Piante estive da cui tenersi alla larga

Sono diverse le piante che è utile riconoscere per evitare intossicazioni, nel caso si raccogliessero a scopo alimentare, o irritazioni cutanee, se dovesse capitare di venirne in contatto anche involontariamente; in vari casi, infatti, sarebbe meglio evitarle il più possibile. Negli Stati Uniti anche quest’anno hanno lanciato l’allarme nei confronti del giant hogweed (Heracleum mantegazzianum), una pianta altamente infestante e nota in Italia come panace di Mantegazza o panace gigante. Basta sfiorarla per vedere comparire rash cutanei estesi, bolle, vescicole e ustioni piuttosto dolorose, senza considerare il rischio di compromettere seriamente la vista, fino alla cecità, nel malaugurato caso in cui la linfa della pianta dovesse entrare a diretto contatto con gli occhi. Stiamo parlando di una pianta originaria del Caucaso che si è poi diffusa in tutto il mondo (in particolare dal XIX secolo a scopi ornamentali), raggiungendo il Canada e ogni angolo dell’Europa (compresa l’Italia, senza praticamente risparmiare alcuna regione, dalla Valle d’Aosta alla Sardegna) al punto da essere compresa nella lista delle 49 specie invasive più pericolose stilata dall’Unione Europea e da poco recepita dal nostro Paese (attraverso il decreto legge 230 del 15 dicembre 2017 sulle specie invasive non autoctone, entrato in vigore il 14 febbraio 2018) [1].

Heracleum mantegazzianum
Heracleum mantegazzianum. Nomi comuni sono panace di Mantegazza o panace gigante

 

Attenzione anche alla raccolta delle piante nei campi a scopo alimentare

Tra i pericoli che si celano camminando in mezzo a campi e prati non bisogna sottovalutare il rischio di confondere specie velenose con quelle a uso alimentare; per esempio ci sono stati recenti casi di scambio della pericolosa mandragora (Mandragora autumnalis) con spinaci e borragine, rischiando di aggiungere questa pianta – un tempo considerata magica per via delle sue proprietà allucinogene ma oggi bollata come altamente tossica – a frittate, minestre e risotti… Risulta essere di grande utilità la Guida al riconoscimento ed alla prevenzione delle intossicazioni alimentari da tossine naturali pubblicata dal Ministero della Sanità [2] al fine di evitare l’incauto consumo di prodotti di origine naturale (piante, bacche, funghi ma anche pesci) che possono minacciare la nostra salute.

Dermatiti da contatto causate da specie vegetali

Tornando agli effetti lesivi che alcune specie vegetali possono esercitare a seguito del semplice contatto, l’estate in molti casi si propone come una stagione “scottante” per la nostra pelle tanto da avere un netto incremento di fitodermatiti, ovvero di dermatiti spesso molto aggressive che si manifestano come eruzioni simili all’orticaria, eruzioni bollose e vere e proprie ulcerazioni. La pelle più esposta, il maggiore contatto con la vegetazione in occasione di passeggiate ed escursioni, il caldo e l’irradiazione solare sono elementi che tendono a favorire il manifestarsi delle fitodermatiti (che possono manifestarsi in forma acuta ma anche subacuta o recidivante), ma di certo è inevitabile che il fiorire della natura nei mesi più caldi ci propone più tentazioni.

Per esempio tra i fiori estivi in montagna potremmo essere spinti a cogliere quelli di Aconitum napellus, pianta erbacea le cui sommità fiorite hanno una seducente forma a elmo e accattivanti colorazioni tra l’azzurro e il viola acceso: eppure questa splendida pianta è in realtà una tra le più velenose della flora autoctona a causa di alcaloidi molto tossici (in primis l’aconitina) in grado di paralizzare cuore, sistema nervoso centrale e periferico! Gli effetti mortali si esercitano a seguito della sua ingestione ma il veleno che sprigiona viene facilmente assorbito anche per semplice contatto dermico,tenendo semplicemente in mano per un po’ le piante di aconito.

Più banali, ma comunque molto fastidiosi, sono i casi di dermatiti da prato scatenate dalla infelice combinazione dello sfregamento diretto della pelle durante le scampagnate e l’effetto catalizzante dei raggi ultravioletti del sole sulle furocumarine, sostanze naturalmente presenti nei manti erbosi e che una volta liberate sulla cute vengono attivate dall’irradiazione solare sprigionando un forte effetto irritante; è il caso di molte piante tra cui edera, peonie, primule, gerani, fico e bergamotto, ma anche margherite, ranuncoli e girasoli. Perciò via libera ai picnic, ma con l’accortezza di stendere un telo prima di allungarsi sui prati!