Potrebbe essere possibile scovare integratori adulterati, contenenti cioè sostanza non dichiarate, grazie a un nuovo test: un metodo di analisi genomica che combina l’azione del Dna Barcoding e Pcr Multiplex, sviluppato da ricercatori americani della Chapman University, in California. Lo studio, il test e le sue potenzialità sono descritti in un lavoro pubblicato su Food Control.

Il test

È innovativo e sfrutta l’azione combinata del Dna Barcoding, metodica che aiuta a identificare entità biologiche tramite l’analisi della variabilità di un marcatore molecolare, e del Pcr Multiplex che attraverso una modifica della normale reazione a catena della polimerasi, consente di individuare delezioni o duplicazioni in un grande gene. Il test è stato sviluppato con uno specifico intento: rilevare possibili alterazioni negli integratori, soprattutto quelli di uso più diffuso e comune, come il ginseng cui è stato primariamente applicato, dando prova di efficacia. Per testare la capacità dello strumento, i ricercatori americani hanno acquistato on line 50 prodotti in commercio, canale di cui si servono in larga misura i consumatori, testandolo in maniera specifica su Panax ginseng,Panax quinquefolius e Panax notoginseng, tre specie di ginseng fra le più consumate.

I risultati

Due campioni compositi per prodotto sono stati sottoposti a estrazione del DNA seguita da test con PCR multiplex e DNA barcoding che puntavano a tre target genetici specifici: rbcL, matK e ITS2. Dei tre marcatori di DNA barcoding, ITS2 ha avuto il più alto successo di amplificazione, pari al 74% a fronte di matK che ha mostrato il più alto successo di sequenziamento arrivato al 60%. Il solo DNA barcoding ha identificato specie nel 68% dei prodotti, mentre la PCR multiplex ha avuto un tasso di identificazione complessivo del 60%: la combinazione dei metodi, dunque, ha portato a un tasso di identificazione delle specie del 72%. In buona sostanza, l’analisi ha rilevato Dna di specie non dichiarate nel 48% dei campioni, tra cui riso, grano, avocado e zucca; ha identificato che solo un prodotto su quattro conteneva la specie di ginseng dichiarata; che il 16% dei campioni includeva la specie di ginseng prevista più altre non dichiarate e, non ultimo, trovando nel 32% dei campioni solo specie non dichiarate. Quindi, oltre a migliorare il tasso di identificazione complessivo, la combinazione di entrambi i metodi ha consentito una maggiore risoluzione delle specie e il rilevamento di specie vegetali non dichiarate.
In conclusione. Lo studio ha evidenziato che l’uso combinato dei due metodi genetici è più efficace rispetto ad uno solo dei due nel rilevare specie vegetali nella maggior parte dei prodotti. Da qui il suggerimento per la ricerca futura a esplorare la combinazione di metodi di rilevazioni basati sul DNA con approcci che si servono di sostanze chimiche al fine di migliorare le capacità di identificare specie adulterate di ginseng nello specifico, e di quantificare le sostanze vegetali presenti non dichiarate. Potenzialmente la metodica potrebbe quindi aiutare anche gli enti normativi e i produttori a migliorare il controllo di qualità nel settore degli integratori alimentari.


Fonte

  • Kim DY, Miranda-Romo D, Ten Cate AR et al. Use of a novel combination of multiplex PCR and DNA barcoding in assessing authenticity of ginseng products. Food Control, 2025, Vol. 168, 110893. Doi: https://doi.org/10.1016/j.foodcont.2024.110893