L’alimentazione gioca un ruolo importante per lo sviluppo di aterosclerosi, in maniera diretta o attraverso fattori di rischio. I risultati di uno studio italiano pubblicato su Cardiovascular Research, che ha approfondito oltre 500 metanalisi
Esistono ormai evidenze che mostrano quanto le scelte alimentari possano influenzare lo sviluppo di aterosclerosi, direttamente o attraverso fattori di rischio correlati, come pressione alta e presenza di grassi o zuccheri nel sangue.
Tuttavia, queste evidenze sono solo parzialmente basate su studi clinici randomizzati; gli studi che analizzano la correlazione tra dieta e eventi aterosclerotici sono pochi e non sempre forniscono risultati coerenti, spesso per via di differenti impostazioni metodologiche. Per rilevare in modo affidabile gli effetti sulle malattie croniche, gli studi dovrebbero valutare i cambiamenti in popolazioni ampie e rappresentative per periodi di tempo prolungati, mentre spesso si focalizzano su singoli cambiamenti nella dieta.
Aterosclerosi, uno studio italiano
Partendo da queste difficoltà, uno studio italiano di recente pubblicazione sulla rivista di cardiologia Cardiovascular Research, ha incluso studi osservazionali e studi prospettici a lungo termine con l’obiettivo di rivedere e aggiornare le prove sulla relazione esistente tra dieta e aterosclerosi, evidenziando le associazioni tra scelte alimentari e malattie coronariche e cardiovascolari.
La ricerca è stata condotta attraverso una revisione della letteratura pubblicata fino al 31 agosto 2020, sull’associazione tra singoli alimenti o gruppi di alimenti e incidenza di patologie cardiovascolari o coronariche e mortalità. Gli alimenti sono stati raggruppati in base alla loro origine, con una revisione ulteriore sul consumo di grassi alimentari e bevande.
I risultati dello studio
Lo studio ha evidenziato che le scelte alimentari migliori per il cuore risiedono in una dieta che predilige verdure, legumi, cereali integrali, uno scarso consumo di sale, carni bianche e pesce, latticini fermentati e tè. Gli studi analizzati hanno altresì mostrato con evidenza la correlazione tra assunzione di carne e fattori di rischio cardiovascolari e coronarici.
È emersa tuttavia una grande eterogeneità: le carni, infatti, possono essere infatti rosse o bianche, con diversi contenuti di grassi, colesterolo e ferro. Queste inoltre possono essere consumate fresche o lavorate con aggiunta di sale e prodotti chimici. Queste differenze nutrizionali si traducono in differenti impatti sulla salute.
La correlazione maggiore con problemi cardiovascolari e coronarici è determinata dall’assunzione di carni lavorate: ad una porzione giornaliera di 50 g di carni lavorate come salumi, salsicce e pancetta, è associato un aumento di rischio del 27% di aterosclerosi e del 44% di incidenza di problemi coronarici.
Meno netta l’incidenza sulle carni rosse, da consumarsi comunque solo occasionalmente (anche se alcuni studi mostrano che la sostituzione di questo alimento con proteine vegetali corrisponde ad una riduzione di rischi cardiovascolari), mentre nessun rischio viene evidenziato rispetto al consumo di carni bianche.
Sì al consumo di pesce e ai latticini fermentati come lo yogurt, il cui consumo evidenzia anche una riduzione di rischi cardiovascolari. Inoltre grande attenzione deve essere posta all’indice glicemico dei cibi: i cibi con alto indice glicemico rappresentano una minaccia per il cuore. Da preferire i cereali integrali, ancora scarsamente diffusi nel nostro Paese. Sì al tè e al caffè, che hanno finanche un effetto protettivo per il cuore, ma con un massimo di 3 tazze al giorno.