Il processo dello sviluppo tecnologico è come la costruzione di una cattedrale, dove ogni contributo della creatività collaborativa deve seguire quello precedente. Una grande innovazione non deriva dalla tecnologia stessa, ma dalle persone, che la applicano in modo utile per risolvere dei problemi e le organizzano in ecosistemi, nelle strutture esistenti, attraverso piattaforme integrate.

Così accade nel mondo della farmacia: il terreno è pronto ad accogliere il seme delle nuove tecnologie, ma da solo il seme non basta, saranno necessarie le cure dei farmacisti come amorevoli contadini per vederlo sbocciare e portare i suoi frutti. È questo il tema che abbiamo approfondito con Gianni Petrosillo, presidente di Sunifar.

Lo stato dell’arte…

«Anche la farmacia, come altri numerosi settori, non potrà evitare di essere supportata dall’intelligenza artificiale – afferma – D’altra parte, non è altro che una nuova fase evoluta dell’informatica che, attraverso algoritmi ed elaborazioni, riesce a sviluppare scelte e azioni simili all’intelligenza umana; capace di riconoscere, apprendere, ragionare e decidere.

Di fatto, una forma basica di intelligenza artificiale è già in uso presso le farmacie. Mi riferisco ai programmi che possono pianificare gli ordinativi di farmaci e prodotti in automatico, sulla base di un set di dati preimpostati. Fa tutto il PC che, in rapporto alle vendite quotidiane, calcola le scorte, modula gli acquisti, ottimizza la scelta dei fornitori e lo fa finché l’operatore non interviene per modificare il data entry.

Lo stesso si può dire per le nuove tecnologie di automazione di magazzino, dalle operazioni di caricamento e di stoccaggio alla lettura ottica dei dati di scadenza e lotto, fino al prelievo automatico su comando e allo scarto dei prodotti in scadenza. La stessa capacità dei sistemi informatici di restituire per ogni farmaco dati circa l’interazione con altri farmaci o l’indicazione per determinate patologie e le controindicazioni non è altro che una prima forma di IA».

…e le prospettive future

Se si pensa, dunque, a sistemi informatici avanzati che possono apprendere autonomamente dai dati di input ed elaborare e proporre soluzioni, «è facile immaginare l’importante supporto che ne può derivare, per esempio, nel monitoraggio del paziente cronico, alla presenza di un quadro di polimorbilità e di politerapia farmacologica – prosegue Petrosillo – In base ai comportamenti del paziente, quindi, potremmo avere non solo il risultato di aderenza, ma anche una serie di proposte correttive e migliorative che possono servire al medico curante per ottimizzare il profilo di cura e al farmacista per correggere i comportamenti del paziente.

Ancora, pensiamo all’IA applicata all’elaborazione dei dati di telemedicina e al monitoraggio a distanza dei pazienti fragili anche attraverso l’uso dei wearable device, i dispositivi indossabili, nonché all’elaborazione dei dati di screening di massa, con la possibilità di prevedere eventi per fasce e tipologie di popolazione.

Venendo agli aspetti critici, come in tutte le cose, questi non stanno nello strumento in sé, ma nel suo utilizzo. Se l’IA è un mezzo che supporta il professionista nella propria attività, comunque essa sia organizzata, si tratta certamente di un passo evolutivo della professione, potendo operare scelte e decisioni professionali sulla base di nuove e più complete elaborazioni. Sarebbe, invece, un grande errore pensare di sostituire il professionista con una macchina, tenendo anche conto dei possibili rischi di anomalie nell’attività dell’IA o della sua discontinuità e dell’ancora impareggiabile valore dell’intelligenza umana».

Leggi l’approfondimento dedicato all’intelligenza artificiale su Farmacia News di Maggio