Gli integratori da utilizzare in caso di osteoartrosi

artrosi e integratoriAlcuni integratori si rivelano utili per combattere i fenomeni degenerativi osteo-articolari.

Esiste un naturale deterioramento delle articolazioni, legato all’invecchiamento fisiologico di tutte le componenti del nostro organismo, ma in alcune situazioni tale processo può essere accelerato.

I principali fattori eziologici accertati dell’artrosi sono:

  • Fattori genetici
  • Influenza ormonale
  • Sovraccarichi meccanici
  • Attività lavorative usuranti
  • Attività fisica eccessiva
  • Fratture ed altri traumi
  • Processi infiammatori
  • Malattie metaboliche
  • Emofilia ed altre malattie ematologiche

Nell’artrosi, si instaurano diversi meccanismi, soprattutto meccanici, che iniziano con delle fissurazioni, con dissociazione delle fibre di collagene: questo comporta una maggiore penetrazione di molecole di acqua, con conseguente iperidratazione della cartilagine stessa. I proteoglicani vengono frammentati e si attivano fenomeni condrocitari distruttivi (condrolisi), attraverso reazioni enzimatiche. Oltre a queste reazioni, è aumentata anche la produzione di altre sostanze, quali prostaglandine proinfiammatorie, radicali liberi e ossido nitrico. Tutti questi fattori portano a una denaturazione del collagene e dei GAG. A peggiorare tale situazione intervengono anche fenomeni infiammatori causati dai condrociti, portatori di antigeni. La degradazione della cartilagine comporta lo smascheramento di questi antigeni, causando una risposta di tipo immunitario.

Altro fattore coinvolto nel fenomeno infiammatorio è la liberazione di frammenti osteo-cartilaginei che si riversano nella cavità articolare, attivando i sinoviociti che innescano una chemiotassi (migrazione) granulocitaria.

Cartilagine articolare

È questa uno degli elementi più colpiti nelle manifestazioni artrosiche pure (cioè senza infiammazione). La cartilagine è una forma di tessuto connettivo che riveste i capi articolari, con due specifiche azioni:

  1. a) ammortizzare, insieme ad altre strutture, i carichi meccanici;
  2. b) permettere un miglior scorrimento dei capi stessi. Da tenere presente che la cartilagine è priva di vasi sanguigni e linfatici, per cui i nutrienti le pervengono esclusivamente, per imbibizione, dalla membrana sinoviale.

Nella cartilagine articolare sono presenti, e in quantità ridotta, delle cellule specifiche, i condrociti. Tali cellule sono deputate alla sintesi e degradazione dei componenti della matrice, l’equivalente delle attività degli osteociti nell’osso. Qualora vengano liberati, per via enzimatica, dalla matrice, risultano portatori degli antigeni MHC (Major Histocompatibility Complex). Questo permette di comprendere come spesso nell’artrosi si possano instaurare anche fenomeni infiammatori e autoimmuni. Altra sostanza importante, sono i proteoglicani che, insieme al collagene, hanno la funzione di aiutare l’articolazione a sopportare tutte le sollecitazioni meccaniche cui viene sottoposta nel corso degli anni. Sono composti da una proteina centrale e da catene laterali di glicosaminoglicani (GAG). Tra questi, il più presente nella cartilagine dell’umano adulto, è il condroitin-6-solfato; seguono, in ordine d’importanza, il cheratansolfato (KS) e il condroitin-4-solfato. Anche l’acido ialuronico fa parte dei proteoglicani cartilaginei. Nell’invecchiamento, sia naturale sia accelerato, si modificano i rapporti tra condroitin-6-solfato – che diminuisce notevolmente – e il condroitin-4-solfato, che diminuisce in quantità minore.

La glucosamina, composto naturalmente presente nell’organismo, primariamente nelle cartilagini, è formata dalla combinazione di glucosio e glutammina. Le sue principali funzioni sono: ridurre la velocità di degradazione della cartilagine, aumentarne la ricostruzione e ridurre l’infiammazione. Vari studi hanno mostrato che l’impiego della glucosamina, nella maggior parte dei casi 1500 mg al giorno, ha avuto i seguenti effetti sulla rimodellazione strutturale:

  • aumento della sintesi dei proteoglicani,
  • inibizione dell’attività della collagenasi,
  • stimolazione della produzione di acido ialuronico.

Mentre a livello dell’infiammazione ha mostrato le seguenti proprietà: inibizione della distruzione degli enzimi proteolitici nei tessuti, diminuzione dell’attività della fosfolipasi A2, riduzione della produzione di radicali liberi e diminuzione delle prostaglandine proinfiammatorie (PGE2) e delle ciclossigenasi (COX-2 soprattutto).

