Nota di aggiornamento al Def, equilibrio di bilancio ma non di salute

All’indomani della presentazione della Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanzia (DEF), che vede il PIL del 2017 all’1,5% in rialzo dello 0,4% rispetto alla precedente previsione, si possono fare le prime riflessioni riguardo i numeri presentati dal Governo e non tutte sono positive, soprattutto per quel che riguarda l’ambito sanitario.

Tra i primi commenti quello del sindacato dei medici (CIMO) pare il più netto. Per loro, infatti, quanto presente nella nota “dimostra, per l’ennesima volta, che la sanità è considerata un costo e non un fattore produttivo”. Ma è tutto il mondo della salute a non giovarsi della nuova stima che vede per il 2020 contrarsi ulteriormente la spesa passando dal 6,4% al 6,3%.

conto della PA a legislazione vigente

Si tratta di percentuali che pongono il nostro Paese ben al di sotto della media dei paesi europei in fatto investimento in salute (vedi tabella qui di seguito a cura dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – anno 2015).

Percentuali di spesa pubblica per la sanità non in linea con gli altri Paesi Ue

Giusto per fare qualche riflessione, considerando il valore del PIL nominale, pari a 1.716 miliardi di euro, se l’Italia avesse le stesse percentuali di spesa sanitaria pubblica della media dei 28 paesi dell’UE (7,8%) avremmo a disposizione più di 17 miliardi di euro oltre ai 114 previsti per il 2018. Praticamente il 50% della somma (34,907 miliardi di euro nel 2016) necessaria per retribuire i redditi dei lavoratori dipendenti dell’interno comparto pubblico della sanità.

Health expenditure as a share of GDP

D’altronde negli ultimi dieci anni la crescita della spesa per salute nei paesi OCSE è aumentata in modo costante di circa il 6% all’anno – in Italia dello 0,9% – ed in tutti i paesi sviluppati le evidenze delle analisi economiche mettono in luce come la spesa sanitaria sia cresciuta proporzionalmente più del PIL (Quaderno SIF N. 43). Da noi non è andata così e le ragioni vanno ricercate nelle varie manovre di finanza pubblica, volte al contenimento della spesa, che si sono susseguite in questi anni. Non fa eccezione l’ultima Legge di Bilancio dove gli effetti di risparmio incidono per un importo di 63 milioni di euro per l’anno 2017, 998 milioni per l’anno 2018 e 2.988 a decorrere dall’anno 2019.

Dal DEF alla legge di Bilancio, due conseguenze possibili

Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni – il DEF è propedeutico alla presentazione della Legge di Bilancio – anche perché se non cambierà nulla quasi certamente dovremo fare i conti con due probabili conseguenze.

La prima riguarda l’aumento della spesa privata ormai giunta a 35,2 miliardi di euro e superiore alla media EU a 28; la seconda concerne la rinuncia alle cure: nell’ultimo anno sono stati 12,2 milioni gli italiani che hanno rinunciato o rinviato prestazioni sanitarie, circa 1,2 milioni in più rispetto all’anno precedente (Fonte Censis-Rbm Assicurazione Salute).