Parodontite: gli interventi necessari

Nota come “piorrea”, la parodontite è una patologia subdola di cui ci si accorge quando è già in una fase avanzata. È una fra le principali cause di perdita dei denti negli adulti e la prima tra gli anziani

Cos’è la parodontite?

La parodontite, detta anche periodontite, parodontopatia o, nel linguaggio comune, piorrea, è una infiammazione atipica sostenuta da agenti batterici che causa fenomeni lesivi a carico dei tessuti parodontali che assicurano sostegno e stabilità ai denti. Nel cavo orale è normalmente presente un’abbondante flora batterica, sia adesa alle strutture dentarie (placca batterica) sia in forma libera. Se mantenuti sotto controllo con corrette misure di igiene, questi batteri non provocano alterazioni del normale stato di salute del cavo orale. Se, però, si altera l’equilibrio tra batteri normalmente presenti e il sistema immunitario, possono insorgere fenomeni infiammatori a carico del tessuto gengivale (gengiviti) che possono, nel tempo, estendersi ai tessuti sottostanti originando la parodontite. La malattia non colpisce tutti i denti in modo uniforme, anche se esistono forme generalizzate e la progressione, in genere lenta ma intervallata da episodi acuti, è strettamente influenzata dalla suscettibilità individuale.

Vi sono tipi diversi della malattia?

Si riconoscono due tipi di parodontite: il tipo cronico e quello aggressivo. La parodontite cronica si presenta come gengivite già nell’adolescenza ed è lentamente progressiva, con periodi di attività distruttiva seguita da fasi in cui la malattia apparentemente non causa danni, fino ad arrivare all’età adulta dove si manifestano gli effetti negativi della patologia. Il tipo di parodontite aggressiva è, invece, una forma piuttosto rara, caratterizzata da una progressione molto rapida che colpisce soprattutto i primi molari e gli incisivi.

Quante persone soffrono di parodontopatie?

Dati relativi al 2017 indicano che in Italia circa 23 milioni di persone soffrono di infiammazioni gengivali e, secondo il ministero della Salute, la malattia parodontale, inclusa la gengivite, ha una prevalenza di circa il 60%. Una percentuale notevole, pari al 10-14%, riguarda le diverse forme di parodontite, percentuali che aumentano sensibilmente nelle fasce d’età a partire da 35-40 anni. La parodontite, infatti, colpisce generalmente persone in età adulta e avanzata anche se alcune forme possono presentarsi già nell’infanzia e nell’adolescenza.

Quali sono le cause della parodontite?

La causa principale è da attribuire all’infiammazione delle gengive e all’accumulo prolungato di placca e tartaro su denti e gengive.

La maggiore gravità rispetto alla gengivite è data dall’estendersi dell’infiammazione dalla sola gengiva al legamento paradontale, con il coinvolgimento del cemento radicolare e dell’osso alveolare. Si produce così una perdita dell’attacco dei denti rispetto all’alveolo, con conseguente formazione di tasche parodontali: queste sacche vengono aggredite dall’infezione e favoriscono l’accumulo di nuovi batteri, spesso in forma calcificata sotto forma di tartaro. Oltre alla presenza di batteri patogeni, anche fattori locali e generali influenzano il manifestarsi della malattia. Tra i fattori locali vi sono la produzione di tartaro, l’affollamento e le dislocazioni dentarie; tra i fattori generali, la presenza di malattie sistemiche, diabete, neoplasie, il tabagismo e alterazioni salivari. La velocità con cui si sviluppa la parodontite varia considerevolmente, anche tra persone che producono quantità simili di tartaro: queste differenze derivano sia dal fatto che la placca di ogni persona contiene tipi e quantità diverse di batteri, sia perché la malattia è in parte conseguente alla risposta immunitaria individuale ai batteri della placca.

Vi sono segni e sintomi caratteristici della malattia?

I sintomi iniziali sono alitosi, gonfiore e arrossamento delle gengive e leggero sanguinamento gengivale in seguito allo spazzolamento o per altri stimoli modesti come la masticazione di cibi duri.

Col progredire della parodontite i sintomi si fanno più accentuati: il sanguinamento è notevole, si ha un’alitosi marcata, si producono recessioni gengivali con esposizione delle radici. Man mano che l’osso si riduce i denti diventano mobili, cambiano posizione e la masticazione diventa difficoltosa, di frequente i denti frontali si inclinano verso l’esterno. In genere la parodontite non causa dolore, a meno che non si formi un ascesso in una tasca parodontale, e spesso il primo sintomo che allarma il paziente è proprio l’aumento della mobilità dentale che, in mancanza di trattamenti adeguati, progredisce fino alla caduta dei denti interessati.

