Il Mur funziona anche in Italia

Si è chiusa con la presentazione dei dati della sperimentazione alla conferenza berlinese di Pharmaceutical care network Europe la prima fase di test italiana del modello Medicine use review che è una fra le best practice del sistema farmaceutico britannico ma conquista consensi anche qui.
Il Mur o Medicine use review (revisione dell’uso dei medicinali) è fra le prestazioni avanzate di maggior spicco dei sistema delle farmacie britanniche accreditate. Ed è grazie all’accordo fra la Medway school of Pharmacy dell’università del Kent e la Fofi che lo ha patrocinato, che 80 farmacisti delle province di Treviso, Pistoia, Torino e Brescia sono stati coinvolti nella prima fase di sperimentazione-pilota del paradigma anche nel nostro Paese. Si basa su interviste strutturate che gli stessi farmacisti conducono sui loro pazienti. Lo scopo è di valutare e incrementare il livello di conoscenza che questi ultimi hanno circa i medicinali che stanno assumendo; identificare i possibili effetti collaterali e suggerire soluzioni. Ma anche di ridurre gli sprechi causati da un errato uso dei prodotti e spingere verso un maggior rispetto delle indicazioni fornite dai medici evitando tuttavia qualunque possibile sovrapposizione fra le prerogative della medicina e quelle della farmacia. Supportato anche dal dipartimento di Scienze del farmaco dell’università di Padova il progetto ha accolto le risposte di 74 farmacisti in totale e si è basato sul dialogo con 898 pazienti affetti da asma bronchiale, per il 45% uomini e per il 55% di sesso femminile. Preponderanti quelli di età compresa fra 41 e 80 anni (648); solo 170 quelli fra i 18 e i 40. Le prescrizioni di corticosteroidi sono state calcolate nel numero di 660; 640 quelle di beta 2 agonisti long acting e short acting rispettivamente in 640 e 489. 216 le ricette per broncodilatatori antimuscarinici e una per l’Omalizumab; 146 quelle di antileucotrienici; 28 quelle di teofillina e per finire quattro quelle di cromoglicato e nedocromile.
Solo il 2% degli intervistati ha evidenziato molti problemi con la terapia; qualche problema è stato denunciato in 228 casi (26%); il 72% pari a 641 persone non ha manifestato dubbi. Il 78% ha inoltre affermato di essere pienamente a conoscenza dei trattamenti indicati e di comprenderli e solo il 21% ha ammesso una consapevolezza parziale. Il 75% (660 persone) si è detto convinto che tutti i farmaci stessero funzionando e il 76% che gli effetti benefici corrispondevano alle sue aspettative; mentre un 15% se ne è detto in parte deluso sperando in una maggior loro efficacia. Solo l’1% del campione ha sostenuto di non aver tratto benefici dalla terapia. Si è trattato di pazienti per lo più molto scrupolosi perché il 54% ha detto di non aver mai trascurata un’assunzione o d’aver confusi gli orari. Ma è significativo anche il 45% di chi si è reso responsabili di una o più omissioni discostandosi così dalle indicazioni terapeutiche. Posti i tipici eventi negativi registrati in presenza di una patologia come l’asma bronchiale i farmacisti hanno evidenziato che 285 pazienti non presentavano alcun problema attinente all’assunzione di farmaci (32%) mentre in altri 226 casi hanno evidenziato la necessità di una maggiore educazione all’uso; 200 lacune nel monitoraggio; 152 casi di discrepanza fra dosaggi prescritti e dosi assunte; 128 casi di terapia potenzialmente inefficace; 116 di somministrazione di quantità inappropriate e 86 di sospetta reazione avversa. Oltre a ciò hanno posto in luce eventi sospetti dovuti in 205 casi forse ai beta 2 agonisti (tremiti e palpitazioni); in altri 168 candidosi orale riconducibile ai corticosteroidi inalatori; un totale di 148 la cui insorgenza era probabilmente da addebitarsi a corticosteroidi sistemici e agenti antimuscarinici.
I farmacisti hanno fornito indicazioni sui farmaci a 622 pazienti, per 346 volte hanno loro rivolto l’invito a ritornare dal medico curante e per altre 119 hanno loro consigliato di cambiare il metodo di assunzione. A 195 assistiti hanno spiegato come aggiungere un distanziatore e suggerita l’interruzione dell’assunzione di antinfiammatori. Altrove si sono resi necessari una modifica di dosi e orari di assunzione o uno stop ai farmaci da banco (84, 54, 37 pazienti rispettivamente). E mentre il 10,5% degli 898 pazienti non ha avuto bisogno di delucidazioni ulteriori sono stati 672 in totale  i consigli forniti circa l’attività fisica, la dieta e l’alimentazione. Altri 440 complessivi hanno riguardato il controllo del peso e la cessazione del fumo. 463 sono state le segnalazioni ai medici in vista di un nuovo controllo e 251 quelle sulle strategie per favorire una maggiore aderenza alle prescrizioni. 49 quelle per un eventuale cambio di farmaco e 19 le proposte di una interruzione. Risultato finale è che secondo i 74 farmacisti 467 dei pazienti hanno raggiunto una maggior comprensione dei fini dei trattamenti prescritti; 327 hanno accresciuta la loro conoscenza delle modalità di assunzione; 305 possono meglio fronteggiare gli effetti collaterali e 249 hanno un quadro più chiaro delle loro patologie e delle conseguenze che possono provocare. Solamente in 117 corrispondenti al 13% degli intervistati non hanno, ad avviso del farmacista, migliorato l’uso dei farmaci dopo il Mur.

Roberto Carminati