Epilessia infantile, il consiglio pratico del farmacista

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La ripresa della scuola post Covid-19: molti dubbi su quali saranno i contraccolpi sul piano psicologico, familiare e sociale. E per Olga, insegnante elementare, i timori aumentano perché nella sua classe sarà inserito un bambino che soffre di epilessia. Quali saranno i suggerimenti di Mauro per la sua amica?

A volte pare che non vi sia professione più variegata e, per certi versi imprevedibile, della conduzione di una farmacia. Spesso a rendere una giornata singolare rispetto al consueto avvicendarsi di vendite di farmaci su prescrizione e prodotti da banco, di richieste di rimedi per disturbi di stagione piuttosto che di integratori per sostenere le performance fisiche o mentali di un periodo particolarmente logorante non sono i nuovi avventori ma i clienti abituali, che in virtù di una consolidata confidenza con il personale del negozio attribuiscono alla farmacia la funzione di un servizio di consulenza sui più disparati argomenti che abbiano in qualche modo a che fare con la salute. E non necessariamente si tratta di problemi di salute personali o familiari a cui trovare soluzione o sollievo: le esigenze spaziano dal chiarimento di qualche notizia scientifica o di cronaca sanitaria, a tale proposito, nel periodo culminante dell’epidemia da SARS-CoV-2 le occasioni non sono mancate, alle indicazioni di comportamento per circostanze particolari. Ed è così che, al classico ruolo di preparatore galenico e distributore di medicinali e presidi, il farmacista si trova occasionalmente ad aggiungere quello di divulgatore-educatore.

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Un inserimento complicato

A Mauro, che ama tenersi costantemente aggiornato sui temi medico-sanitari e concepire un ambito applicativo delle proprie competenze un po’ più ampio di quello tradizionale, non dispiace affatto praticare la dimensione pedagogica del suo mestiere. E Olga, amica di vecchia data di sua moglie nonché insegnante nella stessa scuola elementare frequentata dai loro due bambini, sa che ne può approfittare. «Mauro, mi devi assolutamente aiutare a trovare un po’ di informazioni e di consigli pratici su come gestire un bambino con l’epilessia…» esordisce in modo quasi precipitoso, ma mancando di specificare il contesto. Quindi, davanti allo sguardo perplesso di Mauro, che evidentemente si sta chiedendo di quale bambino si possa trattare visto che lei non ha figli, viene finalmente al punto. «A scuola intendo» specifica, lasciandosi però poi andare a una lunga serie di considerazioni generali che sono chiaramente la fonte della sua inquietudine e la premessa del problema.

«Come se non bastassero le difficoltà che abbiamo avuto in questo lungo periodo di chiusura: le lezioni realizzate faticosamente a distanza con alunni non sempre facili da raggiungere, le riunioni telematiche fiume su come condurre la didattica durante l’emergenza e su  come riorganizzarla dopo, lo stravolgimento delle relazioni scolastiche dei piccoli oltre che delle loro vite familiari durante l’epidemia… Te lo dico io, Mauro, non sarà affatto facile ricominciare».

Solo a questo punto Olga gli spiega che la questione anticipata, quella dell’epilessia, la riguarderà di persona, anche se solo sul piano professionale, perché le è stato preannunciato che, in occasione della riapertura delle scuole, nella sua classe sarà inserito un bambino che soffre di “convulsioni”. «Ti dico la verità» aggiunge, infine, «che la previsione di  trovarmi ad affrontare anche questo problema in una situazione in cui avremo già il nostro bel da fare a ripristinare la “normalità” nelle attività didattiche e nei rapporti dei bambini con gli insegnanti e tra loro… Beh, sarò un po’ vigliacca, ma mi spaventa».

In effetti, da un po’ di tempo anche Mauro e sua moglie si interrogano su come potrà essere la ripresa della routine scolastica e delle abitudini di vita del prima-del-Coronavirus per i loro figli e gli altri piccoli studenti… “Probabilmente non sarà priva di qualche contraccolpo sul piano psicologico, familiare e sociale” si sono detti fin dall’inizio, e questa considerazione gli torna in mente a giustificazione dell’apprensione della maestra e della sua richiesta di aiuto.“Altrimenti” pensa Mauro “una persona come Olga, abile navigatrice del web anche per motivi professionali, avrebbe cercato di procurarsi autonomamente le informazioni sull’epilessia infantile che le servono”.

Saper gestire la crisi, ma non solo

Avendo capito che l’amica ha bisogno di sostegno tanto quanto di delucidazioni e suggerimenti, il farmacista si appresta a riferirle quello che sa a grandi linee sull’argomento, che è materia alquanto complessa vista la varietà di espressioni cliniche che l’epilessia può avere anche solo nelle forme proprie dell’età evolutiva. Le “convulsioni” di cui soffre il suo piccolo alunno sono verosimilmente crisi tonico-cloniche, le manifestazioni di tipo generalizzato più frequenti e più note dell’epilessia nonché le più temute, sia per l’impressione che suscitano i movimenti involontari, l’ipertono muscolare, la scialorrea, la perdita di coscienza, l’iniziale incontattabilità post-critica sia per il rischio di traumi secondari alla caduta e alle contrazioni violente degli arti.

«Sicuramente il piccolo seguirà una terapia farmacologica specifica, il cui scopo è quello di diminuire il più possibile  la frequenza delle crisi» la rassicura Mauro, evitando ovviamente di citarle l’esistenza di forme della malattia che sono farmaco-resistenti. «Tuttavia, può capitare che se ne verifichi una ogni tanto, e se si è presenti la prima regola è non perdere la calma, sapendo che di per sé la crisi non è pericolosa per la vita del bambino e che generalmente si risolve spontaneamente in pochi minuti».

Quindi, illustra a Olga come essere preparati ad affrontare l’evenienza, nell’ottica innanzitutto di evitare che il bambino si faccia male e poi di intervenire correttamente nel caso, sfavorevole ma fortunatamente meno probabile, che l’episodio critico si prolunghi o si ripeta in un breve arco di tempo. «Questo per quanto riguarda la gestione pratica: poche regole di comportamento che si trovano in qualsiasi opuscolo cartaceo o digitale destinato a genitori e caregiver di soggetti epilettici» riassume il farmacista, avvertendola che le potrà trovare  agevolmente nei siti internet delle varie associazioni nazionali e regionali per l’epilessia.

«In realtà, io penso che la parte più complessa e delicata del tuo ruolo sarà un’altra» precisa infine Mauro. «Mi riferisco a quella strettamente pedagogica e relazionale, che ha tante sfaccettature».

Ricordando i contenuti letti qualche tempo fa in un breve prontuario dedicato proprio a questo tema, li elenca a uso e consumo di Olga:

  • la collaborazione con la famiglia dell’alunno e, magari, anche con il suo medico curante per avere informazioni sulle caratteristiche e l’evoluzione della sua malattia e sugli eventuali effetti dei farmaci che assume sul suo comportamento o sulle sue performance cognitive;
  • l’attenzione ai bisogni particolari del bambino rispetto ai programmi didattici e alla sua integrazione sociale in classe;
  • la prevenzione e la gestione delle reazioni possibilmente negative dei compagni e anche dei loro genitori, che possono andare dalla preoccupazione alla paura, fino alla discriminazione.

«Ma questo è il tuo campo, Olga» conclude il farmacista. «Vedrai che con la tua esperienza troverai le modalità giuste per affrontare il tuo piccolo scolaro e la sua epilessia».