Interruzioni volontarie di gravidanza, una relazione del Ministero

Il Ministero della Salute ha recentemente pubblicato la relazione con i dati definitivi 2019 e i preliminari per il 2020 sull’interruzione volontaria della gravidanza nel nostro Paese. Nel 2019, notificate in totale 73.207 interruzioni volontarie di gravidanza, -4,1% rispetto al 2018, con un trend in progressivo, costante calo

In Italia, l’introduzione della legge 194 del 22 maggio 1978 recante “Norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza”, ha consentito alle donne di ricorrere all’aborto volontario in struttura pubblica entro i primi 90 giorni di gestazione. Dal 1980, vengono quindi raccolti annualmente i dati sulle interruzioni volontarie di gravidanza attraverso il sistema di sorveglianza epidemiologica, per migliorare efficacia ed efficienza di servizi e programmi realizzati.

Servizi e Covid

Nel 2020 anche i servizi e il personale impegnati nello svolgimento delle interruzioni volontarie di gravidanza sono stati coinvolti dall’emergenza pandemica. Tuttavia, sin dalle prime settimane il Ministero della Salute, ha identificato l’interruzione volontaria di gravidanza tra le prestazioni indifferibili in ambito ginecologico.

Per valutare l’impatto della pandemia sulle interruzioni volontarie di gravidanza, l’Istituto Superiore di Sanità ha organizzato una rilevazione ad hoc da cui è emerso che tutte le Regioni hanno reagito prontamente alla situazione e che i servizi hanno riorganizzato opportunamente i percorsi. Ad agosto 2020, il Ministero ha inoltre pubblicato un aggiornamento circa le linee di indirizzo sull’interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine.

Interruzione di gravidanza, i dati relativi al 2019

Nell’anno 2019 sono state notificate un totale di 73.207 interruzioni volontarie di gravidanza. Il dato registrato è in continuità con un trend di continuo calo riscontrato dal 1983, anno in cui è stato registrato il numero più alto di interruzioni volontarie in Italia: 234.801. Dal 2014 il numero di aborti volontari è inferiore a 100mila casi e la rilevazione del 2019 è del 4,1% inferiore a quella del 2018.

Per l’anno 2020 sono stati stimati anche tasso di abortività e rapporto di abortività. Il primo si riferisce al numero di interruzioni volontarie di gravidanza su mille donne di età compresa tra 15 e 49 anni; il rapporto di abortività esprime invece il numero di interruzioni volontarie di gravidanza ogni 1000 nati vivi. Il tasso di abortività è risultato di 5,8 ogni 1000 nel 2019 e di 5,5 ogni 1000 per l’anno 2020, con un valore tra i più bassi in Europa. Il rapporto di abortività è risultato pari a 174,5 per 1.000 nel 2019 (17,5 per 100 nati vivi), con un incremento dello 0,4% rispetto al 2018. Il valore preliminare per il 2020 è risultato pari a 169 per 1.000 nati vivi.

Target, livello socio-economico e occupazione

Il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza nel 2019 è diminuito in tutte le classi di età rispetto all’anno precedente, tranne che nel target 35-39 anni, anche se i tassi di abortività più alti restano nel cluster 25-34 anni. Per quanto riguarda il titolo di studio, nel 2019 il 44,8% era in possesso di diploma di scuola media superiore; tra le straniere, invece, a prevalere la licenza media (47%). Per quanto attiene all’occupazione, nell’anno in esame erano occupate il 50,2% delle italiane a fronte del 39,2% delle straniere.

La maggioranza delle italiane che hanno fatto ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza era nubile (62,6%), a fronte del 31,4% delle coniugate. Tra le straniere i valori sono più simili (48% coniugate, 46,7% nubili). Nell’anno in esame gli aborti volontari delle donne straniere hanno rappresentato poco meno del 30% del totale

Il tasso di abortività delle minorenni è risultato nel 2019 pari a 2,3 per 1.000 donne, valore inferiore a quello del 2018, in cui era 2,4, segno di un costante calo di incidenza. Il ricorso maggiore all’aborto tra le minorenni è avvenuto nelle isole. In diminuzione anche la percentuale di donne che hanno effettuato un’interruzione con una precedente esperienza abortiva alle spalle: il 25,2% (25,5% nel 2018).

