Nuovi bisogni e nuove soluzioni di salute mentale

Nel 2020 sono stati circa 800mila gli accessi alle strutture di salute mentale. A soffrire di più sono stati i giovani. Occorrono maggiori risorse e una più forte collaborazione con il territorio

Il nostro benessere è frutto di un mix di salute fisica e mentale, due componenti parimenti importanti a garantire un buon equilibrio. La salute mentale è stata, tuttavia, troppo a lungo lasciata all’angolo, dando alle patologie mentali (357 ad oggi riconosciute) un ruolo secondario. Con la pandemia da Covid-19 è emerso tuttavia in modo dirompente quanto la salute mentale impatti tutti su gli ambiti della nostra vita e sull’incidenza di altre patologie. Sono stati questi i temi discussi nel webinar “Una società che cambia: nuovi bisogni e nuove soluzioni di salute mentale” tenutosi lo scorso 27 maggio che ha visto la partecipazione di numerosi professionisti del settore.

Gli effetti del Covid-19 sulla salute mentale

«La depressione rappresenta la prima patologia per disabilità in Italia – ha sostenuto Andrea Fagiolini, Psichiatra presso il Policlinico di Siena – Con la pandemia si è evidenziato un netto aumento della sua incidenza, unitamente a stati d’ansia e sindrome post-traumatica da stress. Anche i soggetti che non presentavano particolari alterazioni, hanno riscontrato episodi più frequenti di disforia, tensione, stress, insonnia e stanchezza». A soffrire di più della stagione pandemica sono stati i reparti di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza. Ciò è stato confermato dal crescente numero di accessi al pronto soccorso unitamente ad atteggiamenti lesivi.
Di contro, per l’età adulta, si è riscontrato un numero ridotto del numero di ricoveri in psichiatria in fase pandemica. «I dipartimenti di salute mentale sono stati in grado di reggere l’impatto per continuare, pur nell’emergenza, le cure e l’assistenza di cui i pazienti avevano necessità» ha sostenuto Giuseppe Nicolò, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Roma 5.
«Non sono tanto i bisogni ad aumentare con la pandemia, quanto la varietà degli stessi – ha sostenuto Angelo Fioritti, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Bologna – Da una parte occorre procedere con cure specifiche, dall’altra tuttavia il paziente deve essere inserito in un iter che prevede il coinvolgimento della comunità e del territorio».

Necessaria una maggiore interlocuzione con il territorio

Proprio in tal senso, è stata sottolineata la necessità di una maggiore interlocuzione con il territorio. Le malattie mentali, è stato ribadito, sono malattie mediche che prevedono un’alterazione biologica, immunitaria ed endocrina. Si tratta quindi di malattie sistemiche, influenzate pesantemente da eventi esterni stressanti, come è stato per il Covid.
«A livello comunitario – ha proseguito Fioritti – ci si scontra oggi con una minore solidarietà. Siamo in una società individualista e narcisista in cui sono venuti a mancare i luoghi di aggregazione».

Il ruolo cruciale della prevenzione

Oltre a garantire le cure, appare dunque indispensabile puntare sulla prevenzione, anche perché la salute mentale potrebbe configurarsi come una delle prossime emergenze sanitarie. Basti pensare che, nel 2020, sono stati 800mila gli accessi ai centri di salute mentale. Un tema, quello della prevenzione, sottolineato anche da Daniela Malagamba, psichiatra presso la Asl 16 Mondovì-Ceva, che ha evidenziato la necessità di una maggiore collaborazione con altri centri, come quelli per le dipendenze. «Basti pensare che buona parte dei ragazzi che finiscono nel tunnel della droga aveva disturbi dell’umore. È dunque necessario intervenire prima. Servono luoghi per curare, interventi territoriali, capillarità dei servizi, alta professionalizzazione del personale e risorse».

La carenza di risorse

Il problema delle risorse resta un altro tema cardine. Tutte le regioni italiane, ha mostrato un’indagine, dispongono di risorse economiche insufficienti, pari a circa la metà di quelle necessarie a garantire un servizio efficiente. A ciò si aggiunge l’estrema variabilità regionale, con situazioni tra loro molto differenti. La crisi legata al Covid-19 ha prodotto un’accelerazione dei processi, facendo acquisire alla salute mentale quella priorità e urgenza che prima non gli era stata riconosciuta. Adesso occorre puntare sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza anche perché i centri di salute mentale devono garantire qualità delle cure, appropriatezza e personalizzazione. Per fare questo, è stato da più parti sottolineato, occorrono personale specializzato e risorse.