La percezione della sanità pubblica, tra priorità e salute digitale

Il mondo sta evolvendo rapidamente con l’avvento delle tecnologie innovative basate sull’analisi dei big data e l’intelligenza artificiale, e con esso devono necessariamente evolvere anche i modelli di sanità pubblica, per restare a passo coi tempi e coniugare al meglio le priorità d’azione con le tematiche emergenti della salute digitale.

Di pari passo, la ricerca in campo medico sta producendo molte nuove terapie avanzate che potrebbero nei prossimi anni comportare un profondo mutamento dell’approccio alla cura, in modo particolare per quanto riguarda malattie come i tumori. Proprio il settore della lotta contro il cancro è stato avvertito come il più costoso per il Servizio sanitario nazionale dalla maggior parte del campione di persone (66%) (1088 intervistati in totale, di età maggiore di 18 anni) interpellate nel corso dell’indagine condotta dall’Istituto Piepoli per conto di MSD Italia e recentemente presentata nel corso del convegno “Inventing for Life – Health Summit”. Lo stesso ambito dei tumori dovrebbe essere oggetto, per il 72% degli intervistati, di maggiori investimenti da parte della sanità pubblica, un dato che si distanzia di molto dalla percezione della necessità d’investire sulle malattie cardiovascolari (18%) o neurologiche (14%), che seguono nella classifica.

La priorità è l’accesso ai servizi

Il 78% degli intervistati ha individuato nella riduzione delle liste d’attesa la principale priorità per la sanità pubblica, davanti a un maggior sostegno per le fasce più deboli della popolazione (40%) e agli investimenti per la prevenzione delle malattie (37%). Significativamente però, nonostante la maggior parte del campione si sia detto preoccupato per i possibili problemi legati alle infezioni ospedaliere da batteri antibiotico-resistenti (86%) e che l’antibiotico resistenza sia comunque un tema preoccupante (67%, di cui il 32% molto preoccupante), solo poco più della metà del campione (53%) sa cosa s’intenda con questo termine.
Gli italiani sembrano anche poco consapevoli del valore della ricerca scientifica nel generare farmaci innovativi, che migliorino le opzioni di cura a disposizione dei sanitari. Nonostante la quasi totalità degli intervistati (97%), infatti, abbiamo segnalato l’importanza che i malati di tumore possano accedere in tempi rapidi ai farmaci innovativi che gli consentano di per tornare a lavorare in pochi mesi, solo il 29% del campione ha identificato la ricerca scientifica come priorità per il Ssn e solo l’8% considera prioritario tout-court garantire l’accesso ai farmaci innovativi in tempi rapidi. Oltre i tumori, anche le malattie neurologiche (tra quelle croniche) vengono avvertite come necessarie d’investimenti in ricerca (43%), mentre meno impellente appare essere la necessità di nuovi farmaci per problemi che comunque rappresentano importanti emergenze per la sanità del terzo millennio, come il diabete (35%), le malattie genetiche (27%), le disabilità (24%) e le malattie respiratorie (19%).

I servizi per la cronicità

Un altro tema caldo per la sanità pubblica riguarda la gestione dei pazienti cronici, che sono inevitabilmente destinati ad aumentare visto l’invecchiamento della popolazione e l’allungamento della vita media. In un periodo storico in cui inizia a scricchiolare l’impostazione universalistica tipica del Servizio sanitario italiano, la maggior parte del campione intervistato (65%) si è detto ancora molto o abbastanza soddisfatto dei servizi da esso erogati, tanto da consigliarli a un parente nel 70% dei casi. Sarebbe però necessario per la grande maggioranza del campione (90%) una maggiore allocazione di risorse a favore del Ssn.
Più problematica è la percezione degli utenti circa il fatto che le opinioni dei fruitori del Ssn vengano prese in considerazione dai sanitari: un aspetto poco considerato per il 39% del campione e per nulla dal 15% degli intervistati. Dato che si scontra con l’86% complessivo di persone che vorrebbe che la voce dei pazienti trovasse un maggiore spazio di ascolto, in accordo con i modelli più recenti che vedono “il paziente al centro” del network di cura. Critica è anche risultata la percezione di una rete di servizi fortemente frammentata sul territorio italiano (84%).
L’indagine dell’Istituto Piepoli ha anche evidenziato che gli italiani sarebbero complessivamente favorevoli (86%) al fatto che un’ottantina di farmaci innovativi possano essere prescritti anche dai medici di medicina generale.

Verso la sanità digitale

I partecipanti all’indagine sono ancora divisi circa l’opportunità di concedere l’uso dei propri dati sanitari privati ai fini di migliorare il Servizio sanitario nazionale (49% di contrari) e per attività di monitoraggio e prevenzione della salute del singolo cittadino (47% di contrari). Ancora una volta, gli intervistati si sono dimostrati più favorevoli a concedere l’utilizzo dei propri dati sanitari per contribuire alla lotta contro il cancro (55%). Un’opinione globalmente positiva nel 89% dei casi è invece emersa a favore dei servizi di telemedicina come strumento per migliorare l’assistenza da remoto dei malati cronici