Quale può essere il ruolo del paziente come soggetto protagonista della trasformazione digitale della sanità? È stato questo il tema al centro dell’intervento di Laura Patrucco, Patient Advocacy, in occasione del ciclo di conferenze Program.ONE sviluppato e promosso da G-Gravity per creare un momento di dibattito e di confronto tra diversi interlocutori operativi nell’ecosistema salute.

«Il paziente deve essere esperto e, per questo, anzitutto, dovrebbe compiere un percorso per implementare la conoscenza della malattia. Inoltre, non può prescindere da un buon livello culturale che gli consenta di affrontare anche l’innovazione digital del Sistema Sanitario – ha affermato Patrucco Paziente Esperto e Membro del Direttivo di ASSD – Associazione Scientifica Sanità Digitale – Del resto il paziente, grazie alla tecnologia, può accedere alle informazioni e utilizzarle; si tratta di un interlocutore che deve essere coprotagonista della sua salute, con competenze tali da poter interagire con gli altri che si muovono nel suo ecosistema. Il paziente esprime un bisogno e la tecnologia deve aiutarlo ad avere delle risposte e favorendone l’inclusione, perché sono ancora molti i cittadini e quindi i pazienti non allineati all’educazione digitale, a partire da quelli della terza età».

L’utilità del digitale

«La tecnologia deve facilitare l’accesso alla salute, quindi serve per avvicinare e non allontanare, ma attenzione: l’innovazione non deve andare più veloce dell’utente – aggiunge Patrucco – Pensiamo, ad esempio, alla telemedicina promossa nel periodo Covid. Oltre il 70% degli utenti non aveva le competenze per utilizzarla e tanti servizi offerti sono rimasti inaccessibili per il potenziale utente, non digitalmente preparato. Il paziente ingaggiato, infatti, deve essere anche cooperativo»

Per questo, dunque, occorre consapevolezza e i modelli sanitari di domani dovranno permettere a tutti di passare all’azione. «Si deve ragionare, anzitutto, sul valore dell’identità del paziente. La rivoluzione culturale di ingegneri e progettisti deve coinvolgere, infatti, anche i destinatari e l’innovazione deve prevedere anche l’Inclusione verso la salute 4.0».

Formazione e informazione

Il digital, spesso divide e bisogna colmare questo gap dell’informazione e della formazione, perché non si traduca in una forbice sociale. «Esiste la criticità rispetto al linguaggio utilizzato per accedere alla prenotazione dei servizi digitali: sono molti i pazienti che hanno lamentato l’utilizzo di troppi termini tecnici e troppi inglesismi. Per questo, occorre utilizzare linguaggi user friendly, adeguati e armonizzati, pensati non soltanto per chi eroga un servizio di cura, ma anche per il destinatari».

L’alfabetizzazione digitale non deve interessare solo i cittadini: «occorre creare dei corsi di formazione per pazienti, ma anche per operatori sanitari, coinvolgendo l’intera filiera» conclude Patrucco.