Siamo nel paesino di Nardodipace, situato a 1080 mt s.l.m in provincia di Vibo Valentia, nel comprensorio delle Serre, che ospita circa 1000 abitanti. Tra le realtà lavorative presenti, esiste anche quella farmaceutica.

La conformazione geografica del territorio inevitabilmente determina e ha determinato nel corso del tempo i comportamenti e le abitudini della popolazione, la quale, ora perlopiù anziana, ha sviluppato, col succedersi degli anni, attitudini rurali. Le nuove generazioni, oggi, si inseriscono nelle realtà lavorative locali con fatica, preferendo talvolta l’espatrio alla precarietà.

La viabilità è, al momento, uno dei maggiori problemi che attanagliano la popolazione e quest’impaccio pesa maggiormente laddove si riportano esempi che fanno parte della quotidianità più stretta: raggiungere l’ospedale più vicino o i centri urbani più grandi, dotati di funzioni e servizi.

Un vecchio detto diceva che nei piccoli paesi le figure più importanti sono: il sindaco, il prete, il medico, il maresciallo dei carabinieri e il farmacista. Addirittura, per quel che concerne la situazione attuale di Nardodipace, non esiste quasi più la figura del medico condotto, il prete è suddiviso tra due comuni e non abita in paese e, quindi, a rimanere quasi h24 con il sindaco è solo il farmacista.

Ne consegue, dunque, che il ruolo del farmacista, per una tale comunità, è estremamente importante. Vero punto di riferimento per grandi e piccini, non manca di essere, oltre al tradizionale dispensatore di farmaci, anche un punto di primo soccorso o un centro di aggregazione in cui si chiacchiera di cronaca e altro, modellato sulla funzione a cui assurge una piazzetta pubblica. Così il farmacista, sebbene mantenga una certa autorevolezza, spesso si ritrova a esulare dalle proprie mansioni, arrivando, non poche volte, a eccedere nell’orario lavorativo, oltrepassando le ore stabilite.

Spesso capita, come credo a molti farmacisti che lavorano in contesti più piccoli, rispetto alle grandi metropoli, che ci si trovi di fronte ad alcune situazioni che richiedono responsabilità, sangue freddo e coraggio. Il rapporto che spesso si stabilisce tra il farmacista e la popolazione, fatto di fiducia e affetto, dunque, va al di là del rapporto professionale. In farmacia si viene per fare una chiacchierata mentre si va a fare la spesa, per far sapere se si sta meglio o peggio, se la cura sta procedendo nel verso giusto o semplicemente per un breve saluto. I gesti di gratitudine di clienti- pazienti- fedelissimi, comunque, non mancano e quotidianamente si percepisce quanto importante possa essere il dare più che il ricevere e, così stimolati e gratificati, si è ispirati a dare e fare il meglio per la comunità in cui si opera.

La chiave per il lavoro che svolgo è la competenza, in primis, dettata dallo studio e dalla conoscenza del mestiere. In secundis, credo che ci sia l’immedesimazione o empatia. Entrare in empatia con le problematiche del paziente significa trovare il giusto consiglio e la corretta soluzione al problema che l’ha spinto a chiedere il nostro aiuto. Infatti, dopo due anni di esercizio della professione, posso dire che ogni persona è diversa, così come lo è ogni suo problema, dal più grande al più piccolo, non tutte le tossi e i mal di gola sono uguali. Si deve capire qual è l’esigenza della persona che si ha di fronte, fare molte domande, andare in profondità. Mai trattare una stessa patologia con gli stessi rimedi su diverse persone e con superficialità.

Se oggi è a tutti estremamente chiaro o quasi il valore della farmacia, ciò è anche dovuto alla terribile esperienza esperita in pandemia. Infatti, dal momento che i medici di famiglia non potevano visitare i loro pazienti e gli ospedali erano off limits, per tanti nostri concittadini, soprattutto per le persone sole, più anziane e fragili, non c’era che la farmacia come luogo in cui trovare, in piena emergenza, un professionista in grado di fornire una parola di conforto, un consiglio per la propria salute.

Infine, per tutti noi questa esperienza drammatica ha ribadito l’indispensabilità della farmacia come presidio sul territorio a tutela della salute dei cittadini. Un passo molto importante negli ultimi anni è stato senza dubbio l’introduzione della cosiddetta farmacia dei servizi. Gli esami più importanti sono quelli riguardanti la telemedicina: ECG, holter e gli esami diagnostici quali quelli del sangue.

Anche semplicemente poter prenotare delle visite specialistiche con il sistema CUP direttamente in farmacia è stato un grande passo. Poter fare tutto ciò in farmacia senza dover fare 40/50km è veramente un traguardo. C’è, però, ancora molta strada da percorrere. Per un grande cambiamento occorre che ci sia un forte investimento sul piano culturale e che vengano utilizzati tutti i canali per informare la gente. Le grandi innovazioni e i cambiamenti, spesso, se non opportunamente compresi, rischiano di non essere accettati o, peggio, di essere ostacolati.

Mi auguro che in futuro ci sia ancora maggiore collaborazione con i centri specialistici per poter dare migliori risposte ai nostri pazienti.

Giuseppe Ferragina