Levotiroxina micronizzata per uso topico non è assorbita a livello sistemico

Uno studio clinico pilota, monocentrico, di fase 4, è stato condotto dall’equipe di Maurizio Bevilacqua dell’Unità operativa di Endocrinologia dell’Azienda Ospedaliera Luigi Sacco di Milano con lo scopo di dimostrare che la crema a base di L-tiroxina micronizzata ed escina per il trattamento topico dell’adiposità cutanea accompagnata da cellulite, applicata su donne adulte sane, per un periodo di quattro settimane, non comporta assorbimento sistemico dell’ormone e non interferisce con i valori basali di quest’ultimo e di altri ormoni tiroidei, né a breve né a lungo termine.  La ricerca ha coinvolto 20 donne adulte sane, di età compresa tra i 18 e i 50 anni, di razza caucasica e con un indice di massa corporea che doveva risultare inferiore a 30.

Alle volontarie è stato fornito il quantitativo di farmaco sufficiente per la durata dell’esperimento. Le donne dovevano applicare per i primi due giorni una bustina da 10 g di prodotto su ciascuna coscia (due bustine al giorno in totale, ciascuna contenente 10 mg di tiroxina e 30 mg di escina) – la così detta fase di attacco – seguite da mezza bustina per coscia (5 g di prodotto, dose di mantenimento) per il restante periodo fino ad arrivare a un totale di quattro settimane. Le donne sono state sottoposte a prelievo ematico per valutare i livelli di L-tiroxina libera (FT4), triiodotironina libera (FT3), Thyroid Stimulating Hormone (TSH) e reverse T3 al tempo 0, a 5 e a 24 ore dalla prima applicazione e successivamente dopo 2 e 4 settimane dall’inizio del trattamento. Lo studio prevedeva inoltre un prelievo di sangue dopo due settimane dall’ultima applicazione del prodotto come follow-up.

Durante il periodo di studio non erano permessi trattamenti o terapie a base di iodio o uso di farmaci contenenti iodio, trattamenti a base di principi attivi antitiroidei, trattamenti per patologie croniche, modifiche dell’assunzione di alimenti contenenti iodio, modifiche dell’uso di contraccettivi estro-prosteginici, trattamenti con antibiotici o FANS.

“Il nostro è uno studio di farmacocinetica”, spiega Maurizio Bevilacqua, “che segue i primi 2 studi clinici sulla levotiroxina, condotti nel 2002 e nel 2003, per verificare un possibile assorbimento sistemico da una somministrazione transcutanea. Questa volta è stato dimostrato che anche utilizzando la formulazione dell’emulsione a base L-tiroxina micronizzata, per ottimizzare le proprietà del formulato, non si verifica l’assorbimento sistemico dell’ormone tiroideo. A tale proposito, vorrei sottolineare che l’indice principale del fatto che nel sangue ci sia un eccesso di ormoni tiroidei è la soppressione del TSH, ovvero del Thyroid Stimulating Hormone, ormone tireostimolante che agisce come un meccanismo di controllo. La produzione degli ormoni tiroidei è, infatti, regolata da un meccanismo che è comunemente definito come asse ipotalamo-ipofisi-tiroideo ed è soggetta a effetti stimolatori e inibitori con un meccanismo di bilanciamento che consente di mantenere, in condizioni normali, un adeguato livello circolante di ormoni nel sangue. Di fatto, l`effetto stimolante è esercitato proprio dal TSH, prodotto dall’ipofisi che stimola la produzione e la secrezione di T3 e T4, che a loro volta inibiscono la secrezione di TSH. Questo meccanismo di autoregolazione, noto come “controllo retrogrado”, consente di attivare processi che tendono a far aumentare la sintesi e la secrezione degli ormoni tiroidei quando il loro livello diminuisce e, al contrario, ne limitano la produzione quando il loro livello nel sangue è eccessivo. Per questo, in caso di dubbi sulla funzionalità tiroidea, il TSH-Reflex, i cui valori normalmente variano fra 0,4 e 5 µU/ml,  è stato indicato ufficialmente come primo esame da effettuare».