“La donna è proprio nel suo diritto e anzi compie una sorta di dovere quando si studia di apparire magica e soprannaturale: è necessario che stupisca e incanti.” Charles Baudelaire, dal libro Le peintre de la vie moderne.
Circa 30.000 anni fa l’uomo primitivo usava i colori per pitturare le caverne e per decorare il proprio corpo per protezione, sia allo scopo di mimetizzarsi che di incutere timore nel nemico, animale o uomo che fosse.
Il make up ha origini antichissime, perché già le statuette dei Sumeri, del 4000 a.C., testimoniano la diffusa tendenza a marcare il contorno occhi con il colore nero.
La prima evidenza archeologica dell’uso dei cosmetici è stata individuata nell’Antico Egitto attorno al 4000 a.C. A quei tempi le donne si dipingevano la linea inferiore dell’occhio di verde con la malachite, una pittura a base di carbonato di rame, e le palpebre, ciglia e sopracciglia di nero con il carbone. Queste polveri erano rese fini su piatti di pietra o di metallo, quindi applicate sugli occhi con un dito bagnato di acqua. Altre pitture per gli occhi erano fatte con ossidi di rame e ferro e ci sono anche evidenze che le donne si colorassero le guance e le labbra con rosso ocra (ossido di ferro rosso).
Ovviamente all’epoca non erano noti né il profilo tossicologico degli ingredienti usati né le norme di buona fabbricazione per la produzione: gli effetti collaterali erano diffusi.
Benedetta Suardi