamento alimentare rappresentano la seconda causa di morte tra i giovani, in particolar modo nel target 12-25 anni. In Italia si stima che a soffrire di questi disturbi siano oltre 3 milioni di soggetti, adolescenti nel 70% dei casi. Questo tipo di disturbi sono malattie complesse in cui disturbi psicologici determinano ricadute fisiche tangibili che possono portare finanche alla morte e che, per essere combattuti adeguatamente, richiedono un intervento precoce e un percorso multidisciplinare.

L’emergenza pandemica e i provvedimenti che ne sono derivati hanno avuto sulle persone che soffrono di tali disturbi ricadute negative amplificando la problematica nel suo insieme per una serie di concause. In un simile scenario è stato sollecitato un impegno comune per indirizzare le strategie politiche e di intervento pubblico verso nuove forme di governance.

Il censimento dei centri italiani

Una piattaforma online che elenca servizi ambulatoriali, residenziali e semi-residenziali appartenenti al Servizio sanitario nazionale, e che dal 2022 annovera anche quelle strutture del privato accreditato, è il risultato del primo censimento italiano dei centri dedicati alla cura dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, raggiunto con il progetto MA.NU.AL che il Ministero della Salute ha affidato al Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità.

Al 31 dicembre 2021 la mappatura contava 91 strutture su tutto il territorio nazionale così suddivise: 48 centri al Nord (di cui 16 in Emilia Romagna), 14 al Centro Italia e 29 tra Sud e Isole. I professionisti coinvolti all’interno dei centri risultavano 963. Si trattava per circa un quarto di psicologi (24%), quindi psichiatri o neuropsichiatri infantili (17%), infermieri (14%) e dietisti (11%). All’interno dei centri è stata individuata anche la presenza, in percentuale minore, di educatori professionali (8%), medici di area internistica e pediatri (5%), medici specialisti in nutrizione clinica e scienza dell’alimentazione (5%), tecnici della riabilitazione psichiatrica (3%), assistenti sociali (2%), fisioterapisti (1%) e operatori della riabilitazione motoria (1%).

L’utenza

Per quanto riguarda l’utenza, il censimento ha consentito di individuare oltre 8mila utenti in carico in circa il 65% dei centri. Poco meno di tremila sono in carico da più di 5 anni, mentre 4.700 pazienti si sono sottoposti ad una prima visita nel solo 2020.
9 utenti su 10 sono di genere femminile; maschi solo il 10%.

Le fasce d’età più colpite, come accennato in precedenza, sono quelle più giovani, con una marcata prevalenza del target 13-25 anni, che costituisce il 59% degli utenti in carico. Preoccupante inoltre la presenza di un ulteriore 6% di utenti addirittura under 12, a conferma del coinvolgimento di fasce d’età sempre più giovani. Rispetto alle diagnosi, a farla da padrone è l’anoressia nervosa che costituisce il 42,3% dei casi. Seguono la bulimia nervosa nel 18,2% e il disturbo di binge eating nel 14,6%.

L’iter terapeutico

I percorsi offerti all’utenza vedono l’integrazione di diverse tipologie di intervento: psicoterapeutico, psicoeducativo, nutrizionale, farmacoterapico, di monitoraggio della condizione psichico-fisico-nutrizionale e, in alcuni casi di abilitazione o riabilitazione fisica e sociale (62%). Gli interventi psicoterapeutici comprendono approcci individuali nel 98% dei casi; familiari nel 78% e di gruppo nel 66%, anche se i diversi approcci sono spesso co-presenti.

L’accesso ai servizi

L’accesso presso i servizi avviene solitamente in modalità diretta, su richiesta del paziente nell’83% dei casi. Le prestazioni vengono generalmente erogate dietro pagamento del ticket sanitario (78%) ma possono essere anche gratuite (29%) o erogate in regime di intramoenia (9%). Quasi tutti i Servizi censiti rilevano l’esordio della patologia (98%), il tempo trascorso tra l’esordio e la presa in carico del paziente (97%) ed eventuali trattamenti pregressi (98%). I centri offrono servizi multidisciplinari erogati prevalentemente a carattere ambulatoriale. La riabilitazione intensiva residenziale interessa soltanto il 17% delle strutture.