No ai compromessi, sì al merito

Sono giorni incerti quelli che precedono la conversione in legge del decreto sviluppo, che si rivela più complicato del previsto con il suo carico di emendamenti bipartisan presentati alla commissione industria del Senato.

Tra le ipotesi dell’ultima ora fa discutere la possibilità di un asse inedito tra i titolari di farmacia e i colleghi parafarmacisti: sembra infatti che i primi siano disposti a rivedere le proprie posizioni sulle modalità di assegnazione delle nuove sedi farmaceutiche, in cambio di un innalzamento del quorum a 3.500 abitanti, che non dispiacerebbe ai colleghi degli esercizi di vicinato se fosse garantita loro una corsia preferenziale per l’acquisizione della titolarità.

Due emendamenti gemelli, targati Pd e Pdl, propongono l’assegnazione delle nuove sedi sulla base di tre distinte graduatorie: una riserva di 1.500 sedi da destinare ai titolari di parafarmacia, una seconda quota della stessa entità ai rurali sussidiati, e agli altri “soggetti farmacisti” le sedi restanti.

Aleggia nell’aria la sensazione che, stravolgendo lo spirito originario del decreto, si voglia sfruttare questa occasione per ottenere quella sanatoria che i parafarmacisti richiedono a gran voce da anni.

Pur riconoscendo il coraggio di colleghi che aprendo una parafarmacia, si sono assunti il carico e la responsabilità di una scelta imprenditoriale difficile, ribadiamo la nostra contrarietà a ogni tipo di compromesso, che finirebbe per penalizzare i tanti farmacisti collaboratori che aspettano da anni di vedersi assegnata una nuova sede attraverso un regolare concorso.

Sono gli stessi professionisti che ogni giorno stanno al banco delle nostre farmacie e svolgono un prezioso lavoro di aiuto nei confronti del cittadino; sono coloro ai quali le associazioni di consumatori assegnano il massimo gradimento e riconoscono grande competenza; alcuni di loro sono colleghi che, dopo anni di onorato servizio, si vedono costretti a girare il Paese per inseguire un concorso che non vinceranno mai. Sono tanti i collaboratori in Italia, ma non hanno sigle potenti a rappresentare il loro disappunto.

Non ce ne vogliano i colleghi parafarmacisti, ma non crediamo che questa strada possa risolvere i problemi della categoria e riportare serenità tra le parti.

Se concorso dovrà essere, chiediamo che sia paritario per tutti i professionisti in possesso dei requisiti di legge, con graduatoria unica.

E se ai titolari di parafarmacia, così come ai direttori di farmacia e ai titolari rurali, fosse riconosciuto un punteggio maggiorato in virtù delle loro conoscenze manageriali, non avremmo nulla da eccepire.

Questo sistema basato sul valore del singolo, e non altri, sarà la migliore garanzia per i cittadini che le nuove farmacie saranno gestite dai professionisti più preparati e meritevoli.