HIV e sistema nervoso: a Roma l’8°edizione di NeuroHIV

HIV e sistema nervoso, ossia il ruolo svolto dall’HIV nel contesto del sistema nervoso e i suoi effetti sui processi cognitivi, sono stati al centro dell’International Meeting on HIV Infection of the Central Nervous System 

Ruolo svolto dall’HIV nel contesto del sistema nervoso e i suoi effetti sui processi cognitivi. Di questo hanno discusso più di 100 specialisti statunitensi ed europei che sono stati protagonisti dell’8°edizione di NeuroHIV, International Meeting on HIV Infection of the Central Nervous System, tenutasi a Roma dal 17 al 19 ottobre. L’evento, organizzato dall’Ospedale San Raffaele di Milano e dall’Istituto Spallanzani di Roma, ha visto la presenza anche di importanti ricercatori e clinici italiani.

Come precisato dal Prof. Andrea Antinori, Direttore Malattie Infettive dell’IIRCCS INMI Spallanzani: “Secondo studi recenti una persona con HIV su quattro mostra deficit di tipo cognitivo; anche se in due casi su tre, grazie all’effetto delle terapie, si tratta di disturbi di tipo asintomatico”.

HIV sistema nervosoHIV e sistema nervoso

Non vi è dubbio che l’evoluzione delle terapie contro il virus dell’HIV abbia comportato un radicale mutamento della qualità di vita di chi ne è portatore. Gli inibitori delle integrasi, soprattutto, hanno giocato un ruolo importante grazie a una migliore efficacia e a una sicurezza maggiore.

Il virus dell’HIV, tuttavia, si difende dall’attacco farmacologico rifugiandosi nel sistema nervoso, dove può continuare a vivere indisturbato. A lungo andare la presenza del virus è in grado però di determinare la comparsa di disturbi di tipo cognitivo in genere di lieve o moderata entità. L’attenzione, la memoria, la capacità di eseguire movimenti, in particolar modo quelli fini, possono infatti subire alterazioni.

Obiettivo: cura funzionale

Il Prof. Antinori ha spiegato in particolare che, proprio perchè nella maggior parte dei casi il disturbo neurologico è asintomatico, esso è  “riscontrabile quindi solo tramite appositi test. Parliamo dunque di un disturbo di alcune funzioni, quali motorie, mnemoniche ed esecutive, che comunque nella maggior parte dei casi non condiziona molto la quotidianità. Solo il 2-3% dei pazienti con Hiv e con un difetto cognitivo sviluppa patologie più gravi, le cosiddette demenze, che corrispondono allo stadio più avanzato della malattia. Combattere questo virus, che si nasconde nel cervello, è la nuova grande sfida per le cosiddette strategie di ‘cura funzionale’, che puntano ad arrivare al controllo della replicazione virale anche in assenza di terapia”.

La Prof.ssa Paola Cinque, Specialista in Malattie Infettive all’Ospedale San Raffaele di Milano, ha precisato in particolare che, comunque, la situazione non risulta drammatica, infatti: “Innanzitutto è emerso che i problemi neurologici gravi nelle persone trattate non si vedono quasi più e si riscontrano solo in persone sieropositive non in terapia”. Inoltre, ha affermato l’esperta:  “Il legame tra virus e problemi cognitivi è da stabilire con certezza: l’interpretazione di questi dati non è univoca. In una prospettiva più generale, comunque, è fondamentale tenere presente che la persistenza del virus nel sistema nervoso rappresenta un potenziale ostacolo verso l’ambizioso obiettivo di eradicazione dell’infezione”.

Il ruolo italiano nella ricerca su HIV

Il nostro Paese non è certo rimasto indietro nella lotta contro la temibile malattia e, come ha affermato in conclusione il Prof. Antinori, “ha sempre avuto un ruolo importante, anche a livello internazionale, su questo fronte grazie ai suoi importanti contributi a livello scientifico. Si è quindi creato, nel corso degli ultimi venti anni, un network internazionale, con esponenti europei e americani, che si muove in maniera coordinata: questo meeting, giunto alla sua ottava edizione, rinsalda di fatto queste collaborazioni internazionali su questa specifica ricerca su HIV e le sue complicanze”.

I numeri sull’HIV

I numeri, d’altra parte, sono eloquenti: ad oggi, in Italia, il 90-95% dei pazienti in terapia gode di una soppressione della carica virale. Ci sono però ancora, secondo stime recenti, ben 15.000 soggetti che non sanno di essere HIV positivi.

Questa ignoranza, oltre che pericolosa sul piano personale perchè senza terapia l’infezione potrebbe giungere a uno stadio avanzato, può mettere a rischio anche la salute e l’incolumità altrui.