Federfarma Verona: preoccupa la carenza di ambulatori nei territori meno popolati

Federfarma Verona rimarca la carenza di ambulatori medici nelle zone a bassa densità abitativa, con risvolti problematici per la farmacia territoriale e l’assistenza medica da garantire ai cittadini in tutta la regione

Dall’approvazione delle Linee di indirizzo e operative per l’attuazione della delibera della giunta regionale n. 41 nel 2001, la situazione dei territori a bassa densità abitativa in Veneto, in relazione all’assistenza medica, è sempre più preoccupante a causa della carenza di ambulatori medici.

Verona Piazza Erbe

“La concentrazione dei medici di medicina generale in alcune realtà non ha portato a un miglioramento di servizio e assistenza per il cittadino dei territori isolati e montani: la chiusura degli ambulatori nei piccoli centri abitati ha tolto una presenza di riferimento. Inoltre, lo spostamento dei flussi di pazienti verso queste strutture unificate modifica anche i flussi per l’approvvigionamento dei farmaci, togliendo la possibilità di sostentamento della farmacia locale”. Sono le parole con cui Marco Bacchini, presidente di Federfarma Verona, esprime preoccupazione per la situazione dell’assistenza medica nella regione e chiede che la farmacia non sia lasciata sola nel compito di assistere il cittadino.

Federfarma Verona, con il 94% delle farmacie associate sull’intero territorio provinciale (244 sul totale di 260), ha ben chiaro il quadro della situazione.  Secondo Bacchini, interventi come la cosiddetta Legge ‘Salva Borghi’ (n. 158 del 6 ottobre 2017) non hanno portato ancora le sperate risorse, ma le farmacie continuano a servire il territorio, garantendo l’accesso alle cure e monitorando da un lato laderenza alle terapie, dall’altro la farmaco-economia, controllando gli sprechi.

Muoversi a sostegno delle farmacie

“La nuova sanità deve puntare sulla territorializzazione della cronicità potenziando il servizio della farmacia, che però non può essere lasciata sola a svolgere questo impegnativo compito. I contributi regionali assegnati alle piccolissime farmacie, che prestano un servizio indispensabile e alle volte costituiscono l’unico centro sanitario di vasti territori ben poco popolosi, non sono sufficienti”, dice Bacchini.

Il nuovo Piano socio sanitario regionale prevede un ruolo ancora più attivo a livello distrettuale per le farmacie territoriali, riconoscendone capacità di presa in carico del paziente cronico in stretta collaborazione con pediatri e Mmg. “La farmacia nei prossimi anni andrà assumendo una nuova identità, trasformandosi da farmacia in senso tradizionale a centro polifunzionale improntato alla Pharmaceutical Care”, si legge nel Piano.

“La Regione Veneto in passato ha manifestato la volontà politica di tutelare le farmacie delle piccole realtà riconoscendo un differenziale economico che, soprattutto dal punto di vista simbolico, ha avuto una significativa importanza. Ora a livello nazionale si sta rivedendo la convenzione fra Stato e farmacie, e a livello regionale accordi su DPC e CUP. È importante che Stato e Regione Veneto confermino in modo tangibile la volontà di mantenere viva nelle piccole realtà la farmacia in stretto binomio con il Mmg, che deve essere anch’egli posto nelle condizioni di svolgere la sua attività, e concretizzare le aspettative del Ssn, alcune delle quali riportate nel nuovo piano socio regionale”.

“Per garantire sostenibilità ai servizi di assistenza erogabili, oltre agli ambulatori di medici di medicina generale, occorre intervenire su più fronti, dall’adozione della banda larga agli aiuti concreti da parte delle pubbliche amministrazioni locali, come affitti calmierati o locali in comodato d’uso ai medici”, continua Bacchini. Fondamentale è però anche il ruolo