Quali interventi terapeutici sono necessari?

Il primo intervento è ripristinare una corretta igiene orale: diversamente dalla gengivite, che in genere regredisce attraverso l’uso quotidiano di spazzolino e filo interdentale, il trattamento della parodontite richiede costanti interventi di pulizia professionale con ablazione meccanica del tartaro, curettage gengivale, levigatura delle radici. Con un’adeguata igiene orale è possibile pulire solo 2-3 millimetri al di sotto della linea gengivale mentre il dentista può pulire le tasche gengivali per 6-7 millimetri di profondità, rimuovendo completamente placca e tartaro dalla zona interessata dalla malattia. Se le tasche sono di lunghezza maggiore si rende necessario un intervento di chirurgia muco-gengivale. Il dentista può prescrivere antibiotici (come amoxicillina o metronidazolo), specialmente se si è sviluppato un ascesso. Può anche inserire filamenti o gel impregnati di antibiotici nelle tasche gengivali profonde, in modo che l’area interessata dalla malattia riceva alte concentrazioni del farmaco. Se la bocca è dolorante dopo l’intervento, sciacqui orali di un minuto con clorexidina, due volte al giorno, possono temporaneamente sostituire l’uso dello spazzolino e del filo interdentale.

Quale aiuto dai rimedi fitoterapici?

Accanto ai trattamenti odontoiatrici e farmacologici, indispensabili per rimuovere efficacemente l’infezione, il paziente affetto da parodontite può avvalersi di rimedi naturali per alleviare i sintomi. Tra questi il gel di aloe vera, da applicare direttamente sulle gengive per la sua azione lenitiva e antinfiammatoria, la propoli, per le sue caratteristiche antibatteriche, l’b, che ha proprietà emostatiche contro il sanguinamento gengivale, e il tarassaco indicato per il suo elevato contenuto di calcio.

Come attuare una corretta azione preventiva?

La parodontite non insorge in una bocca correttamente pulita: il miglior mezzo di prevenzione consiste, quindi, in una regolare e accurata pulizia dei denti, effettuata utilizzando uno spazzolino in buone condizioni dopo ogni pasto e il filo interdentale tutti i giorni. Possono essere utili anche dei rilevatori di placca da usare dopo aver lavato i denti per verificare l’efficacia dello spazzolamento nel rimuoverla. Indispensabile è anche sottoporsi a controlli odontoiatrici almeno una volta l’anno per la rimozione meccanica del tartaro e per poter individuare precocemente i segni della parodontite. Anche l’astensione dal fumo è particolarmente utile in quanto le tossine contenute nel fumo possono facilitare l’azione lesiva e corrosiva esercitata dai batteri a livello dei denti.

Quali complicanze può dare la parodontite?

Oltre alla perdita dei denti, la parodontite può dare luogo a complicanze sia a livello locale sia generale. Localmente, in conseguenza alla ritrazione del tessuto di sostegno del dente, si ha l’esposizione del tessuto dentale non protetto dallo smalto e ciò comporta una maggiore sensibilità agli stimoli esterni, soprattutto termici. Inoltre, si possono instaurare delle carie radicolari particolarmente aggressive, con tendenza alla recidiva e di non facile trattamento da parte del dentista.

A livello sistemico è stata evidenziata una correlazione tra parodontopatia e ipertensione arteriosa e un rapporto diretto tra cure parodontali e riduzione del grado di infiammazione generale e vascolare.

Che rapporto esiste tra parodontite e diabete?

Tra i circa cinque milioni di italiani affetti da diabete o da prediabete, il 40% presenta una forma di parodontite acuta o cronica. La parodontite peggiora la regolazione ormonale della glicemia nei pazienti già diabetici e ciò comporta una maggiore frequenza di patologie cardiovascolari e renali nei soggetti con diabete di tipo 1 e triplica il tasso di mortalità per queste cause nei pazienti con diabete di tipo 2. La proliferazione incontrollata dei batteri parodontici nell’organismo e la diffusione di citochine pro-infiammatorie potrebbero contribuire all’insulino-resistenza, all’incremento di acidi grassi liberi e a una diminuzione di ossido nitrico nei vasi sanguigni: tutti fattori che influenzano la comparsa di problemi cardiovascolari e renali. Studi scientifici hanno anche dimostrato che il trattamento parodontale migliora il controllo glicemico nei pazienti diabetici.