«Le farmacie soffrono perché il territorio è in crisi». L’intervista a un farmacista di Lecce

«Sono senz’altro un eterodosso se non addirittura un eretico, e se bisogna definire la faglia di frattura del nostro drammatico presente, credo che questa possa identificarsi con il rapporto fra il territorio e i poteri. Laddove questi ultimi non devono necessariamente essere identificati con le istituzioni; ma anche con un certo modello economico. I farmacisti sono territorio e devono esserne consapevoli». Lo ha affermato Leonardo Elia, titolare della farmacia Elia snc nel centro di Lecce.

Significa che la farmacia patisce l’indebolirsi di un certo paradigma di società?

«Senz’altro. Spesso si sente alludere all’esistenza di una lobby dei farmacisti; ma non esiste nessuna lobby. I territori sono molti e multiformi e se le farmacie sono in crisi è perché il territorio stesso è in crisi e se parliamo dell’erogazione dei servizi da questo non si può prescindere. Dei servizi c’è grande bisogno; la richiesta è forte e la farmacia è più presente nei territori di tante altre istituzioni. Di questo devono far tesoro i colleghi; su questo deve basarsi l’azione delle sigle di rappresentanza».

Quali sono le principali cause delle difficoltà con le quali le croci verdi si devono confrontare?

«Mi considero un farmacista da strada, conosco i miei concittadini-pazienti e riflettendo sulla relazione con i poteri vedo una prevalenza delle deroghe e delle forme di intermediazione, che porta a una decrescita d’importanza del fattore umano, che va invece rimesso al centro. Il farmacista agisce in una zona grigia nella quale le istituzioni non riescono a inserirsi per dare alle persone le risposte che esse, invece, cercano; e nella zona grigia si fa carico di compiti che altri trascurano. Gli operatori della salute possono interagire con il territorio se riescono ad abbattere le approssimazioni, funzionali a un certo tipo di intermediazione. Il farmacista sa farlo. I servizi e la formazione servono proprio a questo. A passare da una visione commerciale a una di servizio, fondata su una mission definita. Mentre l’istituzione va verso una crescente decontestualizzazione, la farmacia deve ritrovare un suo contesto valorizzando il rapporto diretto con la comunità, quindi come i cittadini, evitando i dogmatismi di un potere che è come quei genitori che, anziché spiegare, coi figli usano i ceffoni».

Quali armi ha a disposizione il farmacista per ritrovare il suo ruolo più autentico, oggi?

«In questa nuova logica la formazione è decisiva per erogare servizi allontanandosi da una visione puramente commerciale. Il fatto di essere dei chimici e non dei clinici ci permette di inquadrare il tema-salute da un punto di vista differente da quello che altre categorie, inevitabilmente, hanno. Il contatto, l’interazione, l’empatia sono le parole chiave. Il potere procede ragionando sui protocolli, il farmacista si confronta con le persone nel quotidiano, nel concreto. All’interno di questo nostro mondo, tramite la formazione, il farmacista deve ritrovare la sua indipendenza. E il rapporto fiduciario coi cittadini».

Leggi l’articolo completo con le interviste all’Ordine dei farmacisti di Lecce sul numero di aprile di Farmacia News.