Dopo il sì da parte del Consiglio di Presidenza e del Consiglio delle Regioni, il 30 maggio è stato approvato dall’assemblea del Sunifar il capitolo sull’indennità di residenza alle farmacie rurali. Il testo del sindacato è ora pronto per essere presentato al tavolo delle trattative con Sisac, la Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati, per il rinnovo della Convenzione tra Sistema Sanitario Nazionale e farmacie sul territorio.

Silvia Pagliacci

“La nostra proposta definisce le nuove regole per attribuire l’indennità di ruralità al titolare o direttore di farmacie nei centri abitati fino ai 5000 abitanti”, spiega Silvia Pagliacci, presidente di Sunifar. “Saranno poi le Regioni, in base ai nuovi criteri nazionali, a stabilire l’ammontare dell’indennità. L’obiettivo è quello di fornire strumenti in grado di uniformare il più possibile il sistema”.

Per Sunifar questa necessità nasce da una situazione di forte squilibrio tra le Regioni sul tema delle farmacie rurali. Nel corso degli anni gli adeguamenti regionali alla legge n. 221 del 1968 hanno prodotto risultati molto diversi: “Ci troviamo di fronte a regioni come Marche, Basilicata, Molise e Abruzzo che hanno stabilito indennità adeguate ai farmacisti che vivono in territori isolati, e ad altre che invece non riconoscono per nulla l’importante ruolo sociale di questi presidi sanitari”.

Gli indicatori per la definizione del grado di fragilità della sede rurale

Lo schema elaborato dalla Commissione ruralità, coordinata da Daniele Dani, propone un sistema di punteggio che definisce il grado di fragilità delle farmacie in base a quattro indicatori: il numero di abitanti del comune in cui si trova la farmacia, il fatturato (esclusa l’iva), la distanza dal capoluogo più vicino e i turni notturni in un anno, che è un importante indicatore del bacino di utenza della farmacia.

Più un farmacista opera in condizioni di disagio, maggiore sarà il suo punteggio. Così la farmacia di un territorio a bassa densità abitativa, con un numero di abitanti inferiore ai 1.000, che sostiene, per esempio, 180 turni notturni all’anno e mantiene un fatturato annuo sotto i 300 mila euro otterrà il punteggio massimo di 100 punti. “Il valore in euro da attribuire a ogni punto”, aggiunge Pagliacci, “sarà poi oggetto di trattativa durante il tavolo con Sisac. La nostra base di partenza comunque seguirà l’esempio delle regioni virtuose che riconoscono come indennità l’equivalente dello stipendio annuo di un direttore di farmacia”.