Maurizio Pace: «È necessario riappropriarsi di alcune aree specifiche del bisogno di salute»

Dottor Pace, quali dinamiche caratterizzano le farmacie della provincia di Agrigento, e perché?

La provincia vive ovviamente le difficoltà comuni a tutta la Regione. La crisi economica, ormai quasi strutturale, ha colpito duramente il Mezzogiorno e la Sicilia in particolare; e i margini economici della pubblica amministrazione sono ridottissimi. Ciononostante ci sono elementi positivi: i pagamenti della convenzionata sono puntuali, non vi sono tensioni dovute alla distribuzione diretta e la distribuzione per conto, anche se remunerata a un livello non certo ottimale, è un elemento acquisito nella politica regionale. Va poi sottolineato che nella provincia, da tempo, abbiamo creato un clima di collaborazione molto produttivo con gli enti sanitari, in un’atmosfera di unità di tutte le componenti professionali, importante soprattutto in vista degli sviluppi futuri. Infine non va dimenticato che siamo in fase pre-elettorale e ciò comporta l’inevitabile rallentamento degli sviluppi, comunque presenti. Per esempio, vorrei evidenziare che in Sicilia la dematerializzazione della ricetta è partita subito e si è conclusa senza ritardi con piena soddisfazione di professionisti e pazienti.

Maurizio Pace, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Agrigento e segretario della Fofi

Come si realizza lo spirito della farmacia dei servizi, nonostante la normativa lacunosa?

Il quadro normativo è ancora in via di definizione e molto dipende dall’andamento del rinnovo della Convenzione. L’atto di indirizzo approvato dalla Conferenza delle Regioni parla esplicitamente di presa in carico del paziente e per la Sicilia, come per la provincia di Agrigento, questo è un elemento fondamentale per un rilancio dell’assistenza territoriale. Intanto, cerchiamo di recuperare terreno: è stato avviato il Cup e un programma di screening dei tumori del colon-retto. Passi concreti, insomma.

Remunerazione e strategie distributive sono fra i principali punti interrogativi che gravano sulle farmacie: come cercate di farvi fronte nella provincia di Agrigento?

Mi sembra evidente che la risposta vada trovata nell’associazionismo professionale, anche e soprattutto a fronte del mutamento di scenario determinato dall’approvazione della legge sulla Concorrenza. Agire sul lato della remunerazione può non esser sufficiente se nel frattempo non cresce la massa critica, sul piano economico, delle farmacie indipendenti. Impegno comune è poi l’introduzione di nuove prestazioni e la loro valorizzazione, pure a livello economico: qui sta la differenza tra il modello commerciale e quello professionale e sanitario.

Quali, fra farmacie urbane e rurali, evidenzia le maggiori criticità o opportunità?

Anche in questo caso valgono le tendenze regionali e nazionali. Anche in Sicilia c’è un’obiettiva maggiore sofferenza per le farmacie rurali e in generale per quelle collocate in aree economicamente meno floride. Il turismo, in linea generale, porta a una stagionalizzazione dell’attività e questo, in linea generale, non è una condizione sufficiente per presidi che, come la farmacia, sono tenuti a prestare comunque un servizio al cittadino.

Quali, invece, i punti su cui Fofi e le farmacie devono avviare una collaborazione fattiva?

Credo fermamente che il farmacista debba ritornare al centro dell’innovazione farmacologica e, qui come a livello nazionale, stiamo cercando di avviare percorsi formativi mirati. Il ritorno degli innovativi in farmacia non può che passare attraverso un salto culturale. Ho sempre pensato che il farmacista di comunità debba riappropriarsi di alcune aree del bisogno di salute, forse trascurate in passato: l’area materna-infantile, quella nutrizionale, la cosmeceutica o la veterinaria.

Nel suo impegno presso la sede centrale della Federazione, riesce a promuovere le istanze del territorio agrigentino e di altri con problematiche simili?

Come segretario della Fofi è mio compito, e anche convinto impegno personale, occuparmi dei problemi comuni a tutta la professione. E per quanto si dica che l’Italia è lunga e stretta, al fondo soprattutto oggi le criticità sono molto più simili di quanto non si pensi.