Farmacisti, medici e insegnanti “sentinelle” vigili e attente per intercettare precocemente il disagio mentale dei giovani. È l’appello che associazioni e esperti rivolgono alle figure referenziali e alla comunità a seguito dei dati, poco confortanti, dell’indagine sociologica nazionale “Adolescenza, tra speranze e timori”, realizzata da Laboratorio Adolescenza in collaborazione con ISTITUTO IARD, da cui si evince un sensibile aumento del disagio mentale fra gli adolescenti a seguito degli anni di pandemia. I dati sono stati presentati insieme a Lundbeck Italia in vista del World Mental Health Day del prossimo 10 ottobre, quest’anno sul tema: Rendere la salute mentale e il benessere di tutti una priorità globale”.

Il “caso” Covid-19

Ha amplificato un problema già esistete: il disagio mentale nel post pandemia raddoppia i numeri: 1 giovane su 4 (25%) e 1 su 5 (20%), a livello globale, ha o sta sperimentando rispettivamente sintomi depressivi e d’ansia [1]. Forti le implicazioni della pandemia: il 16% dei pazienti psichiatrici ha tentato, come diretta conseguenza, il suicidio, il 31% ha subito un ricovero per ideazione suicidaria e/o atti di autolesionismo, con un’incidenza elevata soprattutto tra le ragazze [2].

Dati confermati anche nel Real Word: una indagine condotta tra marzo e maggio 2022 su un campione nazionale rappresentativo di 5.721 adolescenti fra 13 e 19 anni, volta a valutare la presenza di alcuni stati psico-emotivi (tristezza, ansia, variabilità d’umore), attesta una correlazione con la pandemia in termini di insorgenza, frequenza e intensità. Oltre il 40% dei giovani intervistati si sente, spesso o qualche volta, particolarmente ansioso o impaurito. al punto di avere la percezione di non riuscire a respirare, con disagi maggiormente avvertiti dalle ragazze (80%), e comunque generalmente aumentati (57%) nel periodo di lockdown. Inoltre, gli adolescenti non sono estranei a situazioni di disagio: quasi il 40% conosce un coetaneo che pratica l’autolesionismo, più diffuso tra le ragazze, considerato atto estremo per affrontare situazioni di agitazione, tristezza e tensione, e l’80% ha amici che più o meno frequentemente si ubriacano.

Infine è emerso che i giovani hanno una corretta percezione dei problemi psicologici e/o psichici: la maggior parte non li ridimensiona a giudizi di cliché (ne soffrono persone deboli, o di più le ragazze), anzi il 58% ritiene che sia importante ricorrere all’aiuto di uno specialista. Pandemia (88%), liti familiari (87%) e scuola (84%) sono tra le cause principali del malessere psicologico identificate dai giovani.

«L’’indagine – dichiara Maurizio Tucci, presidente Laboratorio Adolescenza – consegna un quadro poco confortante, con un aumento, rispetto al passato, dei disagi come ansia e tristezza tra gli adolescenti e una frequenza che supera le naturali manifestazioni in un’età comunque complessa. Seppure sia ipotizzabile che queste forme di disagio siano per lo più destinate a rientrare senza importanti conseguenze, è fondamentale non minimizzarle a priori: genitori, pediatri e insegnanti dovrebbero essere attente sentinelle per cogliere prima possibile eventuali segnali di disagio, con la consapevolezza che gli adolescenti sono spesso bravissimi a dissimularli ed indirizzarli, se necessario, allo specialista».

Più attenzione al disagio mentale

L’opinione degli esperti è unanime, occorre più attenzione e tutela della salute mentale. «Ad oggi in Italia c’è una scarsa cultura sulla Salute Mentale – afferma Stefano Vicari, professore ordinario di Neuropsichiatria Infantile, presso Università Cattolica di Roma e Responsabile Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, Irccs Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – mentre occorre dare tempo alle famiglie di occuparsi dei figli, mettere i ragazzi al centro delle nostre agende e dare agli insegnanti gli strumenti per essere di supporto».

Gli fa eco Sergio De Filippis, Direttore Sanitario e Scientifico clinica neuropsichiatrica Villa Von Siebenthal, Docente Psichiatria delle Dipendenze: «Il disagio mentale si accompagna a barriere create dallo stigma e dal pregiudizio che condizionano ulteriormente la qualità di vita delle persone che vivono con queste problematiche e dei loro cari. È fondamentale che si agisca a più livelli per garantire che il benessere mentale sia sempre una priorità dei governi e della società in generale».

Ancora: «È imperativo – conclude Ughetta Radice Fossati, Segretario Generale Fondazione Progetto Itaca che non solo le famiglie ma l’intera società vengano sensibilizzate sul tema delle malattie mentali, così da costruire una cultura da un lato per riconoscerle e affrontarle, dall’altro per favorire l’integrazione di chi soffre di malattia mentale all’interno del tessuto sociale. Occorre lavorare insieme, stabilire nuove sinergie tra istituzioni, associazioni, aziende e privati per creare un nuovo patto per la salute mentale che vada oltre la medicina e supporti le necessità della persona con disagio mentale e della comunità».

Bibliografia

  1. Racine N, McArthur BA, Cooke JE, Eirich R, Zhu J, Madigan S. Global Prevalence of Depressive and Anxiety Symptoms in Childrenand Adolescents During COVID-19: A Meta-analysis. JAMA Pediatr. 2021 Nov 1;175(11):1142-1150.
  2. Berardelli I, Sarubbi S, Rogante E, Cifrodelli M, Erbuto D, Innamorati M, Lester D, Pompili M. The impact of the COVID-19pandemic on suicide ideation and suicide attempts in a sample of psychiatric inpatients. Psychiatry Res. 2021 Sep;303:114072.