Prelievo salivare per diagnosi Covid-19

Elevata sensibilità e specificità, rapidità di analisi e sicurezza degli operatori sanitari. Sono le caratteristiche di un nuovo test molecolare Covid-19 effettuato su un campione di saliva

Un campione di saliva al posto del tampone naso-faringeo per eseguire il test molecolare di Covid-19. È questa la novità messa a punto dai laboratori di Biofarma Group in sinergia con la Regione Friuli Venezia Giulia e l’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale. I vantaggi sono molto significativi e in grado di semplificare notevolmente le procedure per individuare i positivi al SARS-CoV2, aumentando la sensibilità clinica del 12% (riducendo quindi i falsi negativi) e velocizzando i tempi. Il prelievo di saliva è semplice, non invasivo, e più facile da eseguire anche per categorie delicate come per esempio bambini o disabili, che possono avere maggiore difficoltà o disagio a lasciarsi inserire a fondo il tampone, come è necessario.

La soluzione diagnostica è in grado di annullare la capacità del virus di replicarsi, pur mantenendo intatto l’RNA, proteggendo in questo modo dalle possibilità di contagio gli operatori che maneggiano le provette. Queste ultime, inoltre, entrano così come sono nelle apparecchiature di analisi, senza bisogno di essere aperte per rimuovere il tampone, come avviene invece nel caso dei prelievi alla naso-faringe. Gli addetti alla raccolta, quindi, non saranno più costretti a bardarsi completamente da capo a piedi per scongiurare i rischi di contagiarsi nell’esercizio del proprio lavoro e non dovranno per forza essere scelti tra personale specializzato.

La nuova metodica, quindi offre una diminuzione di rischi per gli operatori, di prelievi errati, di falsi negativi e di costi generali, a fianco di un incremento di produttività dovuta ai tempi ridotti di prelievo, manipolazione e processazione dei campioni e a un importante aumento di sensibilità. Il numero di particelle virali nella saliva è elevato, ma la saliva è in grado di degradare le proteine del virus. Inserendola nella soluzione appena ideata il processo di degradazione viene bloccato, consentendo l’analisi. Non trascurabile il fatto che i campioni si conservino inalterati a temperatura ambiente per due giorni dal prelievo, che può essere eseguito anche al domicilio della persona da testare.

Il primo lotto di produzione di 15.000 pezzi è stato donato all’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale, dove proseguono le ricerche per ampliarne l’utilizzo e poter in un futuro distinguere i positivi contagiosi da quelli non contagiosi. In questa fase, come nelle precedenti, il nuovo metodo viene ancora eseguito in parallelo con il tampone naso-faringeo, proprio per verificarne l’efficacia e valutare le differenze. Il sistema diagnostico salivare ha dimostrato di avere un’elevata sensibilità, pari al 95%, e una specificità del 97,5%. La stabilità dei campioni salivari nel liquido reagente è di 48h a temperatura ambiente e a 4°C.

«Grazie alle sue caratteristiche, il nuovo sistema è in grado di velocizzare l’individuazione del virus, con importanti vantaggi rispetto al tampone naso faringeo in termini di semplicità, invasività, velocità e ripetibilità di prelievo e può essere processato senza difficoltà nei laboratori che già svolgono analisi di campioni per Covid-19 – spiega Francesco Curcio, Professore di Patologia clinica del Dipartimento di Area Medica dell’Università di Udine e Direttore del Dipartimento di Medicina di laboratorio della ASU Friuli Centrale – Stiamo indagando la possibilità di ampliare l’utilizzo del liquido reagente per individuare precocemente i positivi contagiosi da quelli non contagiosi, verificando la presenza del virus non tramite il suo acido nucleico (RNA) ma tramite le sue proteine (antigeni). Se la soluzione fosse efficace anche per effettuare questa rilevazione, ci consentirebbe di determinare con maggiore accuratezza i margini di rischio del contagio e le misure di sicurezza necessarie per poter arginare la diffusione del virus».