Circa 9mila nuove diagnosi di celiachia all’anno sono quelle annunciate nella Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia realizzata dalla Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della Salute, con il contributo dell’Istituto superiore di sanità, con un trend in costante crescita.

Sono 241.729 i celiaci dichiarati nel 2021, 70% donne, di cui i picchi maggiori si rilevano in Campania (97%), Lombardia (18,2%), Lazio (10,2%) e Emilia-Romagna (8,1%). Patologia cronica dell’intestino tenue, di natura autoimmune che colpisce circa l’1% della popolazione mondiale, la celiachia è causa di una reazione immunitaria anomala al glutine, una proteina presente nel grano, nella segale, nell’orzo, nel farro e nel kamut: da qui l’attenzione al regime alimentare.

Facciamo chiarezza

Ai numeri non corrisponde un’informazione altrettanto corretta e “ampia”, almeno in relazione alla dieto-terapia, cruciale nell’approccio e cura della celiachia e garante di una migliore qualità di vita per il paziente. Aspetti su cui punta l’attenzione SIMBIOS, la gamma di integratori alimentari di Dr. Schär, pioniere nell’alimentazione senza glutine:

Le forme atipiche

Non è solo “pura” celiachia: la ricerca nel corso degli anni ha portato a identificare, oltre ai tipici disturbi gastrointestinali, anche diversi sintomi extra-intestinali “atipici” con cui la malattia si può manifestare. Emicrania, causata dall’anemia da ferro, osteoporosi, disturbi neurologici, spesso legati a carenze di vitamine del gruppo B, disturbi della fertilità sono fra i principali. Tali sintomi, che variano il quadro clinico, qualificano la celiachia in diverse forme: classica, sintomatica, subclinica, potenziale e refrattaria.

La gestione nutrizionale

La dieta gluten free, da assumere a vita, rappresenta ad oggi l’unica terapia possibile in caso di celiachia o di altri disturbi legati al glutine: protegge la mucosa intestinale da gravi danni derivati dall’“attacco” del glutine stesso, normalizza i valori degli anticorpi, induce la scomparsa della sintomatologia, rigenera la mucosa intestinale, rende l’organismo nuovamente in grado di assimilare le sostanze nutritive, con un sensibile miglioramento dello di salute generale e della qualità di vita, osservabile in un arco temporale dall’inizio dell’assunzione del dieta senza glutine da qualche settimana a qualche mese, a seconda della persona.

Le raccomandazioni dietetiche

Aumentare il consumo di alimenti di origine vegetale, di frutta, verdura, legumi, noci, cereali integrali e pseudocereali privi di glutine, è la prima strategia per evitare il rischio di carenze di vitamine o minerali, possibili in caso di un regime alimentare senza glutine. Attenzione a salumi, condimenti a base di spezie, dolciumi, salsa di soia, seitan e birra e ad alimenti raffinati più disparati che possono contenere tracce della proteina.

Carenza di micronutrienti

Prima dell’assunzione di un regime alimentare senza glutine, l’assorbimento di alcuni nutrienti, soprattutto di vitamina B12, ferro, vitamina D, zinco, magnesio e selenio, potrebbe essere carente. Tali deficit, da evidenze cliniche e scientifiche, sono più tipici di pazienti con diagnosi recente di celiachia, da poco o ancora da avviare alla dietoterapia. Non sono esclusi dal rischio, tuttavia, anche pazienti celiaci di vecchia data per cause ancora poco note. La combinazione di integratori alimentari specifici alla dieta senza glutine è in grado di garantire il corretto apporto di micronutrienti deficitari.

Il ruolo del microbiota

Recenti studi eseguiti sul microbiota, cioè sulla popolazione di microrganismi composta da batteri, virus, lieviti e funghi che convivono nell’intestino contribuendo al mantenimento dello stato di salute, in pazienti con celiachia, hanno evidenziato un aumento di batteri potenzialmente patogeni, come alcuni ceppi di Bacteroides, Prevotella ed E. coli, e una riduzione di batteri benefici, tra cui ceppi di Bifidobacterium e Lactobacillus. Resta da chiarire se questo squilibrio tra specie pro- e anti-infiammatorie sia la causa o la conseguenza dell’insorgenza della malattia, sebbene vi siano alcune ipotesi su possibili meccanismi di innesco della disbiosi, a favore anche dello sviluppo della celiachia in soggetti predisposti. La supplementazione di probiotici selezionati, come alcuni ceppi di bifidobatteri e lattobacilli, sembrerebbe in grado di ripristinare l’equilibrio del microbiota e di ridurre i sintomi nei pazienti celiaci. I probiotici contribuirebbero infatti a migliorare la digestione delle proteine del glutine, la conservazione dell’integrità della barriera intestinale e il mantenimento dell’omeostasi del microbioma intestinale.