La seconda giornata dei lavori del XIX Forum Meridiano Sanità “Health for all Policies: verso una nuova visione strategica del sistema sanitario per la crescita del Paese”, ospitato a Roma nelle giornate del 4 e 5 novembre scorsi, ha visto al centro del dibattito le difformità territoriali e il ruolo della prevenzione e promozione della salute per un invecchiamento attivo, in un’ottica di sostenibilità del SSN alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione. Infatti, negli ultimi cinquant’anni, l’Italia ha assistito ad una significativa evoluzione demografica che ha radicalmente trasformato la sua struttura. Servono pertanto politiche coraggiose e interventi rapidi per assicurare la sostenibilità del sistema.

I numerosi gap territoriali

Il monitoraggio nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza – LEA sul territorio nazionale nel corso del 2022, attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia, ha evidenziato che soltanto 13 regioni hanno rispettato gli standard di cura rispetto a 3 macro-aree – ha ricordato Americo Cicchetti, Direttore Generazione della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute –: Prevenzione collettiva e salute pubblica, Assistenza Distrettuale e Assistenza Ospedaliera, evidenziando, al contempo, un sensibile divario Nord-Sud, con conseguenti ripercussioni sull’equità di accesso alle prestazioni sanitarie. Altresì, le aree di Prevenzione e di Assistenza Distrettuale hanno mostrato le peggiori performance, con la prevenzione che ha ottenuto il punteggio più basso.

Per quanto l’attuale sistema di monitoraggio dei LEA presenti alcune criticità – come ad esempio la distinzione tra indicatori Core e non-Core – nel corso del Forum è stata riaffermata la necessità di un sistema di monitoraggio efficace; strumento questo ritenuto fondamentale per superare le diseguaglianze ancora presenti. Difformità che sono prevalentemente di 3 tipi: di accessibilità, di disponibilità di risorse tra i diversi territori e di competenze. Con riguardo poi all’area distrettuale e alla prevenzione, è stata rimarcata l’opportunità di introdurre nuovi indicatori relativi alla salute mentale, alle coperture vaccinali e all’ immunizzazione.

La prevenzione, parola chiave per assicurare sostenibilità al SSN

La prevenzione, come sottolineato in apertura dei lavori dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, è anche la prima leva su cui agire se «vogliamo che un sistema universalistico come il nostro possa continuare a essere sostenibile, in considerazione dei trend demografici ed epidemiologici».

La spesa ancora residuale in prevenzione e le differenze regionali

«Nonostante gli investimenti in prevenzione siano in grado di migliorare la resilienza sociale ed economica del Paese, al centro delle nuove regole europee di programmazione economica, nel Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine 2025-2029 gli stessi occupano uno spazio residuale» ha spiegato Daniela Bianco, Partner di The European House – Ambrosetti e Responsabile Practice Healthcare di TEHA Group.

In Italia, la spesa per la prevenzione rappresenta il 5% della spesa sanitaria totale, con grandi difformità tra le regioni. La spesa pro capite – a fronte di una media nazionale di 109,6 euro nel 2023 – oscilla tra un massimo di 160,8 in Molise e un minimo di 85,9 in Liguria, in riduzione rispetto agli anni precedenti (-18,6% rispetto al 2022).

A ciò si aggiunge una criticità relativa all’allocazione delle risorse. Infatti, anche nel 2023, quelle desinate alla sorveglianza, alla prevenzione e al controllo delle malattie infettive e parassitarie, unitamente alla sorveglianza e alla prevenzione delle patologie croniche, sono rimaste al di sotto della soglia del 50% del totale.

Gli italiani e la prevenzione: la survey Meridiano Sanità

 Nonostante la centralità del tema, appena il 23% degli italiani si definisce proattivo per la prevenzione, impegnandosi regolarmente per uno stile di vita sano e sottoponendosi a controlli medici regolari. E’ quanto emerge da un’indagine condotta da Meridiano Sanità con SWG. Tra gli ostacoli principali quelli economici, piuttosto che una scarsa percezione del rischio, in particolare tra i target più giovani.

 Scarsa attenzione a stili di vita soprattutto tra i più giovani

 Pe quanto concerne gli stili di vita, il 18% ha dichiarato di non presentare alcun fattore di rischio (consumo di alcol e tabacco, dieta non equilibrata e sedentarietà), con percentuali che aumentano tra i laureati e tra coloro che abitano nelle grandi città. Un altro 18% invece presenta almeno 3 fattori di rischio, con valori più elevati tra i più giovani, gli abitanti di Isole e Nord-Est e gli abitanti dei piccoli centri.

Troppo basse le adesioni agli screening

Guardando agli screening, il 30% dei cittadini di età compresa tra 50 e 70 anni ha dichiarato di non aver mai eseguito lo screening del colon-retto, percentuali che scendono, per le donne, al 15% per la cervice uterina nel range 25-64 anni e al 13% per la mammografia di quelle del range 50-69 anni. Preoccupante anche che circa il 40% dei cittadini non esegua gli screening oncologici da più di 1 anno.

Cresce, viceversa, l’attenzione verso le campagne vaccinali, anche se la percentuale di adesione resta comune intorno al 50%. Bassa anche la percentuale di vaccinati anti-HPV.

Tra i principali problemi evidenziati, l’assenza di una efficace comunicazione che appare, per l’80% del campione, confusa e contraddittoria.

Il ruolo delle farmacie per la prevenzione

 Appare evidente la crescente rilevanza che le farmacie ormai detengono sul territorio e quindi il loro ruolo crescente nella prevenzione, anche con campagne di screening e di immunizzazione. Grande perplessità e preoccupazione, tuttavia, sono state espresse nel corso del Forum dal Presidente FOFI, Andrea Mandelli, rispetto al futuro della farmacia dei servizi, dal momento che nella Manovra 2025 non vi è alcun cenno al prosieguo della sperimentazione, né vengono allocate risorse in tal senso.