Benefici anche per la salute e per il pianeta. La consulenza ad ampio spettro del farmacista anche in campo nutrizionale

Il farmacista del futuro, ancora di più di quello attuale, sarà un professionista dedito a migliorare la salute e il benessere del cittadino a 360°. Già oggi la consulenza al banco non si limita a consigli sul corretto utilizzo dei farmaci ma spazia nel campo della prevenzione e delle modifiche allo stile di vita per evitare l’instaurarsi di tanti problemi legati a fattori di rischio trascurati. La qualità dell’alimentazione, evitare la sedentarietà e mantenere un peso corporeo accettabile, se non ottimale, sono argomenti in prima linea nella pratica quotidiana della professione.

Per questo motivo può essere davvero interessante soffermarsi su alcuni aspetti emersi durante un recente incontro a Milano organizzato da Nutrition Foundation of Italy (NFI) tra quattro esperti di nutrizione che hanno affrontato da vari punti di vista il tema della trasformazione degli alimenti e delle possibilità che la tecnologia moderna offre sia in termini di nutrizione umana sia di sostenibilità per il pianeta.

Un’ampia parte della popolazione alla ricerca di cibo salutare seleziona per gli acquisti alimenti naturali, stagionali e a km zero. Parallelamente, però, c’è forte interesse nei confronti di cibi che rispondano a esigenze dietetiche specifiche, sempre con l’obiettivo di tutelare la propria salute attraverso l’alimentazione.

I prodotti privi di qualcosa hanno grande mercato, per esempio senza glutine o senza lattosio, ma anche “senza zuccheri aggiunti” o senza/a ridotto contenuto di grassi, accanto agli alimenti funzionali o arricchiti, per esempio in proteine, fibre, minerali, vitamine… Queste due tendenze sono in parte contrapposte e sono al centro dell’attenzione del mondo della nutrizione.

Daniela Martini, professore associato di Scienze e Tecniche Dietetiche Applicate all’Università degli Studi di Milano; Vincenzo Fogliano, tecnologo alimentare, presidente del gruppo Food Quality & Design dell’Università di Wageningen, Paesi Bassi; Corrado Galli, tossicologo all’Università degli Studi di Milano e past president della Società Italiana di Tossicologia e Alessandro Banterle, economista, professore ordinario di Economia Agro-alimentare presso l’Università degli Studi di Milano, hanno parlato di come le tecnologie applicate alla trasformazione degli alimenti abbiano visto in tempi recenti un rapido sviluppo e di come la disponibilità di tanti cibi processati offra numerosi e sostanziali benefici sui quali non ci si sofferma abbastanza a riflettere, sia per la salute umana sia per la sostenibilità del pianeta.

Tra i benefici possibili dell’utilizzo delle più svariate tecniche in campo di trasformazione degli alimenti c’è, per esempio, la possibilità di utilizzare grandi quantità di alimenti freschi (es. frutta, verdura…) che altrimenti andrebbero perdute. In molti casi, inoltre, la tecnologia alimentare consente di rendere disponibili ad ampie fasce della popolazione tipologie di prodotti sani che altrimenti verrebbero consumati molto meno a causa del lungo tempo di preparazione a livello casalingo. Un esempio tipico è quello dei legumi, fonte preziosa di proteine vegetali. L’industria alimentare produce cibi sicuri in termini di igiene e rende disponibili a prezzi accessibili alimenti con caratteristiche ottimali, allargando il consumo alcuni nutrienti fondamentali per una sana nutrizione, migliorando la qualità della vita delle persone e prevenendo l’instaurarsi di patologie.

La tecnologia legata al packaging e alla conservazione in atmosfera modificata consente di fare spese più grosse con minor frequenza senza che quanto acquistato rischi di andare a male e finisca buttato via. Questo aspetto è stato rilevante per mantenere una dieta sana e variata anche nei periodi di lockdown durante i quali abbiamo tutti vissuto forti limitazioni agli spostamenti anche per fare la spesa. I contenitori in plastica, se opportunamente riciclati, possono essere più sostenibili da un punto di vista ambientale dello spreco di cibo che si verificherebbe non utilizzandoli. Pensiamo alle insalate pronte o ai salumi in vaschetta, la cui durata è prolungata proprio dalla tecnologia, nonché a numerosissimi altri prodotti in scatola o surgelati.

La produzione alimentare per sfamare una popolazione di oltre 8 miliardi di persone è estremamente complessa e non può esistere un singolo modello da adottare. Occorre utilizzare il modello più adatto, di volta in volta, a seconda delle numerosissime variabili locali, tentando sempre di valutare il rapporto rischio-beneficio dell’applicazione di ogni tecnologia, analizzando in dettaglio in modo razionale e non emotivo tutte le ricadute che le singole scelte vanno a innescare. In ogni caso per fare un bilancio corretto occorre tenere conto sia degli aspetti negativi sia di quelli positivi, evitando di demonizzare a priori i cibi processati, come spesso viene fatto, senza ricordare i benefici che offrono.