Intervista ad Alberto Rampino, ex presidente di Federfarma Gorizia

Il farmacista ci racconta, in seguito alla sospensione dall’attività, le motivazioni per le quali ha deciso di non sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid

Alberto Rampino, laurea in Farmacia all’Università di Trieste, dottorato in Medicina Biologica a Lugano, con attività a San Canzian d’Isonzo, ha scelto di non vaccinarsi contro il Covid. Decisione che ha comportato la sua sospensione e conseguente dimissioni dal ruolo di presidente provinciale di Federfarma.

«Sono farmacista, ho fatto parecchi esami di biologia e fisiologia e ho un dottorato in Medicina Biologica post-laurea acquisito in Svizzera – ci spiega Rampino – Anche il mio medico mi ha supportato in determinate convinzioni. I vaccini a mRna sono farmaci pensati per l’utilizzo nelle terapie oncologiche. Un conto è però utilizzarli per un malato di cancro, che può tentare diverse strade, altra cosa sui pazienti sani».

Concorda sui timori avanzati, tra gli altri, da Luc Montagnier, che aveva parlato del rischio di sviluppare malattie autoimmuni e cancro?

Esattamente, questa è la mia paura. Per fare un’operazione razionale bisognava avere il tempo di avviare un decorso tradizionale. C’è poi un fatto che mi ha fatto propendere verso la non vaccinazione: non conosciamo tutti i rischi associati a questo trattamento.

Il virologo Roberto Burioni ha obiettato che non si conoscono, nella storia, vaccini che abbiamo dato effetti avversi a medio-lungo termine.

È la prima volta, però, che c’è stata una sperimentazione così breve sui vaccini, pronti dopo solo nove mesi. Un vaccino o un farmaco deve avere una rigorosa fase sperimentale e un più lungo follow-up prima di essere considerato affidabile e sicuro. Serve un controllo negli anni prima di poterli somministrare con sicurezza.

Cosa non quadra seconda lei?

Va verificato tutto ciò che viene detto intorno a questa pandemia. Se parliamo di numeri, la letalità da Covid nel mondo è di circa il 2%, numeri lontani dalle cifre elevate della mortalità per Ebola. Anche l’utilizzo di un alto numero di cicli amplificazione della Pcr, per i tamponi molecolari gonfia i dati dei contagi. Si parla di emergenza, ma anche negli anni pre-Covid i media riportavano di influenze violente e terapie intensive piene. Il conteggio dei ricoverati in terapia intensiva è riferito solo ai pazienti con Covid, non a quanti le occupano per altre patologie. I morti di Covid che non avevano altre patologie sono il 2,9% di un campione di 7.910 deceduti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle
cliniche, come evidenzia uno studio dell’Iss. Gli altri sono deceduti perché il Covid si era aggiunto ad altre patologie.

Lei ha chiesto delucidazioni all’Azienda sanitaria di Gorizia che l’ha sospeso. Ci può dire quali sono state le sue richieste?

L’Asugi mi ha mandato una lettera in cui mi si imponeva la vaccinazione per evitare di essere veicolo di contagio. Questo nonostante in farmacia uso la mascherina Ffp2, ho uno schermo in plexiglas che mi divide dal pubblico, che a sua volta ha la mascherina, e ci disinfettiamo le mani in continuazione. Stiamo parlando di un luogo dove la gente è più sicura che altrove. Come emerge da diversi studi, la vaccinazione non impedisce il contagio o di essere contagiato, il vaccino non è sterilizzante. Il professor Marco Cosentino, ordinario di Farmacologia nella Scuola di Medicina presso l’Università dell’Insubria di Varese, in un’audizione alla prima commissione Affari Costituzionali del Senato, ha citato, per esempio, uno studio dell’Università di Oxford. La copertura dall’infezione dopo la vaccinazione, in base a questa ricerca, dura tre mesi. In questo senso, l’impalcatura su cui si basa l’obbligo del Green pass non regge. Ho pertanto chiesto chiarimenti in merito, inviando due Pec all’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina. Non mi hanno risposto, come sarebbe stato mio diritto, e mi hanno deferito all’Ordine.

Con la sospensione non potrà stare a contatto con il pubblico.

Mi hanno scritto che temporaneamente sono sospeso dall’avere “il diritto” di rapporti interpersonali con i clienti: ma un diritto ce l’hai o non ce l’hai. L’interazione con i clienti è un mio dovere, non un diritto: è una funzione sociale precisa. Non devo in sostanza stare al banco, ma posso continuare a lavorare.

Pensa di ricorrere al Tar contro questa decisione?

Assolutamente no. Nel 95% dei casi i ricorsi vengono respinti prima di essere studiati. Non mi interessa, poi non ho da rivalermi contro nessuno. Ognuno ha fatto il suo  lavoro, l’Ordine, l’Asl e io ho agito in coscienza.

Sono 29 su 1200 i farmacisti del Friuli Venezia Giulia sospesi temporaneamente dall’esercizio della professione perché non vaccinati.
Ha avuto contatti con qualcuno di loro?

Sì diversi, tante manifestazioni di solidarietà da altri farmacisti. Hanno colpito un po’
random, forse anche perché ero presidente di Federfarma. La cosa su cui ci siamo ritrovati è questa imposizione quasi febbrile del vaccino. Poi la questione del siero senza i dovuti tempi. C’è anche chi ha voluto correre il rischio, ma non ha intenzione di fare la terza dose o vaccinare i figli. C’è una presa di coscienza da chi, obtorto collo, ha dovuto vaccinarsi.