Sembra meno amara del previsto la pillola preparata per i farmacisti dai tecnici del Governo Monti, nella versione definitiva del decreto sulle liberalizzazioni.
Tramonta infatti l’eventualità di una fuga della fascia C con ricetta dalle farmacie, anche se rimangono invariati i timori della categoria sulla sostenibilità di un quorum a 3.000 abitanti.
È già polemica sul numero delle nuove sedi: poco meno di 5.000 secondo le fonti ufficiali del Governo, almeno settemila dai dati Federfarma, che vede in un aumento delle farmacie italiane del 40% la possibilità di un default del sistema.
La revisione della pianta organica prevede in tempi brevissimi un concorso straordinario per titoli ed esami riservato ai farmacisti non titolari e ai rurali sussidiati, con la possibilità di partecipare in forma associata sommando i punteggi dei singoli per aumentare la loro chance di assicurarsi una farmacia.
Nell’intento dei legislatori questa nuova norma dovrebbe favorire i giovani collaboratori; noi temiamo che le qualifiche professionali e l’esperienza siano caratteristiche individuali che mal si presteranno a forme societarie improvvisate.
Speriamo che non finiscano per favorire i soliti “gruppi di acquisto” ben strutturati a discapito dei singoli.
Farà discutere il provvedimento che autorizza le farmacie a svolgere la propria attività oltre gli orari e i turni di apertura.
Su questo tema ribadiamo quanto detto in altre occasioni: la liberalizzazione degli orari non penalizzerà i colleghi che fanno della fidelizzazione il proprio punto di forza.
Chi saprà offrire alla propria clientela un rapporto privilegiato e un servizio di consulenza attento e puntuale non avrà nulla da temere dalle logiche del libero mercato. L’intervento del Governo sulle farmacie può apparire maldestro, con un testo tagliato e ricucito troppe volte, probabilmente perché redatto in modo affrettato senza avere una profonda conoscenza del sistema farmacia.
Fa sorridere la retromarcia sull’uscita della fascia C con ricetta per «ragioni di carattere tecnico», come ha spiegato il ministro della salute Balduzzi (non potevano capirlo prima?), ma rimane comunque la mossa più sensata del provvedimento, legando indissolubilmente la ricetta alla farmacia.
La sensazione comune è che il Governo abbia scelto di puntare inizialmente sulla liberalizzazione di alcuni settori ritenuti simbolici per dare un segnale forte di cambiamento all’opinione pubblica, pur senza creare grandi vantaggi economici per il cittadino.
Possiamo non essere completamente d’accordo con le decisioni del Governo, ma i suggerimenti che ci arrivano dalla società sono chiari: non esistono regole immutabili, perché i modelli culturali ed economici possono evolversi nel corso degli anni sulla base delle necessità collettive.
La riforma del sistema farmacia appare inevitabile: chi la ostacola oggi, invocando diritti acquisiti e ragioni particolari, non vuole riconoscere il mutamento dei tempi.