Remunerazione, il 31 luglio convocato il tavolo al Ministero della Salute

È stato convocato per il 31 luglio dal Ministero della Salute il tavolo per definire il nuovo modello di remunerazione della filiera distributiva del farmaco

Il Ministero della Salute ha convocato per il 31 luglio, presso il Ministero stesso, il tavolo per discutere di riforma della remunerazione, tema che era stato affrontato dal ministro Grillo e da Federfarma anche in occasione di un incontro lo scorso 16 luglio. In questa sede si era discusso degli esiti del Tavolo tecnico sulla sperimentazione della Farmacia dei servizi, del problema dell’indisponibilità di alcuni farmaci nel circuito distributivo nazionale e dei possibili correttivi alla legge sulla concorrenza in materia di proprietà delle farmacie.
Sulla nuova remunerazione la discussione si riaprirà quindi il 31 luglio, quando attorno al Tavolo si riuniranno Federfarma, Fofi e Assofarm per le farmacie, Adf e Federfarma Servizi per i grossisti, Farmindustria, Assogenerici e Assobiotech per i produttori, ministero delle Finanze per il Governo; Aifa e Sisac per la parte tecnica; assessorato alla Salute del Piemonte per le Regioni.

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I tanti rinvii della riforma dal 2012 a oggi

La legge 135 del 2012, all’articolo 15, comma 2, si occupava di definire contenuti e tempistiche di una riforma della remunerazione. In particolare, la norma incaricava l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e le associazioni della filiera di pattuire un nuovo sistema misto, ovvero quota fissa più margine sul prezzo dei farmaci, entro il 31 dicembre dello stesso anno. Con una importante precisazione: in caso di mancato accordo entro i termini, il ministro della Salute, di concerto con il ministro dell’Economia, previa intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni e con il parere delle Commissioni parlamentari competenti, avrebbe dovuto provvedere alla remunerazione con un proprio decreto.

L’ente regolatorio e le sigle di categoria riuscirono a siglare, il 16 ottobre, un’intesa conforme alle indicazioni normative, stabilendo, nel dettaglio, una quota fissa di 2 euro, con cospicue maggiorazioni per le farmacie rurali, più un margine del 3,3%. L’accordo venne, però, respinto dal ministero dell’Economia proprio a ridosso della scadenza dei termini.

Il decreto Milleproroghe posticipò poi alla fine del 2013 la data entro la quale siglare il patto. Fu il primo di una serie di rinvii, l’ultimo dei quali è stato disposto con la legge 205 del 27 dicembre 2017, che rimandava la scadenza al 1° gennaio 2019.

In vista di questo termine, a fine giugno del 2018 l’Aifa aveva convocato le sigle della filiera per riavviare il tavolo di lavoro, ma tutto si è poi risolto in un nulla di fatto.  I termini sono dunque a tutti gli effetti scaduti, e si è tornati a quanto disposto dal provvedimento normativo del 2012, secondo il quale dovrebbe essere il Governo, sentite le Regioni, a decidere sulle nuove modalità di compenso della filiera.

Le sigle di categoria si sono quindi attivate per presentare le proprie proposte, considerazioni, richieste ai referenti politici, nel tentativo di orientare le loro decisioni, con Assofarm che si è mossa per prima, lo scorso 31 gennaio, convocando a Roma, nella propria sede, la prima riunione di insediamento del tavolo di lavoro, al quale avevano partecipato Federfarma, Federfarma Servizi e l’Associazione distributori farmaceutici (Adf). In un comunicato congiunto, le quattro sigle avevano esplicitato quella che, secondo loro, è la causa del progressivo depauperamento della farmacia, ovvero una remunerazione “legata al prezzo medio del farmaco del Servizio sanitario nazionale che negli anni è diminuito vertiginosamente, soprattutto per la crescente diffusione della distribuzione diretta da parte delle Asl dei farmaci più  costosi”.  Il 7 febbraio, nella sede di Federfarma, sempre a Roma, si è tenuto il secondo incontro del tavolo, al quale ha preso parte anche Fofi.

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