Un nuovo studio ribadisce come la farmacia, nelle sentenze della Corte costituzionale, sia strumento imprescindibile per il diritto alla salute. La farmacia dei servizi, quindi, deve essere garantita anche nei territori rurali, attraverso strumenti che mettano in rete le farmacie della stessa provincia e la convenzione con il Sistema sanitario nazionale. A fronte del ruolo riconosciuto a parole della farmacia rurale “le difficoltà sono tante” spiega Alfredo Orlandi, Presidente Sunifar “a cominciare da un’indennità di residenza che varia largamente da Regione a Regione e in molte è ferma ai 470 euro all’anno della legge del ‘68. La crisi economica degli ultimi anni ha accentuato le differenze tra la farmacia del centro città, che ha contenuto la crisi con la vendita a cassetto, e una farmacia rurale che vede la sua unica entrata nel farmaco.” Ma guardando al futuro della farmacia dei servizi prosegue: “La legge sulla farmacia dei servizi e il nuovo portale Federfarma sono senz’altro una buona opportunità anche per le farmacie rurali. Vorrei però ribadire quello che già da anni sottolineo in più occasioni: il farmacista rurale i servizi che oggi vengono proposti li ha sempre erogati. Perché la realtà in cui ci troviamo ad operare è un contesto di poche persone che non sono clienti o pazienti, non sono persone in coda con un numerino, come avviene nelle realtà delle grandi città. Sono persone con un nome, una storia che impariamo a conoscere, una famiglia e degli affetti che sappiamo magari essere lontani, perché i giovani spesso vanno altrove per lavoro. Sono molti anziani che spesso sono analfabeti, in realtà dove il medico di famiglia magari passa due volte la settimana e negli altri giorni è in altri paesi, o nel centro cittadino più vicino.” E per spiegare ancora meglio, aggiunge “Prima che arrivasse il Cup informatico, o laddove non c’è, noi farmacisti telefoniamo direttamente all’ospedale per conto della signora anziana, per prenotare un esame. Perché sappiamo che fa fatica a telefonare o ha paura di non capire bene. Poi il pharmaceutical care, l’aderenza alla terapia, viene fatto accertandosi che la persona abbia compreso le indicazioni del medico: lo schema terapeutico lo facciamo con i colori, se sappiamo che il paziente non sa leggere e magari vive solo in casa. La consegna a domicilio è la norma.” Senza dimenticare le emergenze mediche: “Quante volte di notte – prosegue Orlandi – una mamma con un bambino piccolo ci ha svegliato per chiedere consiglio per un disturbo intestinale, per i denti che escono e fanno male: il pediatra è lontano, non risponde al telefono, se non in orari particolari, mentre il farmacista è lì, la croce verde è accesa comunque 24 ore su 24. Anche se la farmacia è chiusa, si sa dove vive il farmacista e si può sempre suonare, sapendo che rispondiamo. Persino quando hanno problemi di salute gli animali, vengono da noi.” Un servizio peraltro garantito in tutto il Paese, a cui gli elogi non bastano più. “Posso assicurare che quello che ho descritto avviene nelle montagne del Piemonte, nelle realtà isolate dell’Abruzzo e del Molise, così in Veneto, come in Calabria” prosegue Orlandi “Questa è la farmacia rurale oggi in Italia, una realtà che lo Stato non riconosce e non aiuta economicamente. Perché nessuno mai ci ha pagato questi servizi. Il farmacista rurale è una professione sempre meno appetibile, sia per le condizioni di lavoro che per quelle retributive. La farmacia rurale è dunque veramente in difficoltà e il rischio è quello a breve di non poter più garantire il servizio fatto in tutti questi anni.” E conclude: “Come Federfarma, stiamo in molti modi dimostrando al Sistema sanitario nazionale che siamo importanti, capillari, professionali e anche competitivi economicamente. E la piattaforma informatica è solo l’ultimo esempio. Vogliamo essere visti come partner, come presidi sul territorio, come risorsa da salvaguardare ed aiutare. Adesso aspettiamo la convenzione.”