Interventi e tempistiche

Continua ad aumentare la percentuale di interventi effettuati precocemente, meno esposti a complicanze: il 53,5% degli interventi è stato effettuato entro le 8 settimane di gestazione (rispetto al 50,9% del 2018), il 29,6% a 9-10 settimane, l’11,4% a 11-12 settimane e il 5,4% dopo la dodicesima settimana.

Per quanto riguarda il tipo di anestesia impiegata, nel 2019 è stato riscontrato un ancora elevato ricorso all’anestesia generale (44,8%), anche se è risultato in crescita il numero di coloro che hanno fatto ricorso all’aborto farmacologico. Nel 2019 questa modalità ha interessato il 27,8% dei casi, anche se sono forti le variazioni regionali. Nell’88,9% (88,5% nel 2018) la degenza è stata inferiore alle 24 ore.

Tempi di attesa e mobilità regionale

Stando ai dati riportati, i tempi di attesa si sono ridotti, con un aumento della percentuale delle interruzioni effettuate entro 14 giorni dal rilascio del documento (ottenuto per lo più da consultori), attestatasi al 72,6% dei casi rispetto al 70,2% del 2018. Inoltre, nel 2019 gli aborti volontari effettuati nella regione di residenza hanno rappresentato il 92,7% del totale, confermando una ridotta mobilità regionale.

Obiettori

Nel 2019 le Regioni hanno riferito che ha presentato obiezione di coscienza il 67% dei ginecologi, il 43,5% degli anestesisti e il 37,6% del personale non medico, valori in leggera diminuzione rispetto a quelli riportati per il 2018 con ampie variazioni regionali per tutte e tre le categorie.

Dati preliminari 2020 e impatto del Covid

In totale sono state calcolate 67.638 interruzioni volontarie, con un decremento del 7,6% rispetto al dato definitivo del 2019. In conseguenza del Covid-19, in 3 Regioni gli interventi sono stati effettuati solo in alcune strutture; in due Regioni alcune strutture hanno deciso in autonomia di interrompere il servizio. Sette Regioni hanno dato indicazioni per un percorso separato per le donne Covid-positive richiedenti interruzione volontaria di gravidanza, ma questo è stato attuato in tutte le Regioni per organizzazione interna delle singole strutture.

In alcuni casi è stata indicata dalle Regioni l’autonoma decisione di alcune strutture di riduzione del numero di interventi settimanali (in 4 Regioni), di sospensione delle procedure di interruzione farmacologica (4 Regioni) e di quella chirurgica (2 Regioni). Più della metà delle Regioni ha dichiarato che nessuna struttura ha segnalato problemi.

Nuove linee di indirizzo per l’aborto farmacologico

Nonostante un aggiornamento delle linee di indirizzo ministeriali sull’utilizzo di farmaci abortivi, a ottobre – novembre 2020 i referenti regionali hanno dichiarato che tutti avevano distribuito o segnalato alle strutture con servizio IVG le nuove Linee di indirizzo ministeriali, tranne in Calabria, dove si era deciso di stabilire prima i percorsi e delle indicazioni precise per l’applicazione. Solo la Regione Toscana aveva emanato delle indicazioni per iniziare l’utilizzo del Mifepristone e prostaglandine in ambulatorio extra-ospedaliero, collegato con una struttura ospedaliera, a partire dal 16 novembre 2020. Invece 13 Regioni hanno risposto che avevano intenzione di iniziare ad applicare ciò dal 2021: 4 solo in consultorio familiare, 2 solo in ambulatorio e 7 in entrambe le strutture. Tre Regioni stavano ancora valutando cosa fare.