L’ipertensione arteriosa rappresenta uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, a oggi la principale causa di morte a livello globale. In occasione della XIX Giornata Mondiale contro l’ipertensione (17 maggio), Giuseppe Danilo Norata, Coordinatore del Gruppo di Lavoro Cardiovascolare e Metabolismo della Sif, ha chiarito alcune questioni sul tema

Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora ad oggi la principale causa di morte a livello globale. L’ipertensione arteriosa è uno dei principali fattori di rischio per il suo sviluppo, e proprio per questo deve essere attenzionata con accuratezza. Il professor Giuseppe Danilo Norata dell’Università degli Studi di Milano e Coordinatore del Gruppo di Lavoro Cardiovascolare e Metabolismo della Società italiana di farmacologia (Sif), in occasione della XIX Giornata Mondiale contro l’ipertensione, ha chiarito 10 importanti questioni sull’argomento.

L’ipertensione è una condizione «in cui i livelli di pressione sanguigna sono superiori al normale (generalmente in più misurazioni >140mm Hg pressione sistolica e > 80mm Hg diastolica). Più è elevata la pressione, maggiore è lo stress sulle pareti arteriose e, di conseguenza, il rischio di malattia cardiovascolare – ha chiarito il professore, sottolineando che – i principali fattori di rischio sono una dieta non salutare e arricchita con sale di sodio, la mancanza di attività fisica e un elevato consumo di bevande alcoliche».

L’ipertensione in Italia e l’aumento tra i giovani

Per quanto riguarda i dati di prevalenza a livello italiano, gli ultimi disponibili, risalenti al 2019, mostrano una prevalenza del 39% negli uomini e del 28,6% nelle donne nella fascia d’età tra 30 e 79 anni. A preoccupare è tuttavia il target dei più giovani, appartenenti alla classe d’età 18-35 anni, tra i quali si riscontra un aumento di casi di ipertensione in tutto il mondo.

«È importante mettere in luce come nei giovani rappresenti un problema ancora maggiore rispetto agli adulti, poiché in questo caso l’ipertensione ha più tempo per danneggiare arterie e cuore, predisponendo a importanti eventi cardiovascolari, come infarto e ictus – ha aggiunto Norata – Lo studio italiano I-Game, lanciato dal Gruppo Giovani della SIIA – Società Italiana Ipertensione Arteriosa nel 2014 e interamente progettato e sviluppato da giovani ricercatori under 35, ha mostrato che il 14% degli italiani di età compresa tra i 18 e 35 anni soffre di ipertensione arteriosa sistolica isolata, cioè ha un valore di pressione massima superiore a 140 mmHg».

Il trattamento dell’ipertensione

Per quanto riguarda il trattamento della patologia, oltre all’importanza di seguire corretti stili di vita e alimentari, la stessa può essere gestita farmacologicamente con diverse categorie di farmaci. «I trattamenti di prima linea per l’ipertensione prevedono l’utilizzo di quattro categorie diverse di farmaci, spesso in combinazione: gli ACE inibitori (ACEi), i bloccanti del recettore dell’angiotensina II (ARBs), i bloccanti del canale del calcio e i diuretici. A questi trattamenti farmacologici, oggi si aggiungono anche una serie di strategie che pongono il paziente al centro dell’attenzione.

Così, da un lato, assistiamo a un crescente interesse verso l’utilizzo di device semplici – come, ad esempio, smartwatch – per monitorare i cambiamenti di pressione nell’arco della giornata, collegati ad un sistema di telemonitoring a disposizione del medico; dall’altro, si cerca di migliorare l’aderenza dei pazienti alla terapia attraverso singole polipill contenenti principi attivi con meccanismi d’azione sinergici e che consentano un’unica somministrazione giornaliera» ha proseguito l’esperto, evidenziando che nei pazienti trattati con farmaci antipertensivi è stata riscontrata una riduzione di eventi cardiovascolari. Gli effetti correlati di questi medicinali sono generalmente lievi o moderati e vanno dalla tosse secca, a diarrea o costipazione, malessere, problemi di erezione, nervosismo, stanchezza e debolezza, nausea e vomito.

Farmaci in studio

Tra i farmaci attualmente in sviluppo «abbiamo approcci di silenziamento genico (siRNA) per i recettori specifici dell’angiotensina (AT1AR), oppure per i canali del calcio di tipo TRPC1. Parallelamente c’è molto interesse nel comprendere meglio i meccanismi legati all’ipertensione resistente e, in particolare, nel valutare il trattamento dell’iperaldosteronismo attraverso inibitori selettivi con meno effetti collaterali dei farmaci attualmente utilizzati. Infine, c’è un rinnovato interesse sul sistema dell’endotelina» ha chiarito il professore.

Puntare alla prevenzione

Se dall’ipertensione non si può guarire, è comunque possibile adottare strategie utili a prevenirla. «Fin dalla giovane età, è consigliabile seguire semplici regole di comportamento, tra cui: avere un’alimentazione sana, ricca di frutta, verdure e farina integrale, ridurre la quantità di sale di sodio al di sotto di 1,5 g al giorno, mantenere il peso corporeo entro un range adeguato, limitare l’uso di bevande alcoliche e praticare regolarmente attività fisica» ha concluso il professore.