“L’evoluzione della farmacia dallo speziale alla farmacia dei servizi”. È questo il titolo del progetto promosso da Atf-Federfarma Brescia, Federfarma Bergamo e dagli Ordini provinciali dei farmacisti delle due città, patrocinato dall’Accademia italiana di storia della farmacia (Aisf), che si inserisce nel calendario degli eventi previsti in occasione di “Bergamo e Brescia capitale italiana della cultura 2023″

«La cultura come cura» ha affermato Clara Mottinelli, presidente di Federfarma Brescia, in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa. «Non abbiamo dunque potuto esimerci dal comprendere l’evoluzione del ruolo del farmacista nel corso degli anni, creando una cabina di regia allargata sulle provincie di Brescia e Bergamo per valorizzare l’evoluzione del farmacista sul territorio».

Il progetto prenderà avvio con un convegno di apertura, in programma l’11 febbraio presso il Museo Diocesano di Brescia, a cui seguiranno diversi eventi e percorsi sul territorio. «In questi percorsi si racconterà la storia del farmacista, nato dallo speziale che dalla natura traeva i rimedi per star bene» ha spiegato il presidente dell’ordine dei farmacisti di Bergamo Ernesto De Amici

Il presidente dell’ordine dei farmacisti di Brescia Francesco Rastrelli si è soffermato sulle reti solidaristiche del territorio e sull’influenza della professione sulla storia e sulla cultura attuale. «La figura umanistica dello speziale è associata a una cultura scientifica. Una professione che vive una dimensione caratterizzata da un parametro antropocentrico, che vive il contesto del farmaco, con visione ultima la salute del paziente».

Il farmacista è stato uno dei pochi punti di riferimento durante la pandemia per il cittadino e le istituzioni. L’esperienza negativa della pandemia, che nel territorio di Brescia e Bergamo ha falcidiato pesantemente, ha dato adito a nuove attività umane, alla riscoperta della salute e degli affetti solidali per risarcire, in modo sostenibile nel tempo, il divario tra cittadino e professionista della salute.

La cultura, dunque, si configura come cura che affonda le radici nel terreno della storia, protraendo le propaggini verso il futuro della professione sanitaria.