Uno dei primi autorevoli studi è stato pubblicato su Lancet nel 2000: condotto in doppio cieco, randomizzato, con gruppo di controllo, a lungo termine, su un totale di 212 pazienti con osteoartrite del ginocchio, in cui il gruppo trattato ha ricevuto 1500 mg di glucosamina solfato per 3 anni. È stato valutato l’ampiezza dello spazio del compartimento medio della giunzione tibio-femorale, nonché l’intensità dei sintomi. Mentre i 106 pazienti del gruppo placebo hanno visto una progessiva diminuzione di tale spazio (perdita media -0,31 mm), non vi è stata significativa perdita nel gruppo supplementato (perdita media -0,06 mm). Non sono stati riscontrati effetti collaterali significativi in tutto questo periodo (1).

Condroitin-solfato

Ha azioni molto simili a quelle della glucosammina. In particolare: aumenta la sintesi dei proteoglicani, diminuisce le collagenasi e le elastasi, abbassa il tasso di leucociti (fino al 20%) nel liquido sinoviale, riduce l’attività chemiotattica e fagocitaria, diminuisce la produzione degli enzimi lisosomiali e ha un effetto equivalente a quello dell’acido acetilsalicilico.

Diversi studi recenti mostrano la sua utilità nel mantenere l’integrità della cartilagine. Uno dei più recenti pubblicati ha valutato un prodotto commerciale francese contenente 500 mg di condroitina solfato per il trattamento dell’osteoartrite del ginocchio. Lo studio è stato effettuato in doppio cieco, randomizzato e con gruppo di controllo, per un periodo di 12 mesi; il gruppo supplementato ha assunto 500 mg di condroitina 3 volte al giorno. I criteri di valutazione sono stati il dolore locale al ginocchio, esame radiologico, test di Lequesne per la mobilità articolare, nonché esame con risonanza magnetica a 24 e 48 mesi dall’inizio del trattamento. Dopo 48 settimane, nel gruppo trattato il volume cartilagineo è aumentato (+180 mm3), comparato con una perdita di tale volume nel gruppo controllo (- 46 mm3) (2).

Omega 3, per un aiuto in più

Questo tipo di acido grasso è ormai noto per le molteplici proprietà, tra cui quelle anti-infiammatorie. Poiché, come spesso accade, i meccanismi d’azione non sono sempre tutti evidenti, ricercatori dell’Università di Cardiff (UK), hanno utilizzato un modello di cultura cellulare di condrociti bovini, in cui era stata indotta reazione infiammatoria tramite esposizione a IL-1alfa. Le ricerche si sono concentrate sui livelli di mRNA delle più importanti proteine pro-infiammatorie: proteinasi cartilaginee ADAMTS (disintegrine e metalloproteinase con trombospondina), COX-2, MMP (matrice di metalloproteinasi) e varie citochine (IL-1alfa, 1-beta, TNF-alfa). Tutti questi fattori sono stati ridotti dalla presenza di omega3 (da notare che sono state ridotte solo le COX-2 e non le COX-1); l’EPA è risultato il più attivo, seguito dal DHA e per ultimo dall’ALA (acido alfa-linolenico) (3).

Uno studio tedesco ha effettuato uno studio clinico interessante, cercando di valutare l’efficacia della glucosamina da sola (gruppo A) e abbinata ad omega 3 (gruppo B), per un periodo di 26 settimane. Condotto su 177 pazienti con osteoartrite al ginocchio di grado moderato o severo, è stato effettuato in doppio cieco, randomizzato, con gruppo di controllo. I risultati sono stati valutati usando un indice ormai accettato a livello internazionale, il WOMAC (Western Ontario and McMaster Universities Arthrosis index). Il criterio primario è stata una riduzione nel punteggio del dolore uguale o superiore al 20%. A tale livello minimo di risultati, non vi è stata differenza tra i due gruppi, mentre ricercando una riduzione molto più elevata, dell’80%, vi è stato un risultato statisticamente superiore per il gruppo B, supplementato con glucosamina e omega3 (4).

Luca Pennisi

Bibliografia

  1. Reginster JY, Deroisy R, Rovati LC, et al: Long-term effects of glucosamine sulphate on osteoarthritis progression: a randomized, placebo-controlled clinical trial. Lancet 2001 Jan 27;357(9252):251-6.
  2. Railhac JJ, Zaim M, Saurel AS, et al: Effect of 12 months treatment with chondroitin sulfate on cartilage volume in knee osteoarthritis patients: a randomized, double-blind, placebo-controlled pilot study using MRI. Clin Rheumatol. 2012 Sep;31(9):1347-57.
  3. Zainal Z, Longman AJ, Hurst S, et al: Relative efficacies of omega-3 polyunsaturated fatty acids in reducing expression of key proteins in a model system for studying osteoarthritis. Osteoarthritis Cartilage 2009 Jul;17(7):896-905.
  4. Gruenwald J, Petzold E, Busch R, et al: Effect of glucosamine sulfate with or without omega-3 fatty acids in patients with osteoarthritis. Adv Ther. 2009 Sep;26(9):858-71.