Come essere di supporto ai pazienti anziani e fragili

pazienti anziani

Grazie al contatto frequente con i pazienti anziani,  siete in una posizione privilegiata per identificare in loro i segnali di una fragilità cognitiva, fisica o psicosociale e rinforzare il vostro ruolo di supporto ai pazienti stessi e ai loro caregiver

Oggi gli over 65 rappresentano un quarto della popolazione, ma, stando alle proiezioni sociodemografiche elaborate dall’Istat per Italia Longeva, nel 2050 diventeranno più di un terzo, vale a dire 20 milioni di persone, di cui oltre 4 milioni avranno più di 85 anni. La statistica ci dice anche che, nei prossimi anni, 8 milioni di anziani avranno almeno una patologia cronica grave (come ipertensione, diabete, demenza senile, malattie cardiovascolari e respiratorie). Di fronte a questi numeri, è indispensabile che i farmacisti e gli operatori sanitari si armino degli strumenti adatti per riconoscere e affrontare le complessità e le sfide sanitarie che si presentano con l’avanzare dell’età. Una di queste è la fragilità.

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Monitorate i pazienti e parlate con i caregiver

L’incidenza della fragilità nella popolazione geriatrica non dipende solo dalla frequenza con cui si manifesta, ma anche dalla sua associazione con le malattie di base e spesso è un precursore di altri eventi avversi. Come farmacisti, e in particolare come farmacisti di comunità, potreste trarre dal frequente contatto con i soggetti più anziani la possibilità di identificare e aiutare quelli fragili o a maggior rischio di fragilità. Che si tratti di fragilità cognitiva, fisica o psicosociale, la relazione unica che instaurate con i pazienti vi permette  di avere una visione privilegiata sui fattori di rischio.

Se sospettate che un paziente sia fragile o rischi di diventare fragile, dovreste saper identificare quali medicinali, tra quelli da lui assunti, potrebbero amplificare gli effetti della fragilità, aumentare i rischi di caduta o intensificare il declino cognitivo. Potrebbe valere la pena organizzare un colloquio, oltre che con i pazienti stessi, con i loro caregiver o familiari per  informarli su come prevenire eventi traumatici, come ad esempio le cadute. A seconda delle circostanze, le preoccupazioni relative alla fragilità e al declino della salute potrebbero giustificare anche un colloquio con il medico del paziente.

Siate un punto di riferimento

Per i pazienti anziani spesso rappresentate il professionista sanitario più accessibile. Oltre ai medicinali, infatti, fornite informazioni, monitorate l’uso dei farmaci e potete creare un collegamento tra medici (o altri operatori sanitari) e i pazienti stessi, per garantire un’assistenza farmaceutica ottimale. È importante che forniate anche informazioni sulle interazioni tra farmaci e altre sostanze, inclusi farmaci OTC, integratori alimentari (come le erbe medicinali) e alimenti. 

Aiutate i pazienti nell’aderenza alla terapia

Rivestite anche un ruolo chiave nel migliorare l’aderenza del paziente a determinate terapie. Potete infatti:

  • valutare la capacità del paziente di seguire un certo regime farmacologico rilevando eventuali problematiche come scarsa destrezza, mancanza di forza della mano, compromissione cognitiva o perdita della vista;
  • istruire i pazienti su come e quando assumere i farmaci, come misurare le dosi di farmaci liquidi e come comportarsi con determinate categorie di farmaci, come gli inalatori, i cerotti transdermici o i colliri;
  • favorire l’assunzione dei medicinali fornendoli, quando possibile, nel formato più accessibile (flaconi di facile apertura o pillole senza involucri);
  • illustrare i possibili effetti collaterali e descrivere le possibili reazioni avverse;
  • verificare che i  farmaci non interagiscano con altre prescrizioni, integratori alimentari o farmaci da banco che il paziente sta assumendo;
  • aiutare i pazienti a risparmiare denaro raccomandando farmaci generici;
  • accertarvi che le confezioni dei farmaci, i bugiardini e i materiali stampati che il paziente deve utilizzare riportino le indicazioni in caratteri sufficientemente grandi e leggibili;
  • insegnare come usare i promemoria per i farmaci e i portapillole.

 

1 COMMENTO

  1. Trovo l’articolo di P. Godi, molto ben scritto ed aderente alle traiettorie professionali di quei farmacisti che non vogliono una Farmacia supermarket. L’uno e l’altro non è possibile: o si aiuta la Farmacia a ritrovare la propria identitá o si suggeriscono tecniche espositive e di vendita provenienti dal food.

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